INSIEME pubblica il III° Quaderno curato da Roberto Pertile, responsabile del Dipartimento delle Politiche Industriali, dal titolo “Questa economia non ama la persona” (CLICCA QUI).

Il quaderno è diviso in tre parti: 

-“A questa economia non piace la persona umana”

-“Prospettive economiche”

-“Il mondo del lavoro al femminile”

Quello che segue è il contributo di Isa maggi,  dal titolo “Il mondo del lavoro al femminile, elaborato nel gennaio 2023, e che fa parte dell’ultima parte del Quaderno

 

Dobbiamo ripartire dal seguente concetto, presente in ogni cultura e religione del mondo, che esalta il lavoro perché lavorare è come partecipare all’opera creatrice di Dio e l’uomo e la donna sono i collaboratori per eccellenza di questa creazione. Per chi non è credente rimane sempre il valore della cooperazione tra uomini che trovano nel lavoro lo strumento più alto per la costruzione di un popolo.

Da qui è giusto recuperare il valore e la sacralità del lavoro stesso.

Pensiamo che già dalle origini dell’uomo il dedicare alle divinità il raccolto il bestiame era collegato alla ritualità del ringraziamento e dell’affidamento e dunque possiamo affermare che da sempre il lavoro è un segno di alto significato.

Ora se questo è vero, nella donna il discorso si fa doppiamente importante: sia perché la donna è portatrice di vita, conduce la vita di un’altra persona per nove mesi, sia perché ANCHE la donna nel lavoro diventa collaboratrice per eccellenza dell’opera della Creazione.

Detto questo scendiamo nel concreto e cerchiamo di declinare al meglio questo concetto così alto sulla bellezza e particolarità che ha il lavoro al femminile.

E’ presto detto, se prima non diamo valore e significato alle azioni che l’uomo e la donna intraprendono nella vita, difficile sarà promuovere una politica attenta ai bisogni delle persone.

Nel caso della donna che lavora, una buona politica dunque guarderà al suo duplice ruolo nella società cioè sia come madre e come lavoratrice impegnata, attraverso il lavoro, all’opera costruttiva della società stessa.

Dunque questo duplice ruolo va protetto, custodito e salvaguardato.

Al fine di tutelare questa funzione svolta dalle donne lavoratrici e madri in ambito familiare e, più in generale, per garantire loro una parità di trattamento in tema di pari opportunità anche in ambito lavorativo, l’art. 37 della Costituzione afferma che “la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.

Purtroppo oggi vediamo ancora negato nei fatti questo articolo, nel senso che la donna porta con sé un vissuto conflittuale. Quando progetta la sua vita è difficile che le due dimensioni “maternità e lavoro” possano convivere con armonia. Anzi spesso, con rarissime eccezioni, la maternità è vista dal datore di lavoro come un problema, un sovraccarico economico perché lo stesso stato e governo italiano non la contempla come una ricchezza e risorsa per il futuro del Paese. Tutto il problema che viviamo mi sembra abbastanza evidente ma ancora forse non vissuto come drammatico evidentemente. Esempio Licenziata dalla scuola perché sposata avrei potuto avere un figlio

In questa prospettiva noi come partito Insieme desideriamo fortemente questa trasformazione culturale dove alla donna siano rivalutati entrambi gli apporti, maternità e lavoro, così fondamentali.

Ovviamente la mia missione esalta l’essere donna in quanto creatura che meglio può sintetizzare tutti gli ingredienti necessari perché qualsiasi tipo di attività lavorativa, grazie al suo genio come affermava Papa Giovanni Paolo II, possa essere realizzata.

Infatti leggiamo al n. 295 del Compendio della DSC. Il genio femminile è necessario in tutte le espressioni della vita sociale, perciò va garantita la presenza delle donne anche in ambito lavorativo. Il primo indispensabile passo in tale direzione è la concreta possibilità di accesso alla formazione professionale. Il riconoscimento e la tutela dei diritti delle donne nel contesto lavorativo dipendono, in generale, dall’organizzazione del lavoro, che deve tener conto della dignità e della vocazione della donna, la cui «vera promozione… esige che il lavoro sia strutturato in tal modo che essa non debba pagare la sua promozione con l’abbandono della famiglia, nella quale ha come madre un ruolo insostituibile» 636. È una questione su cui si misurano la qualità della società e l’effettiva tutela del diritto al lavoro delle donne. La persistenza di molte forme di discriminazione offensive della dignità e vocazione della donna nella sfera del lavoro è dovuta ad una lunga serie di condizionamenti penalizzanti per la donna, che è stata ed è ancora «travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in schiavitù».637 Queste difficoltà, purtroppo, non sono superate, come dimostrano ovunque le diverse situazioni che avviliscono le donne, assoggettandole anche a forme di vero e proprio sfruttamento. L’urgenza di un effettivo riconoscimento dei diritti delle donne nel lavoro si avverte specialmente sotto l’aspetto retributivo, assicurativo e previdenziale.

Scendendo ancora di più nel concreto oggi molte donne nell’intraprendere un lavoro sono costrette a posticipare l’arrivo di un figlio o addirittura negarlo.

Questo è un grave problema dovuto ancora una volta all’incapacità dei nostri decisori politici che guardano all’immediata senza una visione profetica e prospettica del futuro del Paese.

Il lavoro al femminile riporta immediatamente al discorso per la donna sono più adatti certi lavori rispetto ad altri.

Nel tempo ma ancora oggi la donna vive soprattutto come sfida questo discorso e vediamo che la sua presenza ormai è in tutti gli ambiti lavorativi a cominciare dalle forze armate, nell’area aerospaziale, con le quote rosa si è cercato di promuovere questa presenza femminile in campo politico anche se ancora c’è molto da fare. Anche se io non lascerei del tutto la questione legata alla differenza che di fatto sottolinea la natura stessa.

L’uomo e la donna sono effettivamente due creature che vanno a completarsi e dunque andrebbero ricercati più gli aspetti che li uniscono e rispettati gli aspetti che li dividono es. chef uomo/donna si.

Lavoro ad una cava lo vedrei poco adatto per una donna…

Esempio: da giovane insegnare mi ha permesso di poter allevare quattro figli oggi non sarebbe più possibile visto che si sta sempre a scuola con i tanti problemi che la scuola oggi vive e devo dire sempre più in corsa verso la morte dell’educativo in nome di un “aziendificio”, perdonatemi il termine.

Oggi certamente come insegnante non avrei potuto avere quattro figli e torniamo al problema della denatalità.

Lisa Maggi

 

 

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