Da tempo mi sono persuaso che parte della responsabilità di questi difficili momenti siamo anche noi a suo tempo partecipi di una scelta bipolarizzante della vita politica italiana.

La strada tracciata da Sturzo, De Gasperi e Moro è stata sempre attenta a evitare questa falsa scorciatoia ai problemi storici della democrazia parlamentare del nostro Paese. A ben riflettere con tale scelta bipolarizzante siamo stati anche noi di una certa sinistra dc a favorire la illusione che la democrazia diretta semplificasse e aiutasse il Paese a risolvere i problemi che semplicisticamente vengono da molti attribuiti alla democrazia parlamentare della rappresentanza politica. Dimenticavamo tutti che i problemi della politica come ogni problema della vita sono complessi e si risolvono sempre con lo studio, il dialogo, il compromesso, inteso come accordo sui punti nodali dei contrasti. Abbiamo favorito la nascita del Pd, pensando alla fusione delle due culture progressiste di origine cattolico-democratica e social-comunista. E abbiamo favorito la radicalizzazione della lotta politica italiana. Questo solo dal punto di vista ideologico-astratto. Nei fatti la polarizzazione che ne è nata è stata piuttosto quella amico-nemico. E sul piano effettivo un aumento della polverizzazione della lotta politica in Italia.

Occorre cambiare TUTTI rotta. La lotta politica deve tornare ad essere il confronto moderato da parte di TUTTI sui programmi, cioè sulle soluzioni concrete dei problemi. Ogni visione di tipo statico, assolutizzante diviene di fatto un’astrazione ideologica, cioè un impedimento alla soluzione dei problemi, sempre concreti e complessi perché frutto della vita, dei processi storici.

Ecco perché  abbiamo convenuto di far nascere “Insieme”, perché questa è la sola rotta storica della vita politica italiana fin dalle origini risorgimentali, rotta da riprendere, aggiornare, rinnovare, ma non abbandonare per strade falsamente semplificatrici. E tornare a considerare l’avversario come chi è portatore di soluzioni da correggere, non come il nemico da combattere.

Il dialogo è sempre da privilegiare fino in fondo, sia pure nella chiarezza e nella distinzione delle posizioni che non possono essere edulcorate o annullate. Solo la dittatura, la tirannia, l’anti-democrazia, il non-dialogo è il nemico. Con l’altro, il diverso si dialoga fino in fondo. Solo una chiusura netta provoca chiusure nette. Purtroppo il nemico, comunque lo si chiami, lo stesso populismo, è anche nostro figlio, dipende cioè anche da nostre errate posizioni non dialoganti, cioè al fondo di carattere ideologico.

Torniamo a rileggere Sturzo, De Gasperi e Moro, rinnovando e attualizzando la strada maestra da loro percorsa. Ne trarremo insegnamenti utili per il nostro presente e per l’immediato futuro.

Giuseppe Ignesti

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