Le porte girevoli sono a loro modo straordinarie: nella stessa tornata consentono che si entri da una parte e, contemporaneamente, qualcuno esca dall’altra. Una duplice direzione in un solo movimento, cui il PD pare essersi affezionato. Infatti, riproduce anche a Milano la movenza assunta lo scorso luglio, a livello nazionale. Allora l’alleanza con Fratoianni determinò il divorzio da Calenda. Ora, l’ accordo raggiunto con il Movimento di Grillo pare stia provocando la rottura con +Europa.

Novella Penelope, il PD fa e disfa la sua tela. A riprova del fatto che le sue alleanze – del resto, in modo coerente alla sua effettiva identità di aggregato finalizzato al consenso – rispondono a ragioni di contingente opportunità elettorale piuttosto che ad una linea, che, una volta assunta ed asseverata dagli accordi sottoscritti, resti tale. Ma, in effetti, l’ accordo raggiunto a Milano dal PD con i grillini suscita piuttosto una domanda: se e come si possa costruire la sinistra stringendo un patto d’ azione comune con una forza che, al di là di ogni plausibile apparenza, è in effetti, di destra.

E’ sufficiente invocare il “reddito di cittadinanza” – immaginando che da solo basti a qualificare un programma sociale avanzato, il che, peraltro, non è – perché un partito o movimento che sia, possa essere, toto corde, considerato “di sinistra”? Non c’è, del resto, anche una “destra sociale”?

In fondo, anche D’ Alema ebbe a dire che la Lega, quella dei tempi di Bossi, doveva essere considerata niente meno che una costola della sinistra. In realtà, ogni forza impegnata sul piano politico va giudicata secondo ben altri criteri che, anzitutto, riguardino l’ ispirazione originaria e la sua storia, la cultura di riferimento e la struttura, il valore della classe dirigente, l’ articolazione dei rapporti interni, l’attitudine a vivere nel proprio seno quella democrazia di cui dovrebbe essere paladina nel Paese, la libertà di ragionare in proprio di chi vi milita piuttosto che l’inclinazione ad omologarsi al pensiero del leader.

Ora, il Movimento di Grillo è incardinato, nella forma del cosiddetto Garante, su una figura di ultima istanza che si pone, addirittura, al di sopra ed oltre il confronto interno. E questo avviene, del resto, nelle modalità farlocche di una presunta democrazia diretta che, di quella autentica, è una sorta di rappresentazione farsesca. Non a caso, del resto, gli stessi parlamentari assurgono al ruolo di “portavoce” non si sa bene di quale elaborazione algoritmica delle opinioni espresse tra questa, quella o ancora quell’altra pseudo-consultazione on-line. Per non dire delle oniriche profezie fanta-tecnologiche delle origini, dirette immaginare una società omologata ad un pensiero unico che, non a caso e non per scherzo, esige che vi sia un Elevato autorizzato ad assicurarne la formale coerenza ideologica. Così per quanto concerne le contraddizioni intestine ad un movimento che ha divorato gli stessi assiomi da cui pretenderebbe di aver preso le mosse.

Se c’è, nel nostro panorama politico, una forza iper-leaderistica ed ideologica, questa è esattamente il Movimento 5 Stelle. Ed il PD vuol costruirci assieme una proposta di sinistra, per di più in una Regione avanzata come la Lombardia?

Domenico Galbiati

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