Una giovane precaria, tanto giovane quanto preparata, non particolarmente bella e quindi lontana dal circuito delle veline che possono aspirare a sposare un milionario o un calciatore come suggeriva Silvio Berlusconi, una giovane precaria – dicevamo – arriva lontano. Arriva là dove la superpotenza economica mondiale ha combinato un bel malestro, dove il Paese che lascia l’Ue con la supponenza di chi vanta il miglior sistema universitario al mondo resta al palo, dove la patria del Big Pharma ha fatto la figura dell’incompetente. In una parola: isola il coronavirus. Beccatevi questa.
La giovane precaria guadagna 1.500 euro al mese (affitto: almeno 800; pasti: almeno 400; libri: meglio non pensarci. Affetti familiari: meglio rimandare). Dice il liberista mercantilista: “Il massimo del risultato con il minimo sforzo. Il sistema adesso marcia a pieno regime. Siamo finalmente al passo con gli altri paesi ad economia avanzata”. Dice il sovranista populista: “Siamo i migliori, anche se la nostra è un’Italietta. Ora chiudiamo le frontiere e ci vacciniamo tutti. Gli altri si arrangino. Prima gli italiani”. Dice il benpensante salottiero e di sinistra: “Avete visto che ci volevano le riforme? Tutto merito di chi ha avuto in questi anni senso di responsabilità e cultura di governo”.
E noi, cosa diciamo a Francesca Colavita, che viene dal Molise e dimostra a tutti che studiare è importante e che il progresso cammina sulle gambe di chi è disposto al sacrificio, e non a tentare la fortuna con il Superenalotto?
Semplice, le diciamo questo: che è la figlia che tutti vorremmo avere, noi di mezza età, e che è una ragazza fortunata. Fortunata perché in fondo il sistema paese, o quello che ne è rimasto da quando hanno ad esempio iniziato a squinternare la pubblica istruzione, ancora riesce a produrre qualcosa di eccellente, come lei. Ma purtroppo non abbiamo la sensazione che le cose possano durare ancora a lungo, perché lo squinternamento delle riforme dei benpensanti salottieri continua imperterrito; il mercantilismo rapace è sempre spacciato come la panacea per rendere l’Italia moderna; il sovranismo pecoreccio in questi anni la fa da padrone. Intanto, lei guadagna non a sufficienza per essere non diciamo una promettente scienziata (lo è), ma una donna e una cittadina a pieno titolo, con i suoi doveri ma anche i suoi diritti: ad essere madre, se lo vuole, a vivere da sola, se lo vuole, a comprarsi in santa pace un libro, sempre che lo voglia (scommettiamo che lo vuole?).
Nel frattempo c’è da giurarci: a Francesca Colavita arriverà, presto, una proposta di lavoro da qualche università o casa farmaceutica straniera. Anche Boris Johnson non vuole gli europei a casa sua, ma poi con gli scienziati chiude un occhio. Lo stipendio promesso difficilmente sarà di 1.500 euro al mese. E a questo punto, da genitori di mezza età fieri della loro figliola che si è fatta da sola, non sapremmo cosa consigliarle. Perché a sussurrarle di accettare ci sentiremmo in qualche modo colpevoli del depauperamento del Paese. Ma a dirle di restare ci sentiremmo forse qualcosa di peggio: vecchi ed egoisti.
Strider

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