La transizione ecologica e quella digitale, ovvero il passaggio verso un modello improntato alla sostenibilità e aperto alle innovazioni tecnico-scientifiche, sono al centro dell’agenda politica. Non altrettanto sembra potersi dire per la transizione geopolitica in corso. Eppure quest’ultima è il presupposto per la riuscita delle altre due, quella ecologica e quella digitale. Solo se il processo di creazione di un nuovo equilibrio globale multipolare avverrà in modo pacifico, si potrà ottenere un generale avanzamento di civiltà.

L’Europa, sia comunitariamente che come singoli Stati, deve uscire da un lungo letargo che rischia di penalizzarla, se non addirittura di tagliarla fuori dai nuovi assetti globali che si vanno definendo. Perché, come ci ha ricordato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella lo scorso 31 agosto a Torre Pellice, “sprovvista delle sue autentiche ambizioni, l’Europa non avrebbe ragione di esistere. Non potrebbe esistere. L’ambizione, in tempi di guerra, di conseguire presto la pace per un ordine internazionale rispettoso delle persone e dei popoli”.

L’Unione Europea, a cominciare dal conflitto causato dall’invasione russa dell’Ucraina, non può rinunciare all’ambizione di esprimere una propria linea per porre fine quantomeno all’uso delle armi. Non può non avere una propria strategia per il Mediterraneo, l’Africa, e l’Eurasia dai quali è circondata o inscritta. Non può non avere una propria dottrina per la sicurezza che non può ignorare il fatto che la Russia, con la quale l’Unione Europea confina a differenza degli Stati Uniti, costituisce un fattore ineludibile per la sicurezza europea al pari dell’Africa. Infine, l’UE non può non definire una propria specifica visione di un nuovo modello di relazioni internazionali. In particolare l’Europa deve decidere se appoggiare, in posizione subalterna, la strategia unipolare degli USA, tesa a mantenere la storica superiorità occidentale, oppure se costruirsi un ruolo più autonomo in uno scenario multipolare.

Per queste ragioni “Rinascita popolare” al fine di contribuire a intensificare il dibattito sul ruolo dell’Italia e dell’Europa in questi tempi nuovi che si annunciano, propone due interventi che ben rappresentano invece la visione americana, in ottica unipolare, e quella cinese, in ottica multipolare.

Il primo contributo è una sintesi dello storico discorso del Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, uno dei più stretti collaboratori e principale stratega del presidente Joe Biden, del 27 aprile scorso alla Brookings Institution (esclusivo think tank che opera a Washington da più di un secolo e dalle cui fila sono usciti ben sei Presidenti degli Stati Uniti e nel cui Consiglio siede un solo europeo, Mario Draghi) nel quale annuncia la nuova dottrina americana rispetto al cambiamento geopolitico in corso. Non il multilateralismo bensì un sistema globale a cerchi concentrici con al centro gli USA, seguiti dai propri alleati chiamati a coordinarsi con il nuovo “Washington consensus” e infine aperto al resto del mondo nella misura consentita dalla tutela degli interessi americani.

L’altro contributo è una sintesi dell’intervento del presidente cinese Xi Jingping al BRICS Business Forum 2023, del 22 agosto a Johannesburg, nel corso dell’ultimo vertice dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) nel quale delinea una visione pluralistica e policentrica della politica mondiale e in cui indica le condizioni che, secondo la Cina, favoriscono lo sviluppo e la sicurezza globali.

Giuseppe Davicino

Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)

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