L’altro giorno ci tornava in mente Francesco Cossiga. Non esattamente il nostro modello politico di riferimento, ma le battute cattive le sapeva fare (come tutte le persone ” cattive” dentro). Le più bella di tutte fu quando definì l’allora emergente Walter Veltroni “Il noto esperto del Gatto Felix”. Come dire: pittor parla dei quadri, fumettaro dei fumetti. Entrambi lasciate la politica ai politici.
Detto con il senno del poi, Cattivissimo, ma aveva pienamente ragione.
Cosa pensare, altrimenti, di uno come Veltroni che, di fronte al disastro della vittoria Tory in Gran Bretagna, non trova di meglio di dire “subito gli Stati Uniti d’Europa”, come se non ci fossero da affrontare nel frattempo le quisquilie della hard Brexit?
Lo stesso Veltroni che, ai tempi della guerra in Iraq, borbottava insieme a Rutelli e Castagnetti uno stralunato “ci vuole più Europa” mentre quelli, in Medioriente, si scannavano e distruggevano un equilibrio che durava da cent’anni. Il presente è brutto, meglio la fuga nell’iperuranio dei buoni sentimenti.
Il problema, da cossighiani di ritorno quali altro non siamo, è che Veltroni ed il suo Gatto Felix tornano a martellarci la testa ogni volta che sentiamo parlare delle Sardine e delle loro avventure.
Intendiamoci: Salvini non piace neanche a noi, mentre loro sono tanti e pieni di buona volontà. A Piazza San Giovanni persino Bartolo era sul palco.
Sono anche sorridenti, il che non guasta in tempi della politica del ghigno. Ma vuoi per Fiorella Mannoia, vuoi per le loro “esigenze” alla pane, amore e fantasia sempre Veltroni ci torna in mente. Come ci viene in mente un verso di Celentano che, opportunamente ritoccato, mettiamo nel titolo e quindi qui non replichiamo.
Ricordiamo soprattutto il precedente girotondino: la sconfitta del 2001 venne usata per rafforzare nelle sinistre proprio chi quella sconfitta l’aveva generata (guarda caso Veltroni, D’Alema ma anche Prodi). Nel 2006 il centrosinistra vinse per ventimila voti, fece finta di non accorgersene e nel 2008 tornò Berlusconi in pompa magna.
Non è però solo questo. E non è nemmeno per il testosterone post adolescenziale che emerge da alcune dichiarazioni del loro leader (parla di cinquantenni che lo hanno già preso a concupire: è il sogno della Milf che prende il posto di quello degli Stati Uniti d’Europa).
È per tutte queste cose messe insieme, che ci danno il quadro di una politica ridotta all’hellzapoppin da ragazzotti che – lasciano intendere loro stessi – potrebbero benissimo fare altro, dalla gita sui monti della Cisa alla scampagnata domenicale in quel di Rimini. O magari candidarsi alle prossime politiche, tanto è una ficata pure quella.
Del resto, come cominciò Giovanna Melandri? E Marianna Madia non fu candidata – non diciamo da chi, tanto è risaputo – nel nome dell’inesperienza da portare in Parlamento? Anche loro erano nate giovani ma già (in senso metaforico: non sia mai detto) avevano le rughe.
Insomma, più passano i giorni e più sospettiamo che non si tratti di un vero rinnovamento quanto, semmai, di qualcosa che somiglia al contrario. Non che ci interessi – noi siamo altro e andiamo oltre –, ma non ci piace seguire la corrente.
Tanto più se questa sembra portare dove sono finite altre esperienza analoghe, cioè sugli scogli, sotto la guida di un paio di nocchieri che già la manovra l’hanno fatta in passato. Una coppia che, prima del duemilauno, Massimo D’Alema aveva definito con cattiveria, tutta la cattiveria di cui lui solo era capace insieme a Cossiga, “i due flaccidi imbroglioni”. Cattivissimo Lui.
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