Nel 2005 il Parlamento italiano istituì la Festa dei nonni che viene celebrata ogni anno, il 2 di ottobre.
Con questa Giornata si vuole riconoscere e affermare il ruolo fondamentale che gli anziani sono chiamati a svolgere nel contesto sociale, sul piano educativo, affettivo, culturale e personale, soprattutto nei riguardi delle nuove generazioni.
È un ruolo insostituibile, perché i nonni, e solo essi, posseggono un’esclusiva ricchezza: quella degli anni. A proposito della quale, Papa Francesco afferma: “È il tesoro prezioso che prende forma nel cammino della vita di ogni uomo e ogni donna, qualunque siano le sue origini, la sua provenienza, le sue condizioni economiche o sociali. Poiché la vita è un dono, e quando è lunga è un privilegio, per se stessi e per gli altri. Sempre, sempre è così” (Discorso ai partecipanti al I Congresso internazionale di pastorale degli anziani, 31 Gennaio 2020).
La piramide demografica che, in particolare in Italia, ha invertito la sua base, costituita fino a pochi decenni fa da ragazzi e giovani e ora dagli anziani, valorizza ancora di più la funzione morale e sociale di questi ultimi.
I nonni costituiscono, oggi più di ieri, una riserva di valori fondamentali, sovente oscurati da una mentalità materialistica invasiva e pervasiva della nostra società occidentale. Ad essi spetta la trasmissione di questi valori, incentrati sul primato della persona umana che viene prima di ogni cosa, prima dello Stato, prima dell’economia, prima della politica, prima di ogni filosofia, e alla quale Stato, economia, politica, filosofia debbono servire per il suo integrale sviluppo.
E certo, tra questi valori, quello più sacro è la vita, la cui difesa e promozione, dall’aurora al tramonto della vita stessa, deve rappresentare l’obiettivo primo e ultimo di ogni azione individuale e sociale.
Depositari di tali valori, nella concretezza quotidiana di un’educazione fondata sulla testimonianza di un vissuto vivificante, i nonni sono i naturali accompagnatori dei nipoti, lungo un percorso proteso verso un futuro capace di illuminare l’esistenza alla luce di una saggezza, maturata dall’esperienza.
Il dramma, in cui siamo immersi, è che questi valori, che riflettono l’oggettiva verità della natura umana volta alla Trascendenza, sono continuamente e pervicacemente violati. Lo dimostra, tra l’altro, la gestione politica e amministrativa sanitaria dell’attuale pandemia. Quasi tutti i Paesi del mondo, e noi non facciamo eccezione, in particolare in alcune regioni del nord, si preoccupano più dell’economia che della salute e della vita delle persone. La conseguenza è che si è introdotta una sorta di categorizzazione di persone, cui riconoscere o meno il primo diritto, su cui si fondano tutti gli altri diritti, quello alla vita. E da esso sono risultati esclusi proprio gli anziani, i nonni. Addirittura, in alcuni Paesi, come in Svizzera e non solo, si elaborano protocolli, in base ai quali le persone dai 65-85 anni, i nonni appunto, in casi di ospedali pieni per la pandemia non hanno più accesso alle cure in terapia intensiva.
La selezione naturale, di tipo evoluzionistico, si accompagna ora ad un’altra selezione, artificiosa e disumana, prodotta da quella “cultura dello scarto”, denunciata da Papa Francesco, che coinvolge strati sempre più ampi di un’umanità senza umanità.
Quando si perde il rispetto per il valore umano più alto, quello della vita, allora si sprofonda nell’abisso di una società la cui legge imperante diventa la legge della foresta. È questo l’esito finale di una cultura laicistica agnostica, atea e antiteista che, illuministicamente, proclamando la ragione come unica religione, di fatto sta distruggendo l’uomo, la società, il creato.
È ora di svegliarsi da questo sonno di una ragione paralizzata dall’illusione di un’autosufficienza umana, che genera mostruosità di ogni genere, e di incamminarsi verso la riscoperta e l’affermazione dell’antropologia di un uomo che è più uomo solo se inserito nella prospettiva della Trascendenza e della fraternità tra gli uomini.
Franco Aufiero 
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