INSIEME ha ribadito con un voto del suo Comitato di coordinamento nazionale la scelta per l’autonomia e di essere partito popolare e di programma. Si presenta, quindi, in alternativa all’attuale sistema politico, superando la logica della collocazione per schieramenti. Ogni proposta di dialogo e di alleanza dev’essere valutata sulla base della condivisione dei contenuti progettuali e della sincera intenzione di partecipare all’avvio di autentici processi di trasformazione.

INSIEME non crede in accordi di vertice, come quelli propri del modello federativo e proposti da taluni per la creazione di un sedicente “nuovo” soggetto costruito per via aggregativa, in particolare con protagonisti della fallimentare stagione del bipolarismo.

Qualcuno ancora pensa che alla vita politica si possa partecipare seguendo una logica di accordi apicali poi trasmessi, se non addirittura imposti, nei territori. E’ quello che abbiamo visto a lungo fare soprattutto nel corso degli ultimi 25 anni a causa di un sistema politico finito per essere del tutto avulso dalle dinamiche reali del Paese. E’ ciò che sta avvenendo, anche in questa fase finale di decomposizione del sistema politico, sia nel centrodestra, sia per quanto riguarda i rapporti tra il Pd e i 5 Stelle. Il tutto condito da una corsa al “centro” fittizia e verbale. In ogni caso, meramente strumentale e funzionale alla perpetuazione di un quadro politico, invece, di fatto superato dal  corpo sociale.

La logica corrente è causa ed effetto della crisi della politica. Inevitabilmente, partiti senza effettive presenze territoriali alle spalle finiscono per ridursi a stentoree dichiarazioni televisive e alla rincorsa al trafiletto e alla foto sulle pagine dei giornali da parte dei loro più o meno adeguati leader. Il superamento dello schema di partito tradizionale, che era partecipazione viva e vera alla dialettica tra filoni di pensiero diversi, è stato certamente favorito dalla cesura intervenuta tra eletti ed elettori a causa di leggi elettorali sempre più inique ed irrazionali.

A tutto ciò non si può che rispondere con una rigenerazione di quella larga parte del Paese che resta fuori dai partiti ufficiali e che nei loro confronti si pone in alternativa, sia sul piano programmatico, sia su quello del metodo e del comportamento.

Esiste la necessità di dare vita ad una nuova idea di partito e interrogarsi sul come un moderno partito debba operare in relazione alle trasformazioni intervenute nella società contemporanea. Per larga parte, la società che abbiamo dinanzi non è più quella piramidale del passato. Per quanto confuso, il panorama offerto dalle modificate relazioni umane, dal tessuto economico, dal digitale è connotato da uno schema che potremmo definire a rete. Molto più numerosi e diversificati i soggetti che fanno parte di questa rete.

E’ certo tutto più complesso che nel passato. Una complessità cui qualcuno pensa sia possibile rispondere limitando la partecipazione e provando a sistematizzare secondo vecchi schemi ciò che richiede una nuova mentalità, diversa qualità d’ascolto, apertura al nuovo, inclusività.

Non è più pensabile un’idea di politica che si risolva nei cosiddetti “palazzi della politica”, agli accordi tra maggiorenti. E necessario lavorare a un raccordo dei nodi di quell’ampia rete di relazioni potenzialmente formata dai soggetti della società civile organizzata presenti nei territori, interloquire con l’espressione più autentica del civismo virtuoso che non ha oggi una rappresentanza politica nazionale e che ha bisogno, così, di muoversi pienamente sulla base di un riconoscimento ampio.

Sappiamo che esiste un’area, potenzialmente assai vasta ma ancora inespressa, fatta di forze politiche, culturali, sociali ed economiche, convinte della necessità di rivivificare il Paese attraverso la riscoperta, e la trasposizione in leggi e provvedimenti, di più solidarietà, sussidiarietà, rispetto della Vita e della dignità della Persona  e, quindi, di un decisivo impegno per una convinta e coerente ricerca della Giustizia sociale.

Chi crede ancora in una rigenerazione della vita e della cosa pubblica verso quest’area deve indirizzare la propria attenzione e il proprio impegno. Più che ai vertici si deve guardare ai territori di cui dev’essere rispettata e valorizzata un’ampia area d’autonomia e di partecipazione costruttiva e vivificatrice.

Giancarlo Infante

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