“Ma non è solo l’impegno dei politici, anche noi cittadini siamo chiamati a fare la parte che ci assegna la costituzione, quella di destinatari, ma anche artefici e promotori del bene comune” (don Ciotti – 18/09/20 )
Tutti siamo chiamati in prima persona, in tutti i modi, se sono “inclusivi”, se rappresentano assunzione diretta di responsabilità civica e sociale nel “costruire”, “ricostruire” e lo si fa con l’esempio, non con la critica come unico principio, perché ciò serve solo a creare sfiducia ed a destabilizzare.
Occorre “saper discernere”, con intelligenza, occorre saper distinguere, separare, scomporre le basi di un progetto, per ricostruirlo con i cambiamenti necessari e noi siamo o possiamo essere analisti, osservatori, propositori, attori di un cambiamento a partire da noi stessi, dalle cellule sociali minime e fondamentali, come la famiglia, l’impresa, il posto di lavoro, le associazioni, il quartiere, la città, ecc.
Più persone si confrontano con lo spirito “inclusivo”, più può emergere l’essenza del Bene Comune.
E’ faticoso, impegnativo e non è solo richiesto il “pensiero”, ma anche “l’azione”, che in primo luogo significano, solidarietà, fratellanza, disponibilità, mani tese, con l’intelligenza che porta rispetto, ma anche reazione che promuove un cambiamento.
L’essere presenti significa anche avere la pazienza di ascoltare, avere l’animo aperto per comprendere e discernere, per individuare il modo di essere, con i propri talenti, “utili”, concretamente utili, anche nel piccolo.
L’essere presenti deve portare anche con se il coraggio ed il proprio fardello dietro la spalle, sapere essere un esempio con la propria azione, se si è un esempio e ci si può impegnare per trainare dietro a se, coinvolgendo con passione, altri amici od amiche, concittadini.
Significa anche saper andare incontro, saper cercare con occhi aperti dov’è la tristezza, dov’è la disperazione e l’essere vicini, aperti, solidali, anche a voce bassa, per creare comunità d’aiuto, vuol dire saper considerare il debole forte, il povero ricco, il disabile più abile di me, il prepotente sostanzialmente un debole che ha bisogno di aiuto, l’umile una grande risorsa d’animo e di cuore, silente e sempre disponibile.
Non è difficile, ma tutto ciò richiede un esercizio quotidiano di “ascolto” e di “inserimento” in un dialogo che è scambio, che arricchisce di sensazioni e fornisce linfa per nuove visioni e nuove decisioni con nuovi approcci.
La cultura non è solo alto livello, non è rappresentata solo dalla capacità di dialogo o da leadership, la cultura è anche una forma di “disponibilità” a capire ed apprezzare le cose semplici che costruiscono il Bene Comune.
Alberto Berger