Nino Giordano segnala questo brano su La giustizia sociale scritto da Alcide De Gasperi come parte del Testamento politico dello statista trentino risalente al 1943

La libertà politica è legata alla libertà economica e la democrazia senza la giustizia sociale sarebbe una chimera o una truffa.

Accanto a quella che fu detta la democrazia formale bisogna costruire la democrazia sostanziale, riformare cioè la struttura sociale.

E qui s’impone una prima avvertenza: stiamo in guardia contro un certo fatalismo determinista che s’insinua anche in chi non accetta esplicitamente la dialettica marxista, nel dare cioè al fatto compiuto economico e organizzativo l’apparenza di una necessità storica.

Se la politica economica ha agito e agisce, per fini sociali che si ritengono superiori, anche contro le cosiddette leggi economiche – pensiamo alla economia di guerra o anche semplicemente a certe bonifiche – se domani l’autarchia potrà venir rovesciata da una economia di rapporti economici mondiali multilaterali, nulla vieta in principio che anche all’interno certe concentrazioni industriali create dalla congiuntura o dall’avidità o dalla passione dell’imperialismo economico vengano decomposte o ridotte.

“Lo scopo sacro e obbligatorio della vita sociale resta sempre lo sviluppo dei valori personali dell’uomo (Pio XII, Natale 1942). Esso esige per ciascun uomo normalmente il diritto all’uso dei beni della terra, il diritto di lavorare per mantenere una famiglia e impone alla società l’obbligo fondamentale di accordare una proprietà privata, possibilmente a tutti» (ibidem).

Se è vero che oggidì ci dobbiamo considerate vittime di un volontarismo irrazionale che ha condotto all’impero della forza e dell’arbitrio, non bisogna d’altro canto che rispunti tra i cattolici la tendenza manifestata da alcuni sull’inizio dell’altro dopo-guerra, di ritenere fatali le soluzioni estreme e unico compito dei cattolici quello di moderarle.

Veder chiaro una propria meta fondata sulla propria concezione della vita sociale e aver ferma la volontà di raggiungerla, questo importa soprattutto; e poi studiare, elaborate i provvedimenti sociali concreti e i modi possibili di attuarli, nelle condizioni di fatto lasciateci all’interno dalla guerra, e condizionati all’esterno dall’economia mondiale di cui faremo parte. Né può essere nostra l’illusione di un totalitarismo materialista che cerca la giustizia sociale soltanto ed essenzialmente in nuovi provvedimenti legislativi di più equa distribuzione della ricchezza. Le forze elettriche si possono trasportare e distribuire ovunque, ma le forze umane sono libere nel cuore dell’uomo.

E’ la coscienza morale che alla fine decide anche dei rapporti sociali e della buona o cattiva amministrazione e oggi alla fine di un periodo che porta seco tanta corruzione, sentiamo, che nessuna riforma, nessuna legge ci salverà, nessuna giustizia sociale sarà possibile, se tutti e specie le classi dirigenti, cioè gli amministratori dei beni e gli esecutori delle leggi, non diventeranno personalmente più giusti.

Alcide De Gasperi       

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