Giorgia Meloni mantiene la linea della presentazione di una mozione di sfiducia del Governo Conte e rilancia con una raccolta di firme on line che avrebbero raggiunto quota centomila in pochissime ore ( CLICCA QUI ).

La posizione di Giorgia Meloni segna una differenziazione all’interno del centrodestra e non solo perché la mozione è tutta di produzione sua. In effetti, potrebbe persino dire che stia per sfilarsi dai compagni di cordata. Dalle disponibilità di Silvio Berlusconi a misurarsi sui problemi con l’attuale maggioranza, agli evidenti tentativi di Matteo Salvini di rientrare in qualche modo nel gioco parlamentare, pronto anche a sostenere un diverso governo allargato.

La posizione estrema della leader di Fratelli d’Italia, come già sostenuto ieri su queste colonne ( CLICCA QUI ), deve dunque essere vista come una componente di quella schermaglia ingaggiata pure all’interno del centrodestra. Fino ad oggi, infatti, lei è quella che ha guadagnato di più, almeno in termini di consensi virtuali espressi dai ripetuti sondaggi di opinione. Questi, con continuità, stanno indicando Fratelli d’Italia in crescita a discapito soprattutto della Lega di Matteo Salvini.

Una prima occasione per concretizzare questa virtualità verrà sicuramente dal confronto elettorale per la città di Roma  atteso, salvo rinvio, per la prossima primavera inoltrata. L’insistenza con cui fa emergere la contrarietà alla candidatura di Guido Bertolaso a favore di uno dei suoi, nonostante il convincimento dei più che il nome dell’ex responsabile della Protezione Civile potrebbe assicurare addirittura la vittoria al primo turno, fa ben capire come Giorgia Meloni sia alla ricerca di un suggello importante e concreto sul percorso compiuto finora.

E’ vero che nella già citata intervista concessa al Corriere della Sera di due giorni fa, la Meloni, dicendosi pronta ad “aiutare l’Italia” ( CLICCA QUI ) non ha chiuso del tutto la possibilità di portare un sostegno ad un possibile governo di unità nazionale cui alcuni ( CLICCA QUI ) continuano a legare il nome di Mario Draghi. E’ altrettanto vero, però, che la presentazione di una mozione di sfiducia,  può rappresentare il granello di sabbia che blocca pure il meccanismo più sofisticato.

In questo momento e in questo modo, infatti, potrebbe portare al rafforzamento della maggioranza e della posizione personale di Giuseppe Conte, visto che molto difficilmente 5 Stelle e Pd potrebbero accettare un simile esplicito trattamento per il Presidente del consiglio loro espressione. Oggettivamente, dunque, questa posizione di Giorgia Meloni divide il centrodestra e rende al momento difficile la creazione di un’alternativa verso cui guardano, sia pure in modo diverso, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.

Anche in ciò è possibile vedere la conferma di quanto il bipolarismo sia già archiviato nei fatti, anche se le ripetute recenti vicende elettorali regionali e locali hanno molto fatto mettere la sordina a questa verità. Ai discorsi della Giorgia Meloni, ma anche di Matteo Salvini, al di là dal riconoscere di condividerne ben poca parte, manca un qualcosa che possa innalzarli davvero ad un rango più alto di qualità e di spessore politico. Nella situazione data, infatti, se davvero fossero interessati ad un autentico cambiamento del quadro politico, ma questo è un ragionamento che potrebbe riguardare anche Pd e 5 Stelle,  dovrebbero proporre una sollecita modifica della legge elettorale che riconosca il cambio intervenuto nello schema politico istituzionale del Paese e che consenta di andare alle elezioni affinché da esse emerga davvero il paese reale con una sua adeguata rappresentanza. Altrimenti l’impressione resta quella che, alla fine, tutti gli attori partecipi dello spettacolo seguano lo stesso copione che, come tutti i copioni, prevede ruoli diversi.

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