Constatiamo – e ne siamo lieti – che la posizione assunta da Fratelli d’Italia in ordine alla 194 coincide compiutamente, ed in modo francamente sorprendente, con la petizione che, in merito alla prevenzione dell’aborto, il nostro partito – INSIEME – ha postato sul proprio sito fin dallo scorso 19 marzo (CLICCA QUI) e da allora presente anche su Politica Insieme (CLICCA QUI).

Accedendo al sito “www.insieme-per.it” è, del resto, ancora possibile sottoscrivere il nostro documento che fin qui ha ricevuto già qualche centinaio di adesioni. Poche per la verità e confessiamo che ce ne saremmo attese molte di più per la rilevanza dell’argomento e per averlo socializzato con tanti ambienti di area cattolica, segnatamente quelli più attenti e più mirati all’argomento. Da molti dei quali abbiamo ricevuto attestazioni verbali di sincero apprezzamento, ma nulla di più. Eh sì che la nostra iniziativa, per nulla occasionale, ma attentamente pensata nell’ottica del percorso politico di una forza di ispirazione cristiana, non voleva e non vuole mettere in discussione la 194, ma segnalare come sia necessario cominciare, sul piano della cultura diffusa, a guardare ai temi della vita con uno sguardo disincantato e nuovo, liberandoci dalla gabbia ideologica in cui questi argomenti sono stati catturati dalla cultura radicale.

Dobbiamo favorire l’avvio di un percorso di riflessione, di un discorso pubblico che, a fronte di questioni così dirimenti sotto il profilo etico ed antropologico, adotti un nuovo modello di pensiero. Non si tratta di cambiare la legge, ma una mentalità francamente superata e regressiva a fronte delle trasformazioni che ci stanno investendo.
Senonché, una volta o l’altra si renderà opportuno anche capire meglio che tipo di relazione si possa e si debba creare, soprattutto in ordine a tematiche di tale impegno, tra varie presenze e realtà associative di ambito cattolico che talvolta sembrano mostrare tra loro, se non rivalità, almeno inopportune gelosie di ruolo. Dalle quali, per quanto ci riguarda, ci sentiamo francamente immuni. Ma questo è un altro discorso, un aspetto da approfondire in altra occasione e torniamo, dunque, al tema.

Noi, in buona sostanza, chiediamo che la legge 194 venga applicata anche per quanto concerne i suoi primi articoli che offrono spazi praticabili per una possibile ed efficace azione di prevenzione dell’aborto. Questi articoli sono stati colpevolmente trascurati e disattesi, nella misura in cui erano e sono di ostacolo a quella lettura ideologica della 194 che, in definitiva, ne altera il dettato, in quanto assume di fatto l’aborto come modalità contraccettiva e – cosa che la legge stessa esclude – strumento di controllo della natalità.

L’aborto non è un diritto, ma anche chi la pensa così dovrebbe riconoscere che, almeno allo stesso titolo, hanno il diritto – qui sì effettivamente tale – di non abortire almeno le donne che sono poste nelle condizione di dover ricorrere all’ interruzione volontaria della gravidanza per ragioni di carattere economico insostenibili. E dal momento che questo si verifica, ovviamente, soprattutto nei ceti meno abbienti o tra le donne immigrate, non dovrebbero essere soprattutto le forze che amano definirsi “progressiste” ad alzare i toni di questa battaglia?

Ma come si può prevenire l’aborto? Anzitutto con una forte azione educativa in ordine al valore della vita e della genitorialità, rivolta alle giovani generazioni. E attraverso una puntuale riforma dei consultori familiari e della loro funzione, valorizzandone l’integrazione anche con quelli di diritto privato che nascono dal mondo del volontariato e del “Terzo settore”.

Noi siamo idealmente all’opposizione della destra, ma non ci fa velo riconoscere – ce lo permette la nostra fondativa “autonomia” politica – quel che di positivo giunge, da qualunque parte provenga, quando sono in gioco i valori inalienabili della vita e della persona. I quali vanno fatti propri organicamente e sostenuti su ogni versante poiché rappresentano un tutt’ uno inscindibile.

In ogni caso, difficile fare i paladini della vita sostenendo, nel contempo, i respingimenti in mare o il blocco navale che tenga alla larga i migranti.

 

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