Questo intervento segue la prima parte pubblicata ieri (CLICCA QUI)
Il testo del Dl 130 del 2020sin dalle prime bozze, è stato criticato perché prevede l’impiego di procedure già impostate nel 1998 e, quindi, obsolete. Per quanto datate, tuttavia, non si può dire che le misure previste dalla legge 3 agosto 1998, n. 269 non siano efficaci; si può quindi dire che, semmai, il decreto pone un rimedio tardivo ad una situazione di fatto già consolidata nel tempo in via di fatto.In altre parole, non si tratta né di uno strumento normativo o tecnico inidoneo perché obsoleto, né di una scelta al ribasso: si può dire, piuttosto e con ragionevole certezza, che la previsione dell’ottobre 2020 poteva essere adottata già anni fa.
Il mercato delle sostanze stupefacenti è, per sua natura, estremamente dinamico e caratterizzato, da quando vengono utilizzati i telefoni, dal primo, rudimentale, strumento di crittografia che si conosca: il linguaggio cosiddetto “criptico”, ossia quello in cui si usano metafore per comunicare all’interlocutore, luoghi, quantità, prezzi della “transazione”. È quindi del tutto evidente che “le piazze di spaccio virtuali”, contro cui è stato posto questo presidio, si evolveranno di conseguenza.
La vendita di droga online non è un fenomeno nuovo, anche se fino a poco tempo fa era limitata al dark web, la parte di internet “nascosta” ai motori di ricerca tradizionali. Di recente, i black market online, ma anche le piazze di strada, stanno lasciando il posto alle chat dei social network. Il motivo principale è uno: la crittografia, vera o presunta. In pratica, certe conversazioni su queste piattaforme sono visibili solo dai due interlocutori e protette da qualunque occhio indiscreto: un vero e proprio strumento anti-intercettazione.
Telegram è un’app nota per la tutela della privacy dei suoi utenti. La sua riservatezza permette a chi vi crea e gestisce un canale (gli amministratori) di conservare l’anonimato. In questo modo chiunque – l’organizzazione criminale ma anche il “coltivatore diretto” – può potenzialmente spacciare online, rendendo il suo canale una vera e propria vetrina virtuale di ciò che vende.
Si possono trovare hashish, marijuana e droghe più pesanti, ma anche documenti falsi e banconote contraffatte, con tanto di foto e listino prezzi. Il pagamento può avvenire in bitcoin, oltre che tramite ricarica e bonifico bancario, e si svolge in una chat privata con il venditore. Si ordina, si paga e si riceve il pacco dove si desidera. La maggior parte dei canali hanno anche una parte dedicata all’utente, che di solito si trova nella descrizione e funziona come garanzia per chi acquista: una sorta di “diffidate delle imitazioni”, meccanismo già adottato dai black market del dark web per acquisire credibilità.
In questo canale Telegram si vendono hashish, marijuana, monete false e, per i più golosi, cibo e liquidi per la sigaretta elettronica con thc. Ogni cosa proviene dal Regno Unito, dalla Spagna o dall’Italia, e ha una sua descrizione. Le monete false, si legge, sono di «qualità paragonabile alle reali, scambiabili facilmente ma – si specifica – non vengono accettate dai distributori», e l’erba e il fumo sono di «qualità coffee shop»; i gusti dei liquidi svapabili fanno invece riferimento alle varie qualità di marijuana. Il tutto è accompagnato da prezzi e foto.[1]






Lo spaccio via social network è aumentato soprattutto durante la pandemia, quando il covid ha reso meno sicure le piazze in strada sia per i pusher sia per i consumatori. Serviva uno strumento che potesse raggiungere tutti, e Telegram viene prediletto anche per questo dai criminali: non ha limitazioni d’età per i minorenni, che si traduce in più clientela.
Per contrastare questo fenomeno, le autorità di contrasto alla criminalità organizzata stanno sviluppando nuove strategie e tecnologie per individuare e interrompere le attività criminali online. Tuttavia, la lotta contro il traffico di droga rimane una sfida complessa che richiede una collaborazione internazionale tra le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence.
‘International Narcotics Control Board (INCB) [2], un organismo indipendente sostenuto dalle Nazioni Unite, invita i governi a fare di più per regolamentare le piattaforme di social media che promuovono comportamenti negativi legati alla droga e promuovono la vendita di sostanze.
Nel suo rapporto annuale, pubblicato il 10 marzo 2023, l’INCB rileva prove crescenti di un legame tra l’esposizione ai social media e l’uso di droghe, che colpisce in modo sproporzionato i giovani, i principali utenti delle piattaforme social, e una fascia di età con alti tassi di utilicco di droghe illegali.
“Stiamo assistendo sui social network a una valutazione dell’uso di droghe e in particolare di cannabis, una facilitazione dell’acquisizione in vista di un uso addictive, non medico. E vediamo che c’è un legame tra l’esposizione dei giovani ai media e il loro livello di consumo di droga“, ha affermato Bernard Leroy, membro dell’INCB in un’intervista a UN News[2]. Il rapporto invita inoltre il settore privato a moderare e autoregolamentare le proprie piattaforme e limitare la pubblicità e la promozione del consumo di droghe non mediche.
Oltre alle piattaforme di social media, i criminali sfruttano molti altri strumenti digitali, come valute digitali, pagamenti mobili e servizi di portafoglio elettronico, che facilitano e velocizzano il trasferimento internazionale di fondi e consentono loro di nascondere l’origine dei fondi illegali e di massimizzare profitti.
Le reti della criminalità organizzata continuano a raccogliere milioni dal traffico di droga, avverte il rapporto INCB, con conseguenze negative per le società e lo sviluppo economico, che vanno dalla corruzione all’aumento della criminalità organizzata, alla violenza, alla povertà e alla disuguaglianza. “L’INCB ha ritenuto che i flussi finanziari illegali meritassero un’attenzione e una considerazione speciali poiché il traffico di droga è un’industria altamente redditizia per i gruppi criminali organizzati“, ha affermato il presidente dell’INCB Jagjit Pavadia. “Questi gruppi fanno affidamento su flussi finanziari illegali per espandere e sostenere le loro attività criminali“.
“Dovete sapere che i soldi della criminalità rappresentano globalmente dai 1.600 ai 2.200 miliardi di dollari, e la droga tra i 426 ei 652 miliardi di dollari, quindi somme considerevoli”, ha indicato Bernard Leroy. “I flussi finanziari rappresentano denaro che viene guadagnato, trasferito e utilizzato illegalmente dalla criminalità organizzata transnazionale. E lo usano per massimizzare i loro profitti complessivi della loro attività”.
La criminalità organizzata in generale è multi-carta, spiega Leroy. “Cioè si drogano ma praticano anche sfruttamento, prostituzione, delinquenza. E quindi questo denaro, la grande preoccupazione, è che venga utilizzato per rafforzare il loro potere e in particolare per corrompere”.
Per contrastare gli effetti negativi e il costo umano di questo commercio, l’INCB raccomanda ai governi di affrontare tutte le fasi del traffico di droga – dalla produzione e coltivazione alla vendita e all’occultamento di profitti illegali – e condividere informazioni sulla criminalità organizzata a livello internazionale.
I paesi in via di sviluppo sono i più colpiti.
Questi flussi distolgono risorse da iniziative volte a ridurre la povertà e a promuovere lo sviluppo sociale ed economico, con un effetto sproporzionato sui paesi in via di sviluppo, dove è più importante la necessità di fondi per promuovere la crescita economica e ridurre le disuguaglianze.
Nei paesi africani, ad esempio, il costo della criminalità organizzata è particolarmente elevato: circa 88,6 miliardi di dollari, pari a circa il 3,7% del prodotto interno lordo del continente – e quasi lo stesso importo dei flussi annuali combinati dell’assistenza pubblica allo sviluppo e degli investimenti diretti esteri – vengono persi ogni anno a causa di flussi finanziari illeciti.
Per Bernard Leroy, la criminalità organizzata non è solo un problema di ordine pubblico, è anche un problema per lo Stato di diritto. Egli stesso ne è stato testimone in Africa. “Sono in grado di comprare le elezioni presidenziali. E quindi occorre sapere che lì c’è un potere della criminalità organizzata che è formidabile perché i flussi finanziari illegali, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, sono una minaccia per la stabilità e la sicurezza di questi paesi”. “Questo si traduce in un deflusso di capitali, un’alimentazione delle banche nei paesi sviluppati, meccanismi offshore molto dannosi e nel complesso un indebolimento del sistema finanziario internazionale. E questo ha implicazioni per lo sviluppo sostenibile”, afferma. “C’è un drenaggio delle finanze pubbliche in questi Stati che quindi hanno meno risorse e il buon governo è indebolito dalla corruzione”, spiega.
La depenalizzazione e la legalizzazione della cannabis in molti paesi è vista dall’INCB come motivo di preoccupazione, con Pavadia che insiste sul fatto che “legalizzare l’uso non medico della cannabis viola le convenzioni sul controllo della droga“.
Nella sua relazione, l’INCB sottolinea la necessità di una comprensione collettiva dei concetti di legalizzazione e depenalizzazione in conformità con le convenzioni sul controllo della droga e sottolinea l’importanza di una risposta equilibrata e proporzionata ai reati connessi alla droga come principio guida nella giustizia penale, nel rispetto dei diritti umani e del benessere pubblico. I criminali continuano ad avere facile accesso, sul mercato legale, ai precursori, le sostanze chimiche necessarie per produrre droghe illegali.
L’INCB sollecita il miglioramento dei controlli e delle normative che regolano la vendita dei precursori, citando un’indagine condotta dall’organizzazione nel 2021, che ha rilevato lacune significative nei controlli sulla produzione, sul commercio e sulla distribuzione di queste sostanze chimiche a livello nazionale.
Daniele Onori
[1] Cfr. La droga a portata di smartphone in https://www.quattrocolonne- news.it/
[2] L’INCB è l’organismo indipendente, quasi giudiziario, responsabile della promozione e del monitoraggio del rispetto da parte dei governi delle tre convenzioni internazionali sul controllo degli stupefacenti: la Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, la Convenzione sulle sostanze psicotrope del 1971 e la Convenzione contro il traffico illecito di stupefacenti e sostanze psicotrope del 1988. – Istituito dalla Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961, i tredici membri del Consiglio sono eletti a titolo personale dal Consiglio Economico e Sociale per un mandato di cinque anni.
[3] Cfr. https://www.aduc.it/articolo/rompere+legame+droghe+illegali+social+media+incb_34157.php