Finalmente è giunto il risveglio. La crisi agita tutti gli italiani. Il grave rischio di assistere a più gravi e profonde lacerazioni istituzionali, e di veder crescere ancor oltre l’odio sociale e politico, smuove le coscienze di tutti noi. Così, anche i cattolici interessati alla politica dibattono come prima non avveniva.

Salvini si è oggettivamente posto come elemento di divisione. Lo è nei confronti di quella Europa ai cui valori e prospettive noi guardiamo. Crediamo infatti in essa, nonostante i tanti ritardi e le contraddizioni. Apprezziamo oggi il fatto che una nuova maggioranza sembra intenzionata, a Bruxelles, a ricomporre un progetto propulsivo con l’avvio di politiche più solidali. Un assetto da cui sono esclusi i leghisti.

Il capo della Lega è divisivo a maggior ragione all’interno del nostro Paese. Consapevole di ciò, anzi, puntando su ciò, chiede pieni poteri contro ogni logica moderna e democratica.

La crisi, è persino superfluo ricordarlo, non sarà risolta da noi. Gli esiti li apprenderemo dalla televisione dopo che il Presidente della Repubblica e i partiti avranno dato corso alle consultazioni.

A noi altro spetta di fare. Soprattutto, lavorare con le idee chiare e distinte perché resta la necessità di un’assunzione di responsabilità per uscire da uno stato di irrilevanza che permane.

Un conto è il nostro progetto di rinascita, un altro è il seguire le dinamiche di un mondo politico parlamentare da cui siamo esclusi. Restano due piani differenti  e questo non dobbiamo dimenticarlo.

La partita tra le forze presenti in Parlamento inizia con le riunioni dei capogruppo al Senato e alla Camera. Due occasioni per registrare le prime posizioni da parte di quelli che, oggettivamente in questa fase, sembrano apparire gli aghi della bilancia. Loro ci diranno se finiremo per andare alle elezioni anticipate o meno: Silvio Berlusconi, da una parte, Nicola Zingaretti e Matteo Renzi, dall’altra. Il loro schierarsi per elezioni sì elezioni no sarà determinante.

E’ molto probabile, in ogni caso, che nel corso della crisi altri elementi possano emergere. A partire da quelli determinati dalla scarsa voglia di un ricorso anticipato alle urne di circa l’80 % degli attuali parlamentari: rischiano di rinunciare alla loro carica.

Per quanto non se ne parli,  sullo sfondo si staglia l’appuntamento per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, prevista fra due anni e mezzo. Quanti dei partiti oggi presenti in Parlamento hanno interesse a divenire del tutto ininfluenti su una decisione tanto importante?

Il nostro problema è quello di saper definire, anche nelle condizioni attuali, una nostra precisa presenza.

L’appello per una “ tregua” sottoscritto da tre tra le principali associazioni a carattere politico che raccolgono esponenti del mondo cattolico, Costruire Insieme, Politica Insieme e Rete Bianca, è solo un primo passo ( CLICCA QUI ).

La prospettiva condivisa è quella di dare vita ad una entità politica nuova che si caratterizzi sulla base di un contributo originale e creativo. Si tratta di lavorare ad un’autentica e radicale trasformazione del Paese.

Dobbiamo darci una marcata fisionomia autonoma e specifica, richiamare e rilanciare quel patrimonio umano finora inespresso, che pure siamo in grado di sollecitare a gettarsi nella mischia.

Gli sviluppi della crisi ed i conseguenti sbocchi, pertanto, ci devono vedere partecipare al dibattito politico sostenendo ogni sforzo che vada nella direzione di creare un quadro rasserenato, individuare quei tre quattro provvedimenti fondamentali da definire in Parlamento, tra cui finanziaria e legge elettorale, nella consapevolezza, però, che nessuna forza politica ci rappresenta.

L’insieme dei contributi venuti nell’arco di poche ore da Gerardo Bianco, Lorenzo Dellai e Andrea Oliviero arricchiscono il dibattito. Si aggiungono alla proposta di dare vita ad un Cnl avanzata da Enzo Carra.

L’idea che, dev’essere ripetuto, è del tutto diversa da quella di creare dei “ fronti contrapposti” o di salute pubblica, ha un senso se significa, come significa, e come lo fu per il Cnl di 75 anni fa, non partecipare ad un calderone indistinto, ma  alla definizione di un ambito in cui si concretizza il comune riconoscimento da parte di ampi settori della politica e della società civile della gravità di una crisi tanto importante. Senza che ciascuno sia costretto a rinunciare a coltivare la propria prospettiva strategica e di lungo respiro.

Giancarlo Infante

Immagine utilizzata: Pixabay

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