Ho immediatamente fatto un primo commento sul sito di Convergenza Cristiana sui risultati elettorali , ” La sconfitta anche del movimento politico dei cattolici. E’ necessario ricominciare” ( CLICCA QUA ) del 4 marzo scorso. Un responso largamente previsto, ma non per questo meno carico di domande e timori sul futuro del nostro Paese.
Domande e timori tanto numerosi e complessi da non poter lasciar intravedere una risposta chiara ed univoca, almeno nella fase attuale.
Tra di essi cogliamo, in particolare, anche ciò che riguarda il vero e proprio “ disastro” cui è andato incontro il movimento politico dei cattolici italiano, incamminato verso la quasi completa scomparsa dal proscenio parlamentare ed istituzionale.
Questo, mentre tutti, paradossalmente, si rivolgono al voto cattolico e in molti si candidano, non si sa proprio su quali serie basi ideali e programmatici, a presentarsi come i continuatori della Democrazia Cristiana.
Lo ha fatto con una certa giovanile disinvoltura persino Luigi Di Maio cui sembrano mancare solide conoscenze della storia antecedente la sua nascita. Non disperiamo, però, vista l’intelligenza dell’uomo, che colmi la lacuna con adeguati approfondimenti al riguardo.
Questa “ voglia” di Dc, a mio avviso, nasce anche dalla consapevolezza che si trattò di un partito capace di portare l’Italia fuori dalla crisi post bellica, farla diventare la quarta potenza industriale del mondo, tutelare assieme impresa e lavoro, aprire la Scuola a tutti, garantire il Servizio sanitario nazionale generalizzato, lavorare per costruire l’Europa ecc ecc.
Questa “ nostalgia” esprime il riconoscimento che la Dc, in collaborazione beninteso con altri partiti, assicurò un quadro democratico certo. Premessa indispensabile per lo sviluppo di una società in trasformazione.
Questa stessa “ nostalgia”, al tempo stesso, però, conferma il perdurare della profonda crisi “ esistenziale” in cui versa l’Italia contemporanea e la presenza di uno smarrimento che, assumendo una dimensione generale, investe le istituzioni, la politica, la società, l’economia, la famiglia e persino i singoli.
Il mondo cattolico, in questo contesto, non ha voce.
Proprio quando sarebbe più necessario un suo contributo, appare , e lo è nei fatti, incapace a portare un originale contributo di ragionevolezza e di proposte utili alla società italiana nella sua interezza.
I motivi sono vari e li indico così come li fa scorrere la penna: carenza di analisi, mancanza di generosità pubblica, rivalità personalistiche. Soprattutto, divisione sui progetti perché,al di là di un comune, generico richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa, esistono profonde divergenze sulle soluzioni economiche e sociali da prospettare.
La diaspora dei cattolici, infatti, non è solo quella tra i gruppuscoli e partitini, guidati da “ leaderini” che hanno provato in questi anni a presentarsi come i continuatori del progetto Dc. In realtà, siamo di fronte ad una divisione profonda sulle cose da proporre ad una società da ricostruire.
Ecco perché è necessario riflettere e dibattere e non stancarsi di farlo, o limitarsi a farlo alla vigilia immediata delle scadenze elettorali.
In questo senso giunge un importante scambio epistolare tra il nostro Enrico Persichetti, che già molto si è profuso per la rinascita di un nuovo soggetto politico dei cattolici, e l’amico Enrico Tacchi sollecitato dall’ultimo intervento di Persichetti su Convergenza Cristiana dal titolo ” Le ragioni di una disfatta” ( CLICCA QUA )
Entrambi gli amici ci hanno autorizzato a renderlo pubblico e, così, offriamo questo contributo alla nostra come alla riflessione di tutti.
Giancarlo Infante
La lettera di Enrico Tacchi ad Emilio Persichetti
” Caro Emilio,
cerco di rispondere ad almeno alcuni dei numerosissimi argomenti da te toccati, seguendo l’ordine della tua mail.
Sono da sempre convinto che in Italia il bipolarismo sia una bufala, basta rifarsi al convegno organizzato alla Lateranense come Solidarietà e al libro che ne è derivato.
Quindi credo anch’io che Gandolfini si sbagli, anche se capisco il suo punto di vista: somiglia a mio parere a quello che fu di Ruini.
Difendo invece Paola Binetti, di cui ho letto tanto fin da quando era presidente di Scienza e Vita (quindi prima di diventare parlamentare): non ha mai cambiato opinione di un millimetro sui temi etici, dove ha trovato spazio si è proposta senza barriere ideologiche.
Il PDF e la DC sono i nostri naturali interlocutori, accomunati da tre caratteri: 1. Saldo riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa 2. Estraneità alle coalizioni in campo 3. Pretesa di essere gli unici soggetti così configurati.
Quanto meno, io dovrei dire: e allora Solidarietà? (ma ce ne sono in giro altri).
Di conseguenza, il frazionamento ha accentuato l’irrilevanza: nessuno è disposto a “sciogliersi rinunciando al simbolo” ecc.
Senza voler difendere nessuno, non credo che l’accusa al Pdf di essere “monotematico e monocorde” sia convincente. Un punto di attacco politico non esclude tutti gli altri, sia esso la libertà, la giustizia o la socialità. Lo dico per esperienza personale, perché anche Solidarietà è stata accusata di essere monotematica, puntando sul diritto alla vita. Nei nostri programmi però questo punto di attacco è stato declinato a 360 gradi. Secondo me, è stato molto più grave politicamente il litigio fratricida entro il popolo del family day!
Condivido l’appello di Bassetti e ho grande stima di Fontana, però credo che occorra ripartire senza pregiudiziali e senza vantare primazie, come propone Tomasi.
Dubito che la Gerarchia prenda posizione su questo argomento e non so nemmeno se sia suo compito. I pastori sanno meglio di me quello che ciascuno vede ogni giorno: per esempio, cattolici esemplari nel PD e nella Lega, rispettivamente costernati e incapaci di capire come faccia un autentico cattolico ad essere nella Lega o nel PD.
Sul punto specifico della magistratura e della DC, non ho dubbi che Fontana abbia ragione, salvo aver sottovalutato l’ovvia realtà che lo scudo crociato rischiava una quasi certa estromissione, non tanto perché “non nuovo”, quanto perché confondibile con altro partito di cui era stata già formalizzata la registrazione del simbolo (cosa che a me, inesperto, sembrava lapalissiana).
Forse, acclarando i fatti, in una prossima occasione si potrà porre rimedio, anche se non lascia affatto tranquilli l’afasia della DC fin tanto che la magistratura non si pronuncia, mentre gli altri partiti ci inondano di continue esternazioni, perfino fastidiose. Eppure, in qualche modo mi sembra necessario, per un partito politico, attestare quanto meno l’esistenza in vita.
Naturalmente i principi che richiami in chiusura sono basilari per una ripresa. Ma nella tradizione democristiana e popolare i partiti sono sempre stati intesi come strumenti, quindi senza escludere a priori che tali strumenti possano anche variare nel tempo.
Mi rendo conto di avere affrontato solo alcuni punti, eventualmente se credi possiamo riprendere il discorso in seguito.”
Ciao, Enrico
La risposta di Emilio Persichetti
” Caro Enrico,
Ti ringrazio della importante e gradita lettera che hai desiderato indirizzarmi in margine all’articolo da me scritto per commentare il risultato elettorale e la disfatta del cattolicesimo politico italiano. E’ giusto esaminare attentamente quanto tu hai scritto e soprattutto la tua opinione su un punto decisivo: “ credo che occorra ripartire senza pregiudiziali e senza vantare primazie”. Sì, occorre dare una onesta risposta alla domanda ultima e vera che colgo nella tua lettera: perché la Democrazia Cristiana?
L’ottimo Monsignor Toso in un pregevole articolo sulla rivista “ Le Formiche” del mese di Novembre, con il realismo proprio di un Vescovo, invitava i cattolici impegnati in politica prima a fare massa critica con un progetto politico e culturale condiviso, e quindi a ripartire uniti. La stessa prospettiva che colgo seppur formulata in modo indiretto e trasversale ma assai suggestivo, dal Cardinal Bassetti nella sua conclusione nella sessione primaverile della Cei: “ Chi è disponibile a misurarsi su questi orizzonti ci troverà a camminare al suo fianco”. E gli orizzonti, neanche a dirsi, sono quelli tracciati da De Gasperi al termine della campagna elettorale del 53; orizzonti che sono poi gli stessi nostri di oggi.
Ed allora la domanda è : esiste oggi un soggetto politico di ispirazione cristiane, fortemente identitario, coerentemente e saldamente radicato ai principii della Dottrina Sociale della Chiesa e proteso alla loro realizzazione diverso dalla Democrazia Cristiana? Un soggetto su cui far perno e sul quale aggregare l’esistente e così dar vita a quella massa critica da cui ripartire? La mia risposta è no.
Noi possiamo dialogare e confrontarci sino allo sfinimento e certamente lo faremo perché il dialogo è essenziale per individuare un percorso aggregativo che abbia qualche possibilità di successo. Ma i risultati elettorali hanno resetatto il sistema azzerando aspirazioni, velleità, progetti politici inadeguati e personalismi fuori luogo. Queste elezioni hanno girato pagina e nei nostri dialoghi non sarà possibile non partire da questo dato evidente. Ma già da oggi si può dire, che non si può pensare di presentare una lista cattolica seria e credibile alla prossima tornata europea cercando comodi ombrelli (peraltro bucati) ad Arcore o chiedendo a gran voce che il Partito Democratico presti la dovuta attenzione ai cattolici. Perché questo è successo e di questo si deve parlare analizzando la disfatta e le prospettive future.
Occorre tornare a quell’idea di Democrazia Cristiana che fu teorizzata da personalità quali Sturzo, Gilson, Maritain, De Gasperi, Adenauer, Pavan, e altri ben noti, la quale fu approvata da Pio XII e ripresa dal Vaticano II.
Sono le radici profondissime e ben vive dell’albero della Democrazia Cristiana le sole che possono dare la certezza che le fronde torneranno a germogliare e che prestissimo si tornerà a vedere una folta e verde chioma. Occorre tornare a far nascere il movimento di idee e di energie spirituali, morali e religiose che portò Leone XIII a scrivere le sue indelebili encicliche: il movimento della Democrazia Cristiana. Occorre rovesciare completamente e quindi annullare e vanificare la opinione dell’ottimo professor D’Agostino secondo il quale (a quanto leggo sull’Avvenire ) bisogna “ degiuridicizzare l’impegno politico dei cattolici” impegnandosi piuttosto “ a testimoniare i valori”. Io penso esattamente il contrario: “unum facere aliud non omittere”
Ed i tempi sono maturi per questo. Con il Cardinal Bassetti anche io dico: “occorre ritrovare una fede che latita dove invece dovremmo trovarla impegnata a tradurre il Vangelo in segni di vita………. anche noi crediamo che la storia, di oggi, la nostra storia – sia guidata dallo Spirito Santo che suscita uomini liberi e forti”.
E’ sulla base dei principii secolari della Democrazia Cristiana dunque che si può aggregare la massa critica oggi tanto attesa. Sono essi il lievito che unito alla pasta, amalgama, unisce e fa crescere ordinatamente l’impasto. E’ ovvio che tutti debbano collaborare, laici e Vescovi, ognuno per la sua parte.
I Vescovi stanno cominciando a lavorare in questa direzione e veramente desidero ringraziare il Cardinal Bassetti ed i Vescovi a lui vicini, in primis Monsignor Simoni, per quanto dicono e fanno. Un grande grazie va a loro perché per il tramite di buoni sacerdoti devono essere i Vescovi a formare l’anima spirituale del nuovo partito. Un’anima spirituale che gli garantisca la cattolicità e che si concretizza nell’attività di formazione permanente realizzata da sacerdoti discreti, di saldi principii, disinteressati senza invadenza e senza che ciò sia fatto pesare. Altro che collateralismo come qua e là si è blaterato!
Ora tocca ai laici che è ora che comincino seriamente a lavorare per il grande ideale di una democrazia che è tale perché è cristiana.
Il lavoro da fare è ancora molto. Riconosco dunque, ed accetto la critica di ‘afasia’ rivolta alla Democrazia Cristiana di oggi. Vorrei però tranquillizzare tutti. L’afasia della Democrazia Cristiana di oggi, non è dovuta alla mancanza di idee progettualità. Al contrario è dovuta al processo di metabolizzazione e razionalizzazione del nuovo che sta emergendo e che avanza rapidissimo, direi in modo impetuoso.
Una prima scelta difficile si è ormai consumata ed ha naturalmente lasciato il segno. La nuova Democrazia Cristiana non può rifiorire e rinascere appoggiandosi e quindi sostenendosi al blocco moderato od al blocco progressista, ad un generico, vago, fumoso ed ambiguo umanesimo cristiano. Il “ cerchio magico” poi non c’entra assolutamente nulla con la scelta intelligente e coraggiosa di autonomia della nuova Democrazia Cristiana storica.
Ora è il momento di affrontare un secondo decisivo passaggio, quello individuato da Aldo Moro con straordinario e purtroppo tragica lungimiranza: costruire un personalismo cristiano ed un vigoroso progetto di pace nel confronto con un mondo non più bipolare, ma penta polare. Non più cioè all’interno dello scontro tra occidente liberale ed oriente comunista, ma all’interno di un processo di costruzione e di pace di un mondo penta polare: America, Europa, Russia, Africa, e Cina.
Oggi la dimensione pentapolare ha ceduto il passo alla globalizzazione governata dalla iperfinanziarizzazione avida, atea, spietata ed in mano a pochissimi straricchi, i quali in nome della ragione, cioè dell’uomo e dei suoi diritti putativamente interpretati e costruiti, hanno creato squilibri drammatici ed ingiustizie planetarie inaccettabili.
La sfida che attende il cattolicesimo politico è superare questo stato di cose ed elaborare e costruire una comunità nazionale ed internazionale personalista, solidale ed equa.
Il tema del “ pro life” e della difesa della famiglia è naturalmente parte fondamentale e costitutiva di questo progetto. E’ il momento di tornare a rispettare l’ordine creazionale e dunque di dare anche nella società a Dio ciò che è di Dio.
Ma non basta lottare per il pur ambiziosissimo ideale che vuole ricostruire politicamente una corretta dimensione antropologica della comunità nazionale ed internazionale in conformità al diritto naturale.
Occorre ricondurre l’intero processo della globalizzazione al progetto di Dio: “perché tutti siano una cosa sola come Io e Te siamo una cosa sola”. La qual cosa è come ovvio di competenza dell’Ordine Sacro e del laicato impegnato in politica e della loro unità nella distinzione.
Non è certo il partito “dell’umanesimo universale telematico” di cui abbiamo letto sul Washington Post di questi giorni, a poter sperare di realizzare questo progetto, né la sua alleanza con il provincialismo un po’ retrò del concreto e realista moderatismo lombardo assurto ai fasti nazionali in virtù di vittoria elettorale.
No, caro Enrico! E’ il momento di volare molto, molto, molto alto.
La afasia delle Democrazia Cristiana di oggi la interpreto come vita. Gli altissimi ideali del cattolicesimo politico sono seme che marcito sotto la neve sta germogliando nuovamente. Il silenzio dei vari zero virgola la interpreto come impotenza.
E’ da qui che si deve ripartire caro Enrico, ed io volentieri, seppur con i limitatissimi mezzi che abbiamo, sono con te e con tutti gli amici di buona volontà a disposizione di un progetto altissimo e per il cui successo saremo, come generazione, chiamati a rispondere.
Inutile dirti però che sono pronto a cambiare idea. Sono a disposizione anche di un progetto alternativo, ove mai sorgesse ed ove mai vi fossero personalità ed intelligenze pronte a guidarlo. Ma non vedo all’orizzonte nulla di tutto questo.
E dunque non mi rimane che salutarti come sempre con ogni amicizia e cordialità augurando sin da ora una Santa Pasqua a te ed ai tuoi cari.
Un caro saluto ed un fraterno augurio anche all’ottimo e caro Pirovano.”