Oggi non sappiamo come la crisi del governo Draghi andrà a finire, se saranno confermate le dimissioni del capo del governo (esito tra i più probabili) o se si riuscirà a rattoppare la tela, se ci saranno elezioni a ottobre o se si tirerà avanti fino a febbraio. Questioni certamente importanti in sé e sul piano delle conseguenze immediate per il paese, ma in ogni caso di breve periodo. Più importante è mettere a fuoco che il dopo-Draghi è comunque cominciato. Ma soprattutto va costruito.

Chiariamo il punto. Il governo Draghi, guidato da una delle personalità di maggior rilievo che l’Italia abbia espresso sulla scena pubblica italiana e internazionale negli ultimi anni, è stato lo strumento per costringere le forze politiche a convergere su uno sforzo di solidarietà nazionale nel momento in cui queste si sono rivelate non in grado di sostenere autonomamente un governo adeguato a fronteggiare le sfide della pandemia e del rilancio del paese attraverso i generosi strumenti forniti dalla Unione Europea con i fondi del Next Generation EU. L’evento inatteso dell’aggressione di Putin all’Ucraina ha trovato questo governo e la compagine politica che lo ha sostenuto in grado di affrontare con fermezza questa sfida gravissima in armonia con il concerto europeo e atlantico.

L’avvicinarsi naturale delle elezioni ha reso più inquiete e preoccupate di ritrovare la propria identità (o ragion d’essere) le forze politiche e soprattutto quelle che molti chiari segni indicano in forte calo rispetto ai risultati straordinari ottenuti nelle elezioni del 2018. Se nella Lega di Salvini questo stato d’animo è rimasto più sotto controllo e semmai rinviato a settembre, nei Cinque Stelle è esploso associandosi ad una vera e propria crisi esistenziale del partito accompagnata anche da una grossa scissione e sfociando nell’irresponsabile comportamento di questi giorni.

Questo dunque è il presente che rende difficile una soluzione positiva della crisi. Ma sempre più importante è il futuro prossimo che si prepara tra il prima e il dopo di elezioni che comunque sono ormai vicinissime. Questo futuro prossimo è tutto sotto il segno della responsabilità delle forze politiche: non ci sono più alibi, spetta a queste dire con chiarezza con quale indirizzo intendono costruire gli orientamenti politico-programmatici di governo per affrontare i problemi del paese. Questo vale per le forze politiche tradizionali al governo e all’opposizione e per le forze politiche, come INSIEME e altre forze del cosiddetto “centro” che si propongono di cambiare sostanzialmente gli assetti politici.

Due sono i temi centrali tra di loro fortemente connessi in agenda: quello della crisi internazionale in Europa e quello della situazione economica e sociale. Su entrambi il governo Draghi ha aperto la strada e lascia una agenda da completare, integrare e se del caso correggere per rafforzarla.

Cominciamo da quella internazionale. Qui un dato è evidente: sotto la guida di Draghi l’Italia ha acquisito una posizione di grande autorevolezza e di chiara linearità: l’aggressione brutale della Russia di Putin all’Ucraina con le sue inaccettabili violazioni della legalità internazionale e l’attacco sistematico alla popolazione e alle infrastrutture civili di un paese sovrano deve essere respinta con fermezza. Questo è necessario per costruire il disegno di una pace giusta, equilibrata e rispettosa dei diritti di tutte le parti in causa in Europa. La difficile strada per raggiungere questo obiettivo richiede unità di intenti nella comunità atlantica delle democrazie e soprattutto una forte assunzione di responsabilità della Unione Europea. Questa linea è stata perseguita con determinazione dal governo Draghi assumendo una posizione di leadership europea sia in tema di aiuti alla Ucraina e di sanzioni alla Russia, che sull’ammissione rapida della candidatura dell’Ucraina senza rinunciare però a lanciare segnali di apertura ad una prospettiva di pace alla Russia. In un momento storico grave l’Italia non è mancata alle sue responsabilità. Le forze politiche devono ora dire con chiarezza se vogliono continuare sulla strada di una forte solidarietà europea a sostegno di un sistema internazionale basato sul rispetto delle norme, della integrità degli stati, della sovranità ucraina e insistere con un fermo richiamo alla Russia a rinunciare all’aggressione (che come ci dicono le voci libere della Russia non sta facendo il bene di questo paese, ma al contrario lo sta gravemente danneggiando). O se hanno altri obiettivi in mente

Altrettanto importante è la questione economico-sociale, poiché sull’uscita dalla crisi pandemica si è abbattuto l’emergere di forti tensioni inflazionistiche con immediate e gravi ricadute sui costi per le famiglie e potenzialmente sulla crescita economica.  Qui c’è da condurre in porto la grande impresa del Piano di ripresa e resilienza (PNRR) italiano nel contesto delle regole europee iniziata con successo dal governo Draghi e da sviluppare le azioni avviate per rispondere ai danni dell’inflazione. Su questo piano il discrimine è di nuovo abbastanza chiaro. C’è chi pensa, e lo sta dimostrando in questi frangenti, che le risposta ai problemi che stanno emergendo sia nel riprodurre (con nomi nuovi ma sostanza invariata) una lunga stagione di risposte ad hoc, di sussidi, di condoni mascherati, di accomodamenti ai tanti interessi particolari. E chi invece ritiene che questa sia l’occasione per trasformare il nostro paese e valorizzare le grandi risorse e capacità di risposta della sua gente, rafforzando e responsabilizzando le strutture fondamentali della società (le famiglie, la scuola, le autonomie locali, il terzo settore, le imprese, il mondo della ricerca) con una legislazione semplificata e premiante invece che farraginosa e opprimente, con investimenti infrastrutturali mirati invece che con elargizioni a pioggia.

Il dopo-Draghi è cominciato: tocca a tutte le forze politiche non disperdere tutto quello che di positivo ha rappresentato questo governo e soprattutto pensare a costruire responsabilmente il futuro che sta muovendo i suoi passi. Anche il nostro partito INSIEME- per la famiglia, il lavoro, la solidarietà e la pace, nella coscienza delle sue forze non può sottrarsi a questa chiamata.

Maurizio Cotta

 

 

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