Sabato scorso abbiamo avviato il percorso verso il secondo congresso di INSIEME.

Non è stato facile in questi anni proporre e mantenere le ragioni di un impegno politico dei cattolici che sia “autonomo”, non più schiacciato ora sulla destra, un’altra volta sulla sinistra. Anzi, ogni volta contemporaneamente da ambedue le parti, in maniera tale da rispondere non al legittimo pluralismo delle opzioni politiche dei credenti, ma ad una sostanziale dissipazione dei principi in cui credono e nello smarrimento della capacità di poterli tradurre, laicamente, sul piano della proposta politica al Paese.

“Autonomia”, il cardine attorno a cui è nato INSIEME, non significa, peraltro, né isolamento né autosufficienza.
Né, come abbiamo chiarito da sempre, la nostra proposta nulla ha mai avuto a che vedere con l’ appello, fuori tempo e fuori luogo, ad una presunta unità politica dei cattolici che, del resto, storicamente non è mai stata teorizzata e neppure fattualmente è mai esistita, almeno in quel senso totalizzante cui comunemente ci si riferisce. Abbiamo escluso, anche pagando il prezzo di un forte ed appassionato confronto interno, l’opzione integrista del cosiddetto “partito cattolico”.

Né abbiamo mai pensato che la Democrazia Cristiana sia stata vittima di un “destino cinico e baro”, contro cui ordire una sorta di improbabile rivincita storica. Quelli di noi che vengono da quell’ esperienza non vivono di nostalgie, eppure la tengono in grande onore. Ne hanno grande considerazione perché sanno come la Democrazia Cristiana abbia avuto un ruolo impareggiabile nel garantire la libertà degli italiani e per la stessa civiltà del nostro Paese, che, sostanzialmente, ancora oggi basa il suo equilibrio su quelle scelte fondative di De Gasperi, così violentemente contrastate da una opposizione ideologica che la storia ha talmente addomesticato da far sì che abbia dovuto farle proprie. Detto altrimenti, la DC ha un posto di straordinario rilievo nella storia dell’Italia e non ha bisogno – anzi risulta addirittura offensivo per la sua memoria – di giocare malamente quella sorta di “tempo supplementare” della sua vicenda che le viene imposto da chi, in radicale contraddizione con la sua storia, osa affastellare lo “scudo crociato” accanto alle bandiere della destra.

La DC di De Gasperi e del Presidente Moro – come, a suo tempo, lo stesso Partito Popolare di Sturzo – non è stata se non una forma storica contingente, pertinente al suo tempo, di quella cultura politica cattolico-democratica e popolare che, al contrario, contingente non è affatto, bensì fondata su quei valori di un personalismo cristiano che trascendono le diverse fasi della vicenda umana e sono, se possibile, oggi più attuali e necessari di quanto sia stato in altri momenti.

Ora è tempo di guardare avanti e prendersi cura dell’ Italia, nel segno dell’ispirazione cristiana cui ci richiamiamo, dando alla nostra cultura politica una nuova forma storica, capace di ricucire le lacerazioni di una società slabbrata, attraverso un impegno di armonizzazione e non necessariamente moderato.

Domenico Galbiati

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