Non sappiamo se Putin vincerà, in termini militari, la criminale guerra di aggressione all’Ucraina. Fino ad ora ha fallito l’obiettivo di una “operazione lampo”. Gli ucraini hanno resistito e stanno resistendo, con un costo umano di indicibili proporzioni che si misura ogni giorno di più, mano a mano che le violenze sui civili inermi e le distruzioni materiali vengono alla luce.
Milioni di profughi e migliaia di morti. Centinaia e centinaia di persone torturate e trucidate: una barbarie che solo il “cinismo degli equidistanti” può mettere in discussione come realtà palesemente documentata. Ed il peggio – secondo molti analisti – deve ancora essere scoperto o addirittura arrivare con la nuova fase delle operazioni militari russe da Sud e da Est del Paese. Già questo fatto è un’onta per la coscienza dell’Occidente “quasi” impotente ed una vergogna per le Nazioni Unite, strutturalmente “del tutto” impotenti.
Il dramma nel dramma è che invece Putin – nel frattempo – ha “vinto” le elezioni in Ungheria, rischia di vincere quelle in Francia e non è affatto escluso che vinca quelle italiane del prossimo 2023. Il neo eletto Presidente ungherese Orban, ricevute le congratulazioni da Mosca, ha dichiarato: quella in Ucraina “non è la nostra guerra”. In Francia, il Presidente Macron, tra qualche giorno, dovrà affrontare alle elezioni presidenziali Marine Le Pen, sodale del dittatore russo e protagonista di un’avanzata clamorosa nei sondaggi. Quanto all’Italia, sono fin troppo evidenti le incertezze e le ambiguità dentro due formazioni politiche tutt’altro che marginali, come la destra leghista e la galassia grillina. Ma posizioni tendenzialmente equidistanti non sono assenti in altri ambienti politici, anche impensabili.
Dunque, più che di una espansione ad Est della NATO, possiamo parlare di una penetrazione di Putin e della sua visione autocratica, illiberale ed anti occidentale ad Ovest. Una “democratura” autoritaria che conquista consenso nel cuore di sistemi democratici e liberali da tempo in forte crisi di carisma. È ormai su questo terreno che si misurano la lungimiranza della Politica ed il profilo degli Statisti. Sondaggi o non sondaggi. Questa situazione deve essere spiegata in chiaro a tutti i cittadini europei: e tocca alla Politica farlo.
Il nostro Presidente del Consiglio ha posto la vera domanda: gli italiani “vogliono la Pace o i condizionatori accesi?”
Tutte due le cose, si risponderà. Certo. Ma se non fosse possibile averle subito entrambe? Esclusa l’ipotesi di un intervento militare diretto – che l’Occidente non considera come opzione possibile – non restano che la “resa incondizionata” alla violenza e all’imperialismo nazionalista di Putin oppure una radicale svolta nella politica delle sanzioni, ivi compreso l’embargo immediato sugli acquisti di gas e di petrolio dalla Russia, come auspicato a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo.
Scelta dolorosa, come sappiamo. Forse non pienamente praticabile nell’immediato. Tuttavia, solo così si può sperare non solo nella fine della guerra di aggressione all’Ucraina, ma anche nella riapertura di un percorso negoziale vero e serio per una Pace duratura tra Europa e Mosca e in un nuovo assetto più multipolare a livello internazionale.
Abbiamo rimosso – nelle nostre costituzioni materiali, prima che giuridiche – la logica della guerra: questa è una grande conquista dell’Europa. Ma non possiamo rinunciare alla “forza della Democrazia”. Perché essa ha a che vedere con il primato dei valori di libertà e di umanità. Che devono contare di più degli immediati interessi economici. E devono essere visibili nei comportamenti. Su quali altre basi morali e politiche, altrimenti, si può costruire quel “nuovo umanesimo” del quale parla Papa Francesco?
Questo nuovo drammatico scenario ci impone di aggiornare ogni nostro ragionamento politico. Contestare il bipolarismo “destra-sinistra”, oggi, rischia di apparire una affermazione tanto scontata, quanto fuori dal tempo presente. Il nostro compito è invece quello di “prendere parte attiva” dentro il nuovo bipolarismo imposto dagli eventi: quello tra democrazia e autocrazia; tra Europa come progetto di libertà e di solidarietà ed Europa come “ventre molle” dell’Occidente; tra affermazione dei valori di umanità e pavida accettazione della logica del dominio e della sopraffazione, ove tutto è giustificato.
Ribadita l’autonomia di pensiero e di presenza di una proposta di ispirazione “degasperianamente” cristiana e laica e al di là di quello che sarà il sistema elettorale col quale si voterà all’inizio del 2023 – noi sosteniamo il proporzionale e per fondatissime ragioni – non è difficile individuare gli interlocutori per una nuova Alleanza nella quale portare la nostra sensibilità e la nostra visione della democrazia e dell’Europa.
Fuori dal bipolarismo ormai morto del recente passato, ma non fuori dalla competizione di sistema tra Europa e anti Europa, tra democrazia e democrature, tra Politica e Anti Politica. Senza essere satelliti di nessuno, ma senza presunzioni di autosufficienza, poiché il momento è grave. E il Popolo ha bisogno di riferimenti politici autorevoli, forti e credibili.
Lorenzo Dellai e Andrea Olivero

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