I dati sulla povertà negli Stati Uniti indicano un calo sostanziale a partire dal 1967 grazie alla crescente efficacia dei programmi di sicurezza economica, assistenza alimentare e crediti d’imposta per le famiglie che lavorano, fino a dimezzare la misura ufficiale della povertà scesa dal 26,0 % nel 1967 al 14,4 % nel 2017.
Tutto ciò grazie al funzionamento dei programmi di sicurezza sociale.
Nel 2018 la povertà è scesa al nuovo minimo del 12,8 % anche se i cambiamenti introdotti nei metodi di valutazione da parte dell’Ufficio del censimento rendono i dati di due anni fa non strettamente confrontabili con il 1967.
Queste le conclusioni cui sono giunti alcuni ricercatori della Columbia University i dati ufficiali del “Census Bureau” e pubblicate dal Center on Budget and Policy Priorities (CLICCA QUI )
La ricerca indica che la povertà infantile negli Usa ha raggiunto il livello del 13,7% nel 2018, in calo rispetto al 14,8 del 2017 .
La riduzione della povertà infantile riflette anche del crescente impatto anti-povertà delle politiche di assistenza, anche se lo studio in questione dimostra che essa è migliorata solo modestamente negli ultimi cinque decenni, scendendo dal 28,3% al 25,2% tra il 1967 e il 2017. Si calcola che ben otto milioni di bambini in più sarebbero stati considerati poveri nel 2018 se l’efficacia dei programmi anti-povertà fossero rimasti al livello del 1967.
Una famiglia è considerata povera se le sue risorse sono al di sotto di una soglia di 28.166 dollari , è in affitto ed ha almeno due figli considerando, comunque, la composizione familiare e le differenze geografiche che influiscono sui costi delle abitazioni.
I dati del censimento mostrano che i programmi di sicurezza economica hanno contribuito a sollevare quasi 37 milioni di persone al di sopra della soglia di povertà nel 2018, tra di essi sette milioni di bambini. Le prestazioni fiscali e le politiche fiscali hanno ridotto il tasso di povertà dal 24,0% al 12,8% nel 2018; tra i bambini, hanno ridotto il tasso di povertà dal 23,3 per cento al 13,7 per cento.
I programmi di sicurezza economica hanno sollevato dalla povertà la quota maggiore di persone altrimenti povere nel 2009. Ciò rifletteva le politiche introdotte alla fine del 2008 e all’inizio del 2009 in risposta alla grande recessione che ha aumentato la disoccupazione e ridotto i redditi. E’ stato così attenuato l’impatto della crisi su individui e famiglie e sono stati introdotti importanti stimoli fiscali diretti ad attenuare le conseguenze della recessione.
Quella esperienza dimostra che è possibile adottare ulteriori misure per rafforzare l’efficacia dei piani anti-povertà.
La riduzione della povertà infantile è direttamente legata ai miglioramenti intervenuti nell’occupazione e negli aumenti salariali in prosecuzione con le nuove linee in materia introdotte dopo il 1967 con l’istituzione del programma
Nel 2018, le politiche del governo hanno superato la soglia della povertà di circa il 41% dei bambini che sarebbero altrimenti poveri, con i crediti d’imposta rimborsabili e SNAP che rappresentano la maggior parte di questo forte effetto anti-povertà. Nel 1967, al contrario, la povertà infantile era in realtà leggermente più elevata dopo aver preso in considerazione i benefici e le tasse del governo, perché il codice fiscale federale ha quindi tassato un numero considerevole di famiglie con bambini in povertà (o più in profondità nella povertà). Da quel momento, i politici federali hanno istituito e ampliato l’EITC ( il modello integrato spesa-imposta che prevede l’attribuzione di un credito d’imposta ai cosiddetti working poors («lavoratori poveri»), in modo da sostenere il reddito delle famiglie bisognose attraverso una riduzione del carico fiscale) e il credito d’imposta sui minori consentendo di innalzare oltre la soglia minima di povertà milioni di bambini.
I ricercatori fanno notare che la riduzione della povertà infantile ha influito positivamente sull’andamento del sistema sanitario ed economico e a loro avviso ne emerge il suggerimento che vari programmi di sicurezza economica non solo aiutano le famiglie a soddisfare i propri bisogni di base, ma possono anche avere effetti positivi a più lungo termine sui bambini, migliorando la loro salute e aiutandoli a fare meglio a scuola e, quindi, aumentando il livello dei loro salari.
Purtroppo, il contributo dell’economia privata per ridurre la povertà, questo è un altro elementi rilevato, è stato davvero molto limitato.
La crescente disuguaglianza presente nel mondo del lavoro ha portato ad aumenti salariali limitati per i lavoratori a basso reddito. Quasi un quarto dei lavoratori statunitensi ha guadagnato stipendi che li ponevano al di sotto della soglia di povertà nel 2016, rimasti quasi allo stesso livello del 1973.
Nel frattempo, per quanto riguarda l’andamento demografico, emerge che, mentre i livelli d’istruzione in aumento, il calo del numero di figli per famiglia e l’aumento delle ore di lavoro annuali delle donne, tendono a favorire la riduzione del tasso di povertà, il diffondersi della famiglia in cui è presente un solo genitore spinge nella direzione opposta e tende a far aumentare la condizione di disagio.