Merita un supplemento di riflessione il recente intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’assemblea annuale Anci, Associazione nazionale dei comuni d’Italia. Intervento sul quale gli organi di stampa e i media hanno prestato poca attenzione per l’incalzare del drammatico bollettino quotidiano del Covid – 19. I pochi commenti hanno dato una lettura “politica”. Sicuramente il presidente si rivolge a qualche sedicente leader politico nazionale quando invita “a non disperdere le forze in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte, a fronte di un nemico insidioso che può travolgere tutti”.

Sicuramente il presidente non può dirlo, ma è a dir poco imbarazzante aver visto uno di questi sedicenti leader portare la mascherina elettorale di Trump. Non tanto per l’espressione di una simpatia politica, del tutto legittima, quanto piuttosto perché Trump è la bandiera internazionale del negazionismo. E quando non ha potuto negarlo perché lui stesso colpito dal virus, lo ha banalizzato in tutte le maniere possibili. Sicuramente, ammonisce instancabilmente il presidente, chi ha responsabilità istituzionali ha il dovere del dialogo e del coinvolgimento nella collaborazione perché “dobbiamo far ricorso alle nostre capacità e al nostro senso di responsabilità tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione”.

Mentre a Roma e non solo a Roma, qualcuno gioca e scherza con il Coronavirus “i sindaci – sottolinea Mattarella – sono stati il presidio più prossimo ai bisogni immediati di persone, famiglie, attività imprenditoriali e commerciali in affanno. I Comuni e i loro servizi sono divenuti il primo punto di riferimento e il primo supporto; hanno consentito al sistema delle istituzioni di stare accanto a quanti chiedevano aiuto; hanno contribuito ad arginare le conseguenze sociali della crisi sanitaria”.

E ancora: “I Comuni hanno affrontato e stanno affrontando un sovrappiù di sfide, aggravi e responsabilità”. Ogni periodo, ogni capoverso, ogni riga di questo intervento merita un’attenta riflessione perché Mattarella parla del presente ma con lo sguardo sul futuro prossimo. Sul post Coronavirus quando l’emergenza sanitaria, si spera il più presto possibile, sarà superata, o per lo meno contenuta nei limiti della gestione ordinaria. Solo allora emergeranno tutte le profonde ferite che il virus ha provocato: ferite sanitarie, certamente, ma anche morali, sociali, psicologiche, educative, relazionali, economiche, imprenditoriali e produttive.

Il post Coronavirus si annuncia come una polveriera pronta ad esplodere da un momento all’altro. E la storia insegna che in una polveriera basta una scintilla per provocare conseguenze impreviste e incalcolabili. Basti pensare che cosa ha rappresentato per l’Europa la “scintilla” di Sarajevo del 28 giugno 1914. Il riferimento all’Europa non è casuale perché la pandemia sta picchiando duro in tutta Europa, in tutta Europa ci sono milioni di negazionisti e quotidiane manifestazioni contro i “lockdown”. In Europa qualcuno vorrebbe contrattare su diritti civili, regole democratiche e libertà. L’Europa di oggi non è quella di un secolo fa, senza dubbio è più forte e coesa, ma le sue fondamenta sono ancora molto fragili. Parlando ai sindaci Mattarella ha parlato a tutta Italia e a tutta Europa. “Il pluralismo e l’articolazione delle istituzioni repubblicane (dal piccolo borgo a Bruxelles, ndr) sono e devono essere moltiplicatori di energie positive, ma questo viene meno se, nell’emergenza, ci si divide” sottolinea il presidente. E aggiunge: “La libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione, di unità tra le parti. E’ questa la prima responsabilità delle istituzioni democratiche, a tutti i livelli, e questa è la lezione che la pandemia ribadisce con durezza”.

L’intervento di Mattarella è una straordinaria lezione sturziana perché fonda la democrazia sui comuni e la libertà sulla responsabilità individuale. “Dobbiamo tutti adottare – rimarca il presidente della Repubblica – i comportamenti di prudenza suggeriti: mascherina, igiene, distanziamento, scelta di fare a meno di attività e incontri non indispensabili”. Ma precisa: “Questo deve avvenire non per imposizione, non soltanto per suggerimento o per disposizione delle pubbliche autorità, ma per convinzione. Liberi, e per questa ragione responsabili”. Mattarella si appella a cittadini responsabili per essere liberi, sull’esempio di Sturzo che chiamò a raccolta cittadini liberi per diventare forti insieme.

Luigi Ingegneri

 

 

 

 

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