La questione ambientale va affrontata e risolta con massima determinazione. Molti elementi chimici di fondamentale importanza per la vita vegetale, animale ed umana del nostro pianeta sono a grave rischio a causa dell’uso eccessivo di essi o perché compromessi dall’inquinamento, dall’innalzamento della temperatura globale e dalle guerre. La temperatura media del pianeta cresce in modo eccessivo, provocando danni e problemi nuovi all’ecosistema[1].

Considerato lo stile di vita mondiale, il 29 luglio scorso è la data rilevata come “Overshoot Day”, giorno che segna l’esaurimento delle risorse rinnovabili che la Terra è in grado di rigenerare in un anno. Superando il limite che il pianeta ci dona, si compromette l’equilibrio naturale della Terra.

Poiché la popolazione europea rappresenta solo il 7% di quella globale, i paesi dell’UE usano il 20% della biocapacità terrestre,[2]  l’Overshoot Day misurato sull’Europa è stato il 10 maggio scorso. Entro questa data gli europei hanno esaurito il budget di risorse naturali consumabile entro il 2019, senza recare danni al pianeta. Se non si interviene con decisione, gli eventi climatici estremi e le catastrofi naturali avranno sempre maggiore incidenza, causando danni rilevanti all’ambiente, alle imprese, agli investitori e alle istituzioni pubbliche. I terreni agricoli produrranno assai meno, sarà ancor più costoso e difficile recuperare materie prime di fondamentale importanza, con conseguente interruzione della catena di fornitura.[3]

I costi

Gli eventi metereologici del 2017 hanno prodotto un danno di 320 miliardi di dollari.

Si calcola che entro il secolo il cambiamento climatico causerà un danno globale di 43 trilioni di dollari. Questi costi, se non si interviene, cadranno ancor più sulle imprese e sui servizi pubblici del mondo.

Dal 2008 al 2014 sono stati rilevati 157 milioni di “Profughi ambientali”, ovvero persone costrette a migrare per eventi ambientali. Si stima che entro il 2050 questo numero salirà a 250 milioni.   Procedendo in questo modo aumenteranno sempre più i costi socio-sanitari e si dovrà rivedere il sistema welfare[4].

Gli obiettivi dell’ONU e dell’UE per lo sviluppo sostenibile

Con l’obiettivo di migliorare decisamente il clima del nostro pianeta, il 1° gennaio 2016 è entrata in vigore l’Agenda globale ONU per lo sviluppo sostenibile. Gli Stati membri dell’ONU, all’unanimità, si sono impegnati a conseguire entro il 2030 i 17 Obiettivi (goal) di sviluppo sostenibile (SDGs), indicati dall’agenda stessa. L’Unione Europea, in linea con i deliberati ONU, ha deciso che il decennio tra il 2020 e il 2030, definito “periodo di transizione”, sarà quello in cui le imprese e le istituzioni aderenti all’UE dovranno riorganizzare le proprie gestioni, per ridurre drasticamente l’emissione di Co2 e il gas serra[5].

A giugno 2019 la Commissione europea ha pubblicato le “Guideline on reporting climate-related information” nell’ambito dell’Action Plan europeo sulla finanza sostenibile (con ricaduta sugli impatti delle attività delle imprese, affinché concorrano fattivamente al cambiamento climatico positivo) e un piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile.

Obblighi per le imprese e istituzioni pubbliche

Per effetto dei deliberati di cui sopra, le imprese e le istituzioni pubbliche dovranno orientarsi verso la commercializzazione, la produzione, la vendita e l’acquisto di beni e servizi in linea con gli obiettivi europei di cui sopra, nonché rilevare quanto segue:

  • i fattori propri che generano impatto negativo sul clima risultanti dalle attività aziendali;
  • i rischi d’impatto negativo sull’azienda (ovvero rischi fisici legati ad un impatto negativo sullo sviluppo, sulla performance e sul posizionamento aziendale come conseguenza dei cambiamenti climatici);

I rischi da rilevare si suddivideranno in:

  • “fisici” (originati dagli effetti fisici del cambiamento climatico);
  • “transitori” (originati dalla tansizine verso un’economia low-carbon);
  • “climate-resilient” (rischi di policy, legali, tecnologici, di mercato e reputazionali).

A tutti i settori saranno applicate misure legali più vincolanti in termini di consumo di risorse e di inquinamento.

Convertire gli indirizzi europei in opportunità di sviluppo

Nel periodo di transizione l’UE varerà questo piano di interventi:

1800 miliardi di euro per agevolare la transizione e creare nell’unione  1 milione di posti di lavoro in più.

I paesi europei, per intercettare questi fondi, dovranno superare l’economia lineare e procedere verso quella circolare.

Verso l’economia circolare

Nell’economia lineare, esaurito il consumo, termina anche il ciclo del prodotto che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

Invece l’economia circolare è un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Da qui lo sforzo di conservare e valorizzare il capitale naturale, di ottimizzare l’uso di risorse tramite il reimpiego di prodotti, componenti e materiali e ridurre gli sprechi.

Prysmian ed Enel, solo per fare un paio di nomi di grandi aziende, avranno senza dubbio la possibilità di ricavare benefici enormi. Già le imprese con più di 500 dipendenti dovranno presto elaborare performance di analisi del rischio, mentre la finanza dovrà governare la transizione.

I principali rischi globali da affrontare identificati dal WEF (World Economic Forum) faranno riferimento a temi ed impatti di natura ambientale, sociale e tecnologica, fra i quali: disastri naturali, cyber attacchi, crisi idriche, migrazioni [6].

Parlamento e commissioni europee convergano

In Europa due linee di intervento devono convergere prima possibile: mentre il parlamento vuole introdurre penalizzazioni per chi inquina, le commissioni europee, che rappresentano gli stati, frenano. Bisogna agire presto affinché queste linee s’incontrino.

Nel frattempo la Commissione UE ha definito sostenibile dal punto di vista ambientale in una attività economica quanto segue:

  • mitigazione del cambiamento climatico;
  • adattamento ai cambiamenti climatici;
  • uso sostenibile e protezione delle risorse idriche;
  • transizione verso una economia circolare e riciclaggio dei rifiuti;
  • controllo della prevenzione dell’inquinamento;
  • protezione di ecosistemi sani;
  • ogni attività non dovrà determinare alcun danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali.

Pertanto con norme appropriate l’Unione cercherà di far leva sui consigli di amministrazione delle aziende, affinché comprendano la posta climatica in gioco e agiscano di conseguenza. Il vertice di ogni azienda sarà sollecitato a porre come proprio obiettivo quello di integrare la sostenibilità al business.  Alle imprese converrà considerare che il 45% dei consumatori desidera già investire in prodotti che rispettano la sostenibilità ambientale. La domanda green è in crescita.[7]

Chi produce agisca di conseguenza.

La politica italiana è in ritardo

I paesi del Nord Europa aderenti all’UE stanno allestendo da tempo nuove task force di esperti capaci d’intercettare fondi internazionali. Queste, come di consueto, saranno presenti negli uffici europei ogni giorno della settimana. Invece che rallentare o contestare i provvedimenti, vezzo nostrano, come al solito i nordici hanno compreso assai prima di noi il problema e si apprestano a trasformarlo in un grosso affare. Dobbiamo anche noi sfruttare i fondi internazionali.

In Italia c’è chi agisce

E’ giusto evidenziare che nell’ottobre 2019 sono stati presentati gli esiti della ricerca condotta da Deloitte, con il supporto scientifico di SDA Bocconi School of Management. L’obiettivo dell’Osservatorio puntava ad indagare le interconnessioni tra gli obblighi normativi di rendicontazione e la capacità di creare valore sostenibile da parte di un campione costituito da 200 imprese, di cui 150 quotate. Lo studio ha investito questi settori:

  • Prodotti e Servizi Industriali;
  • Consumer Business;
  • Energy & Utilites;
  • Costruzioni e Infrastrutture;
  • Media;
  • Tecnologia & Comunicazioni;
  • Trasporti;
  • Automobili e Componentistica;
  • Holding;
  • Banche e Assicurazioni.

Gli esiti della ricerca hanno evidenziato:

  • i board discutono sempre più di problemi legati alla sostenibilità;
  • sebbene il cambiamento climatico è tema riconosciuto come rilevante dall’87% delle imprese, mancano ancora azioni concrete volte alla mitigazione di esso;
  • solo il 5% delle società dichiara un impegno verso l’integrazione di sistemi di incentivazione correlati ad obiettivi di sostenibilità.

Evidentemente bisogna impegnarsi affinché le imprese elaborino un sistema di incentivazione e/o remunerazione per obiettivi di sostenibilità. L’inserimento di tali obiettivi nei sistemi d’incentivazione costituisce un volano per la sempre maggiore integrazione della sostenibilità nel modello di business. Solo attraverso un comportamento attivo di tutti coloro che operano in una data impresa si può compiere con efficacia la transizione.

Le imprese assicurative italiane, ad esempio, hanno sviluppato strategie e servizi legati alla finanza sostenibile, formalizzando il loro impegno attraverso la sottoscrizione di carte e principi internazionali e redigendo politiche di investimento responsabile. Non solo quelle assicurative, ma tutte le imprese dovranno sempre più offrire nel proprio portafoglio prodotti e servizi con un impatto positivo in termini ambientali e sociali. Tale aspetto è in certa misura correlato alla maturità delle società citate nell’ambito della sostenibilità.

Ci sono aziende che scelgono già di non investire in settori che determinano un impatto negativo in ambito sociale e ambientale ed altre ancora che adottano un criterio positivo, ovvero l’adozione di criteri che guidino l’impresa verso investimenti responsabili, peraltro anche con sistemi di monitoraggio ex post, per verificare periodicamente la presenza di investimenti in settori carbon intensive.

Considerata questa dinamica, “Cattolica Assicurazioni”, ad esempio, sta già formando i propri amministratori[8], per essere pronta ad agire nel momento in cui le imprese assicurative saranno chiamate a non dare idonea copertura assicurativa a chi inquina.

Fondi a disposizione per i privati

 A supporto della transizione energetica, saranno disposti fondi per progetti eolici, solari, idraulici e biomasse con criteri di gestione responsabile. L’assegnazione dei fondi sarà tracciata e verificata da un revisore esterno.

Un privato potrà ottenere benefici già per rendere più verde un fabbricato di proprietà, per realizzare l’efficientamento energetico, per sviluppare la cultura della prevenzione, dell’adattamento e della mitigazione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico e dagli eventi sismici, per individuare best practice, misurare i cambiamenti sia in termini di rischio che di impatto e utilizzare in modo appropriato la tecnologia.

In Olanda i giudici hanno imposto al Governo un innalzamento al 25% della riduzione delle emissioni rispetto al 1990 da raggiungere nel 2020 sulla base del principio di precauzione e della Convenzione sui diritti umani. Ancora più interessante la causa contro la Shell avviata da “Friend of the Earth” per riduzione di Co2 del 45% entro il 2030 e azzeramento al 2050. Una insufficiente attenzione verso l’ambiente può provocare gravi danni reputazionali sia alle aziende sia, indirettamente, ai loro investitori (es. Volkswagen, Franklin Templeton Investments, British Petroleum). Campagne di disobbedienza civile di massa sono già avviate.[9]

Più che discutere e polemizzare, ora bisogna informarsi, formare ed agire.

Mario Rossi

Note 

[1]“The Ocean and Cryosphere in a Changin Climate”, Intergovermental Panel on Climate

Change   (IPCC), – Comitato ONU sul Clima – ,  september 2019.

[2] Per biocapacità s’intende la capacità degli ecosistemi terrestri di rinnovarsi.

 

[3] “Il 10 maggio 2019 è, per l’Europa, l’Overshoot Day (…). Se ogni abitante di questo mondo conducesse il nostro stile di vita, dall’1° gennaio al 10 maggio avremmo consumato tutte le risorse che gli ecosistemi possono donarci in un anno e poi spontaneamente rigenerare. Da oggi a fine 2019 vivremo a debito, dilapidando il capitale naturale del Pianeta e di fatto, impoverendolo” (“L’Earth Overshoot Day è sempre più in anticipo: abbiamo finito le risorse 2019 del Pianeta”, greenme.it, 29 luglio 2019).

Sul tema v. anche: “Rapporto del WWF e “Global Footprint Network”, 9 maggio 2019, e  “focus.it”, luglio 2019.

[4] “Il numero delle persone in fuga da fame, siccità e alluvioni crescerà enormemente nei prossimi trent’anni se i Governi non interverranno con un’azione globale e un piano di sviluppo a lungo termine” per la riduzione dei gas serra nell’atmosfera. È l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto della Banca Mondiale, secondo cui entro il 2050, ottantasei milioni di profughi ambientali si sposteranno nell’Africa sub-sahariana, 40 milioni in Asia meridionale e 17 milioni in America Latina, per un totale di 143 milioni di profughi (…). Il surriscaldamento del pianeta è diventato inesorabilmente un ‘motore di migrazione’, costringendo persone, famiglie e persino intere comunità a cercare nuove aree in cui vivere”, ha dichiarato Kristalina Georgieva, ceo della Banca mondiale, nelle osservazioni che presentano il dossier. “Ogni giorno i cambiamenti climatici diventano una minaccia economica, sociale ed esistenziale più urgente per i Paesi e i loro popoli”, ha affermato ancora sottolineando che “il numero di profughi ambientali potrebbe essere ridotto di decine di milioni con un’azione globale per ridurre le emissioni di gas serra e con una pianificazione di sviluppo a lungo termine” (Agenzia Giornalistica Italia, AGI, 2 aprile 2018).

[5] Cfr. Commissione Europea, Energia, cambiamenti climatici e ambiente. Azioni per il clima,   13 dicembre 2019.

[6]  “The Global Riscs Report 2019”, 14th Edition.

[7] Fonte: Doxa e Forum per la Finanza Sostenibile, 2017, Il risparmiatore responsabile – seconda edizione.

[8] Corso di formazione per gli amministratori della Capogruppo e delle compagnie controllate da Cattolica Assicurazioni, Verona, 18 novembre 2019, sul tema: “La sostenibilità dell’impresa e l’approccio ESG: origini, evoluzioni e sviluppi recenti”, tenuto da dott. Franco d’Amelio (Sustainability Services Leader, Deloitte & Touche SpA) e dall’avv. Pietro Negri (Responsabile Sostenibilità e Corporate Governance Ania).

[9] Ad esempio: il 17 novembre 2018 migliaia di manifestanti hanno occupato i ponti sul Tamigi per esprimere la loro preoccupazione sul cambiamento climatico. Una delle più importanti azioni pacifiche di disobbedienza civile in Gran Bretagna negli ultimi decenni, lo ha definito il Guardian. Ottantacinque persone sono state arrestate.

 

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