Letizia Moratti sicuramente conosce e rispetta il valore intangibile della vita. Va riconosciuto come lo dimostrino le importanti ed anche personalmente impegnative attività di volontariato e di solidarietà cui si è dedicata come imprenditrice ed anche la sua azione politica ed amministrativa, in particolare a Palazzo Marino.

Essendosi a lungo occupata, se non vado errato, e forse tuttora, di ragazzi tossicodipendenti, sicuramente sa che quanto più una persona è fragile e deprivata, come succede nei bambini gravemente disabili, delle normali attribuzioni funzionali, tanto più diventa testimone privilegiato della nostra come umanità; soggetti, cioè, in cui la dignità della persona si mostra nella sua originaria essenza, ontologicamente fondata, nella sua nuda gratuità di vita donata.

Per questo, è, a maggior ragione, importante chiedersi come e perché abbia rilasciato una dichiarazione francamente preoccupante ed inaccettabile.

La sua affermazione secondo cui i vaccini andrebbero distribuiti tra le Regioni anche in rapporto al PIL, è stata da molti commentata e respinta al mittente con indignazione oppure con ironia, come se ciò bastasse ad accantonare un’ uscita da rubricare nella categoria delle “dichiarazioni infelici” oppure in quella, assai più aristocratica, dei pensieri talmente profondi e sottili, talché i comuni mortali  ne travisano il senso perché sono inadeguati a coglierne quell’autentico nucleo tematico che significa, invece, esattamente il contrario di quel che, nella sua ingenua semplicità, ha creduto di intendere l’uomo della strada.

Infatti, la signora Moratti ha precisato che il suo intendimento non era per niente discriminatorio, ma si preoccupava piuttosto del fatto che, risanando prima la Lombardia, si rimetterebbe in moto la locomotiva che farebbe ripartire l’intero Paese.

Insomma, una variante del classico caso in cui è quel babbeo di giornalista che non è stato in grado di capire, cosicché ti fa dire esattamente il contrario di quel che intendevi affermare.

Dopo di che il solare Attilio Fontana, che non è  il maggiordomo di Lady Moratti, a costo di aggiungere la beffa al danno, corre in soccorso della sua vice e promette che, ove la sua sollecitazione venisse accolta, da par suo, ritirerebbe il ricorso della sua Regione contro l’inserimento in zona rossa.

Qualcuno gli spieghi che non di tutto si può fare mercato, cosicché va rispettata una insuperabile gerarchia di valore tra norme finalizzate a salvaguardia di un bene che non ha prezzo  come la vita  dei cittadini ed orientamenti diretti a sostenere le attività economiche: obiettivo di cui sicuramente è legittimo che si preoccupi il Governatore della Lombardia, purché non pretenda di farlo attraverso una strategia dei vaccini, che pretenda di scaricare sugli altri italiani il peso di un privilegio che la sua Regione rivendicherebbe in virtù della sua più rilevante presenza sul piano della produzione dei beni definibili in termini di costo.

Anche nel caso del Presidente Fontana, se non vogliamo ridurre la politica ad uno scontro cieco e pregiudiziale, dobbiamo riconoscere che la sua dichiarazione, per quanto non condivisibile, sia in buona fede.

Se non fosse così, la sua posizione a favore di una distribuzione differenziata dei vaccini configurerebbe una scorta di “separatismo” crudo, al cui confronto perfino quello del vecchio Bossi apparirebbe ingenuo med una po’ “naïf”.

In sostanza, quel che preme rilevare è la sottile, inafferrabile, inguaribile pervasività di un pensiero “mercatista” che ogni giorno di più si pone come abito mentale ubiquitario, che, se vogliamo stare alla politica, è ormai insediato indifferentemente a destra ed a sinistra, cosicché si insinua per ogni dove con una sorta di spontaneità, talmente naturale e scontata che neppure ne viene più avvertita la capacità di sovvertire una ordinata consapevolezza dei valori  effettivamente in gioco.

Ed è una china scivolosa di cui dobbiamo essere avvertiti dato che ci tocca  personalmente tutti e ciascuno di noi è tenuto, per la sua parte, a vigilare in proprio.

Domenico Galbiati

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