“La crisi in Ucraina è un esame di maturità per l’Unione Europea”; “L’Europa deve imparare a difendersi sui tre piani: economico, energetico, militare”; “l’Europa deve crescere”  anche dotandosi di strumenti di decisione più rapidi ed efficaci, rinunciando all’unanimità.

Ora è giunta la necessità ed il momento in cui la più grande costruzione politica dei secoli successivi a quello di Carlo Magno, un Continente unito nel segno della democrazia, della libertà, della crescita e del Bene comune, compia il passo successivo: dopo essersi munita di una comune Politica estera e difensiva, acceleri verso la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, percependosi come il più utile strumento atto a preservare democrazia, libertà, eguaglianza.

Qualche giorno fa, The Telegraph ha scritto che l’Occidente sta vincendo la sua guerra politica, economica e culturale, di civiltà contro le autocrazie e che la superiorità delle società libere rispetto a quelle non libere non è mai stata tanto netta come lo è oggi.

La Guerra, definibile “lotta armata fra stati o coalizioni di stati per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno motivata da veri o presunti conflitti di interessi ideologici ed economici,  non è ammessa dalla coscienza giuridica moderna. Da qualunque parte la si osservi, la Guerra, qualunque guerra e quella iniziata il 24 Febbraio 2022 in particolare, guerra alle idee liberali, decisa da un autocrate rimasto impigliato tra i rovi di ideologie nostalgiche, è il momento ed il luogo del disumano.

Questa Guerra non è una guerra fra stati, ma una Guerra di invasione e conseguente resistenza all’aggressione. Le guerre di Putin, militare, economica, cybernetica, social di propaganda e di disinformazione, culturale all’Ucraina che sono state prima una trasgressione, poi un errore basato su informazioni di comodo, si stanno avviando a diventare un disastro per chi le ha iniziate.

Mandare armi all’Ucraina vuol dire evitare a quel paese la schiavitù: cercare la Pace. Ma come fare in modo che la ricerca di dialogo e di pace divenga efficace? Perseguendo la Pace con determinazione, aiutando Zelensky nella ricerca del negoziato, cercando di far percepire a Putin che non esistano altre vie di uscita. Tra le due posizioni in conflitto non è etica alcuna equidistanza: se vogliamo essere fedeli ai nostri principi e valori, dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere, per non perdere la propria libertà; per potere negoziare in posizione di non sudditanza. In quanto mezzo indispensabile al  conseguimento di un fine nobile, l’invio delle armi  agli Ucraini da parte dei paesi occidentali è giusto, etico e prudente. Giusto perché uno Stato sovrano è stato invaso da uno Stato molto più potente; etico perché la difesa della patria è un dovere sacro; prudente perché con l’invio delle armi si manda un messaggio all’aggressore: nessuna invasione può restare impunita.

Il 22 aprile 2022, in occasione di un incontro con le associazioni di partigiani e resistenti italiane, il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha preso nettamente posizione sul tema della resistenza da attacchi dall’esterno ad un paese libero: non sono possibili equivoci, equidistanze, distinguo da parte della dirigenza di un Paese che ha nella Resistenza uno dei propri fatti fondativi.

Lo strumento etico ottimale è il Negoziato. Se è vero che la Guerra è la Politica perseguita con altri mezzi, il conflitto non esclude il sempre possibile ritorno alla buona politica e al Negoziato. Il problema consiste non nella diffusa volontà di raggiungerlo ma sull’accordo fra tanti soggetti sul “come” fare per raggiungerlo, evitando saggiamente di ipotizzare vittorie schiaccianti che sarà impossibile che si verifichino. Successivamente, nell’identificare, dal punto di vista di entrambe le parti, i risultati che esse vorrebbero e potrebbero conseguire.

Tutto il Mondo teme, trepida e spera, in attesa del “Cessate il fuoco!”, propedeutico prima ad una tregua e poi ad un auspicabile accordo di Pace, da qualunque soluzione provocato. Sarebbe un vero peccato, però, per l’Europa ed il suo ruolo nella Storia, se l’accordo di Pace al quale dovrà pure, prima o poi, pervenirsi, fosse negoziato non ad Assisi, città della Pace, ma in un qualunque altrove, da Erdogan invece che da Guterres, dettagliato da USA e Russia e soltanto sottoscritto dall’Unione Europea, come preconizzato da Massimo Cacciari.

Massimo Maniscalco

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