Quella che segue è la commemorazione dell’economista Giuseppe Gaburro tenuta da Mario Rossi dinanzi al Consiglio comunale di Verona, di cui Gaburro fu componente fino al 2000, prima di essere eletto al Senato.

Ringrazio l’Associazione Consiglieri comunali emeriti e i componenti del Consiglio comunale odierno qui riuniti, per avermi incaricato di commemorare il sen. prof. Giuseppe Gaburro, che fu consigliere comunale a Verona dal 1985 al 2000. In lui gli impegni professionali, culturali,  sociale, politici e religiosi si intrecciano in modo inscindibile.

FAMIGLIA

Giuseppe Gaburro, Bepi per familiari e amici, nato a Negrar il 31 ottobre 1933, il 19 giugno scorso ha terminato la sua vita terrena nel suo paese natale.

Dalla famiglia d’origine seppe cogliere e maturare una solida fede cristiana, ma non solo: il grande negozio di merceria, gestito dal padre, finissimo sarto, e da quattro zie e i 10 ettari di vigneto della campagna di San Vito di Negrar, acquistati dal padre, suscitarono il suo interesse verso le attività e gli studi economici.

Nel 1963 nella chiesa di Santa Maria di Negrar sposò  Annalisa Manara, sorella del famoso fumettista Milo Manara, con la quale ebbe tre figli: Gabriele, Zeno e Cosima. Lisa, scrittrice e insegnante, era una donna particolarmente sensibile, colta e generosa, attenta alle persone povere o lontane da ogni fede. Sposa e madre esemplare, con la sua vivace intelligenza era sempre alla ricerca di una risposta plausibile alle domande esistenziali che caratterizzano l’uomo di ogni tempo.  Bepi e Lisa erano molto diversi, ma Lisa, assai più giovane del marito, sostenne il suo Bepi pazientemente in ogni impresa.

Dal 2001 inizia per loro un periodo di prove e di dolore. Giuseppe supera con grande fede e forza d’animo gli effetti di un ictus che lo limiteranno  in alcuni movimenti.  Annalisa muore di cancro il 28 agosto 2009 (dopo soli quattro mesi dalla diagnosi) e il 28 dicembre 2014 il primogenito Gabriele muore fulminato da infarto, abbracciato al padre.

Tuttavia Giuseppe, sorretto dalla fede e dai figli, non perde la speranza e il suo caratteristico sorriso.

Con il permesso dei familiari, riporto le parole che egli raccolse dalla moglie negli ultimi giorni di vita, come il dono più prezioso del loro cammino insieme:

“Bepi, abbiamo riflettuto tanto per tutta la vita. In questi giorni sofferti ho capito ancor meglio che le cose stanno esattamente come la Chiesa ci ha insegnato. Esse stanno proprio così semplicemente, come ci hanno detto fin da bambini! Ti i lascio con questa certezza”.

Formazione

Giuseppe si diploma in Ragioneria all’Istituto Tecnico Commerciale Lorgna-Pindemonte di Verona.

Nel 1958 si laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano. Il suo Diploma di laurea è firmato da padre Agostino Gemelli (fondatore della medesima università).

Nel 1968-69 insegna all’Università di Bertley in California, nel 1973 a Mogadiscio (Somalia),

Dal 1 novembre 1980 diventa professore ordinario di Politica economica nell’Università di Verona e nel 1982 all’Università di Austin (Texas).

A Verona è vicino alle idee dell’economista prof. Gino Barbieri (rettore magnifico e tra i fondatori dell’ateneo veronese).

In seguito assume la direzione dell’Istituto di Scienze economiche, trasformato poi in Dipartimento, da lui diretto per quasi vent’anni.

Azione culturale e politica

Confrontandosi con le ideologie che nel sessantotto si diffusero anche negli atenei italiani, Gaburro non cade nella tentazione  di abbandonare il proprio credo o seguire posizioni in voga. Rischiando anche la carriera accademica, egli si differenzia da chi, in qualsiasi ambito, contrappone la fede alla scienza, la fede alla cultura, la fede alla politica. In quegli anni  tormentati egli dichiara:

“La resurrezione di Cristo e il suo insegnamento sono l’unica vera risposta definitiva ad ogni ansia umana. Come non è giusto imporre a nessuno una qualsiasi fede o cultura, è pure errato escludere la possibilità di spiegare e testimoniare al mondo la capacità unica che il Vangelo possiede di incarnarsi fino trasformare ogni cultura, facendo sì che essa si ponga a servizio integrale dell’uomo”:

In totale sintonia con il magistero ecclesiale in ogni ambito in cui si trova ad operare, Gaburro testimonia con presenza discreta e non invadente la sua chiara e corretta posizione culturale, aperta ad ogni altro pensiero. In alcuni salotti e ambiti accademici egli è visto con pregiudizio e sospetto, è persino messo in guardia: “Stai attento, se non cambi sarai costretto a scrivere soltanto sul settimanale diocesano della tua città”. La risposta rivela il suo coraggio: “Già poter scrivere sul bollettino parrocchiale del mio paese basta e avanza: ci sono regimi in cui non è garantito nemmeno questo”.

Come non teme di distinguersi rispetto alle idee dualistiche che invadono le comunità universitarie, così mantiene la sua identità anche all’interno della stessa comunità ecclesiale: anche qui c’è chi pensa che in una società secolarizzata sia meglio abbandonare ogni disegno sociale di ispirazione cristiana.

Gaburro non si stanca di spiegare in ogni ambito quanto sia doveroso  per un cristiano continuare a testimoniare all’uomo contemporaneo una prospettiva più alta: la scienza, la tecnica, la gestione della polis possono ricevere luce, senso e direzione da una coscienza illuminata dalla fede in Cristo.

Centro Diocesano Giuseppe Toniolo

A metà degli anni settanta Gaburro è nel direttivo dell’Azione cattolica diocesana. In quegli anni il vescovo Giuseppe Carraro, dopo un lungo colloquio con Paolo VI,  esorta don Gino Oliosi:

“Scegli un bravo docente del nostro ateneo e  con lui costituisci un Centro   diocesano nel nome di Giuseppe Toniolo. Il vostro compito sarà promuovere attività formative di cultura cristiana, affinché la società che si sta secolarizzando sia ravvivata dal pensiero cristiano. La missione dovrà essere compiuta  nella libera maturazione delle coscienze”.

Avviando il Toniolo Oliosi e Gaburro propongono il primo corso di “Etica crisiana”. Al corso si iscrivono ottanta persone molto qualificate. E’ il primo successo. Al primo fa seguito un corso sistematico di venti incontri con tema la Dottrina Sociale Cristiana. Il numero degli iscritti raddoppia.

Queste iniziative creano vivo scalpore, poiché molti intellettuali, interpretando in modo errato il documento conciliare “Dignitatis Humanae”, pensano che per rispettare la libertà dei non credenti sia opportuno abbandonare ogni proposta culturale ispirata al cristianesimo.

Dal 1976 il Centro Toniolo  diventa una fucina culturale e formativa di rilievo nazionale, con l’apporto di docenti e ricercatori autorevoli, fra i quali Adriano Bausola, Giuseppe Colombo, Adriano Pessina, Dionigi Tettamanzi, Angelo Scola, Gabriele Bonomi, Wanda Poltawska. Centinaia di persone si iscrivono ai corsi  ed il Centro incide sempre più ad ogni livello. Nel 1977 il Toniolo promuove a Verona il primo convegno nazionale sul tema Laicità e cultura cristiana, in collaborazione con l’Università Cattolica “Sacro Cuore” di Milano.

Comitato di collegamento di cattolici

In quegli stessi anni inizia a mancare nel partito di ispirazione cristiana quel ricambio generazionale e quella revisione necessaria per un rinnovamento e un rilancio. Lo sforzo di sanare la frattura fra fede e prassi nella libera maturazione delle coscienze, sollecita il direttivo del Toniolo a formare persone ed offrire  nuove energie a tutti i partiti.  Gaburro, osservando l’operato di mons. Attilio Nicora, vescovo ausiliare di Milano, promuove anche a Verona il Comitato di collegamento di cattolici, con sede presso il Centro Toniolo, e ne viene eletto presidente. Il comitato è un luogo  offerto a tutti i cattolici di ogni partito, per  ritrovarsi  ad ascoltare e discutere il pensiero sociale della Chiesa, per poi incarnarlo ovunque, nella libera maturazione delle coscienze.

A metà degli anni ottanta lo sviluppo del centro diocesano inizia ad inquietare alcuni poteri laicisti, che non mancheranno di manifestare il proprio dissenso non solo nel loro salotti ma anche in vescovado. A costoro fanno seguito un paio di esponenti democristiani.

Nel 1986 la situazione diventa problematica e don Oliosi, per non porre la diocesi in una situazione difficile, offre al vescovo le proprie dimissioni, seguite per solidarietà da Gaburro e da tutti i membri del direttivo del Toniolo (composto ormai da decine di docenti universitari e persone illustri).

Incarichi politici

A metà del 1966 Gaburro viene eletto sindaco di Negrar. Egli è molto apprezzato, ma lascia l’incarico dopo sei mesi dall’elezione per il peso di nuove attività professionali e  per assicurare la gestione amministrativa delle attività paterne, che impongono una sua assidua presenza.

Dal 1985 al 2000 viene eletto in Consiglio comunale di Verona, insieme ad Elio Mosele e Giorgio Facci, come espressione qualificata esterna animata maturata liberamente all’interno dell’associazionismo cattolico. Nonostante il risultato elettorale eccellente conseguito dai tre candidati, a nessuno di loro  verrà riconosciuto l’assessorato.

Va sottolineato che i tre eletti, sebbene considerati “esterni” rispetto alle correnti democristiane, riuscirono ad ottenere importanti provvedimenti a favore del Terzo settore.

Dal 2001 al 2006 è eletto al Senato nella lista CCD-CDU nel collegio di Este.

E’ molto attivo nella Commissione “Istruzione Pubblica, beni culturali” e  membro della Delegazione parlamentare presso l’Assemblea del Consiglio d’Europa.

Cantina Negrar

Nel 1990 la Cantina Sociale di Negrar, fondata nel 1933, offre a Gaburro la carica di presidente,  incarico che ricoprirà dal 1990 al 2002.

Egli decide di diventare presidente in memoria del padre Gabriele, che negli anni difficili del secondo dopoguerra promosse, insieme a Romeo Biscarolo, Pietro Manara, Giuseppe Righetti e Francesco Albertini, la costituzione della Cantina Produttori della Valpolicella, a San Vito di Negrar, nell’ex stabilimento di essicazione del tabacco. Nel 1957 essa fu integrata con la cantina Sociale Valpolicella, dando vita a quella che è oggi denominata la Cantina Valpolicella Negrar, fondata da 244 famiglie di soci viticoltori, che coltivano oltre 700 ettari di vigneto in prevalenza nella Valpolicella classica.

Nei dodici anni della presidenza Gaburro, la Cantina passa da un fatturato di 5 miliardi di lire a 35 miliardi di lire (7 volte tanto!).

Importante infatti è l’impegno che profonde per la promozione della Cantina sui principali mercati internazionali, impegnandosi di persona nelle università europee e americane, in modo tale da avvicinare la Cantina al mondo della cultura, della ricerca e della università.

Grazie ai legami con il Dipartimento di Scienze Economiche della facoltà di Economia della Università degli Studi di Verona (che a quel tempo Gaburro dirige), con il mondo accademico internazionale e con la prestigiosa  WINEYARD DATA QUANTIFICATION SOCIETY (che presiede dal 1993 al 1996), fonda insieme all’economista Pietro Berni il “Premio Domini Veneti”, che viene attribuito a illustri studiosi del mondo universitario internazionale.

Durante la sua presidenza la Cantina ottiene  le prime certificazioni di qualità e, per volontà del presidente, viene avviata con Milo Manara, il famoso fumettista valpolicellese di adozione, la felice tradizione delle etichette d’autore per l’ “Amarone, riserva Mater”.

E’ anche precursore degli studi sulla cultura e sulla comunicazione del vino:  nel 1992 è  lui infatti a volere il primo congresso di Enometria, che è lo studio delle bevande alcoliche nell’insieme degli aspetti economici, culturali e sanitari.

Vi ringrazio per avermi permesso di ricordare l’amico Giuseppe Gaburro, docente veronese illustre impegnato nella cultura e nella politica, nostro predecessore nel Consiglio comunale di Verona, che non si sottrasse mai all’impegno serio, onesto e competente in tutti gli ambiti a cui si sentì chiamato, un esempio per tutti noi.

Mario Rossi

 

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