Negli ultimi quindici giorni tre fatti hanno spazzato via le tattiche e hanno messo in discussione le strategie di presenza politica cristianamente ispirata, imponendo una riflessione profonda sul prossimo futuro.
I fatti:
1) dopo la partenza del governo Conti bis, con le dichiarazioni programmatiche, la nascita del nuovo partito di Renzi ha occupato la centralità della scena politica, con l’ambizione di diventare protagonista nel nuovo bipolarismo tra gli opposti populismi nazionalista-europeista;
2) l’accordo PD-5stelle in funzione anti-sovranista si propone come alleanza organica in Umbria, prefigurando una riedizione del bipolarismo “sinistra-destra”;
3) la sentenza della Corte Costituzionale sull’aiuto al suicidio apre le porte ad ogni forma di eutanasia, modellando il diritto su principi giuridici discutibili (in particolare quelli che riguardano la divisione dei poteri), ma ancor più su una visione antropologica aberrante. La Corte afferma l’assolutezza dei diritti individuali, e svaluta le norme
giuridiche che disciplinano le relazioni sociali, sul terreno delicato della condizione di vita non autosufficiente. Il profilo culturale della sentenza è la contrapposizione tra diritti civili e diritti sociali.
Alcune valutazioni:
1) I tatticismi attendisti e i personalismi paralizzanti con cui il variegato “mondo cattolico” sta, da anni, cercando una nuova aggregazione politica, ha lasciato un vuoto di presenza politica che Renzi vorrebbe intestarsi. Poco conta che ci riesca o meno, ma oggettivamente impone di uscire dalle ambiguità. Le dichiarazioni di Cesa, su un lato, e di Repubblica, sull’altro, hanno la mira, neppure nascosta, di annettere a ipotesi di schieramento il fermento presente
nel popolarismo italiano, depotenziandolo e ripetendo schemi di diaspora già falliti in passato. Tali annessionismi vanno respinti con chiarezza e con decisione, a mio giudizio, su entrambi i lati, come va espressa una chiara alternatività al progetto di Renzi.
2) Il bipolarismo “sinistra-destra” ha un nuovo connotato, perchè i termini sono oggi “decolorati”, ma ha una conseguenza non nuova: la divisione in due tronconi del cattolicesimo politico, ognuno dei quali rimane politicamente irrilevante, perchè inglobato in partiti sostanzialmente indifferenti o ostili alla visione religiosa del mondo e ai principi della Dottrina sociale cristiana. Il bipolarismo politico dei cattolici assume inoltre posizioni di scomunica reciproca con tale virulenza da essere ecclesialmente divisiva.
3) Ma è il pronunciamento della Corte che mostra le conseguenze più pericolose sul profilo istituzionale, su quello politico e su quello culturale.
a) Dal punto di vista istituzionale si assiste al completo svuotamento del Parlamento come luogo legislativo. Negli ultimi anni l’iniziativa legislativa è stata troppo spesso assunta dal governo, che l’ha esercitata esautorando il Parlamento con i voti di fiducia. La magistratura, dal canto suo, ha spesso invaso il campo della formulazione delle leggi con sentenze “creative”, prive del riscontro legislativo.
b) Dal punto di vista politico la sentenza della Corte Costituzionale mette a nudo l’incapacità del mondo cattolico di inserire nell’agenda politica i temi che ritiene importanti, e di creare consenso intorno alle soluzioni che considera accettabili. Al di là delle enfasi strumentali dei mass media, è oggettivo che il consenso dei cattolici è stato acquisito dai partiti (su entrambi i fronti) senza offrire in cambio nessuna concessione sostanziale. Le narrazioni degli ultimi 25 anni, in particolare degli ultimi 10, hanno suscitato il consenso non su una base valoriale, ma su pure contrapposizioni emotive, spesso di carattere personalistico.
c) Dal punto di vista culturale la sentenza della Corte certifica la coincidenza tra “questione sociale” e “questione morale”, nel momento in cui afferma l’inutilità di una vita totalmente improduttiva e costosa per la sanità pubblica, sia pure ammantandola di un generico principio di “autodeterminazione”, che contraddice la condizione di totale
dipendenza della persona interessata. Su questo punto emerge l’incapacità del pensiero cattolico di comprendere come le tecnologie hanno “invaso” a tal punto la vita umana, che non è più possibile separare dal punto di vista etico i problemi della produzione automatizzata e quelli della concezione della persona.
La prospettiva:
Sul piano culturale occorre a mio avviso una riflessione approfondita sull’impatto delle tecnologie nel futuro, e sui principi con i quali governarne lo sviluppo affinché sia al servizio dell’uomo e non a suo danno.
Sul piano politico appare necessario superare la fase dei tatticismi e individuare un luogo di elaborazione strategica, con una partecipazione ampia e inclusiva di diverse sensibilità.
In caso contrario, è facile prevedere un aumento dell’astensionismo e una definitiva totale irrilevanza del punto di vista cristianamente ispirato, consegnando il futuro del Paese non a una cultura politica prevalente, ma a un pensiero minoritario, sia pure ben organizzato e molto visibile mediaticamente.
Si potrebbe dire che in questo passaggio d’epoca, tutti navighiamo in mare aperto su zattere instabili. Sta a noi attrezzarle e renderle robuste, pur sapendo che altre visioni culturali godono di una rendita d’immagine che le fa apparire vascelli.
Andrea Tomasi
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