Dopo quello sull’agricoltura ( CLICCA QUI ) pubblichiamo, sempre a  di Daniele Ciravegna che ne ha coordinato i lavori, l’intervento sulla questione ecologica da parte del gruppo costituito da Politica Insieme in materia di ambiente, territorio e agricoltura.

Nelle strategie nazionali di sviluppo umano, prioritario per lo sviluppo degli ambienti in cui si svolge la vita della donna e dell’uomo; quindi, non solo gli ambienti umani (sociale, economico, culturale ecc.), ma anche l’ambiente naturale.

Quest’ultimo non è opera dell’umanità; è a disposizione dell’umanità, ma dev’essere impiegato con raziocinio dall’umanità stessa, affinché non vada perso poiché, altrimenti, lo sviluppo umano non potrebbe continuare; non sarebbe sostenibile. Oggi ciò significa, da un lato, eliminare quei comportamenti umani che risultano avere rilevanti effetti negativi per la vita del creato (cambiamenti climatici, ad esempio) e, dall’altro lato, impostare l’attività produttiva e di consumo dei beni prodotti secondo il principio dell’impiego efficiente delle risorse naturali, puntando sul massimo di efficacia positiva (produzione di beni) e sul minimo di efficacia negativa (produzione di mali) e seguendo il principio dell‘”economia circolare”, secondo il quale nulla di quanto prodotto viene disperso nell’ambiente poiché tutto è riutilizzato e che opera puntando sull’impiego di materiali riciclabili e sull‘attivazione di processi di recupero e riciclaggio al fine di ridurre al minimo la “cultura dello scarto”. In questo senso, occorre portare avanti un allineamento normativo sia in ambito UE sia a livello nazionale: Ministero dell’Ambiente (in particolare ISPRA e Gruppo di studio su economia e sviluppo sostenibile) e varie regioni.

Secondo l’approccio predetto, è contrario al vero sviluppo umano considerare la natura più importante della stessa persona umana (“approccio panteistico”) così come è contrario allo stesso sviluppo anche l‘”approccio tecnocratico” che delega a “esperti”, non solo il governo efficiente dello sviluppo, ma anche le decisioni politiche di fondo, stemperando molto probabilmente l’efficienza in termini di efficacia (le necessità della popolazione) delle decisioni stesse.

Per la realizzazione di un sistema di produzione e di consumo sostenibile e socialmente virtuoso si possono evidenziare le seguenti proposte da rendere operative.

  • Iniziative di informazione e di acculturazione e formazione sull’economia circolare.
  • Sviluppo dell’azione di regolamentazione dell’attività produttiva e dei mercati con riferimento all’impatto di queste sul clima, l’ambiente naturale e il territorio.
  • Introduzione di interventi fiscali atti a penalizzare la produzione e il consumo di merci e servizi inquinanti (combustibili fossili inquinanti climatici di breve durata, come metano, fuliggine e idrofluorocarburi, et al.) ed eliminazione dei sussidi pubblici a favore di attività produttive dannose per il clima, l’ambiente naturale e il territorio. La finanza pubblica deve rinunciare a finanziare attività industriali oramai obsolete ed inquinanti non concedere aiuti alle compagnie petrolifere né per attività di ricerca e trivellazione né in presenza di cadute del prezzo internazionale del petrolio
  • Incentivi a favore delle attività produttive con elevata efficienza energetica, dello sviluppo di interventi di riqualificazione energetica, di attività di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio.
  • Sviluppo di politiche industriali che mirino a orientare l’attività produttiva nella direzione della sostenibilità ambientale naturale (oltre che di quella sociale) nonché di politiche finanziarie e di ricerca volte allo sviluppo di energie rinnovabili e beni e tecnologie ecosostenibili. In questo caso – ma anche in altri – il ruolo del settore pubblico, specie per la presenza di imprese pubbliche che abbiano prospettive decisionali di lungo periodo, può diventare dirimente.
  • In particolare, una politica industriale che operi a favore delle produzioni e delle tecnologie per la produzione di beni (merci e servizi) “verdi” capaci di aumentare la sostenibilità del sistema economico, riducendo:

– le emissioni aventi impatto negativo sia nelle attività di produzione sia nelle attività di consumo;

– l’impiego di sostanze e di apparati inquinanti;

– il consumo di energia e di materie prime non rinnovabili;

– l’impatto sul cambiamento climatico;

– il consumo del suolo.

e favorendo lo sviluppo di energie rinnovabili.

  • In particolare, ancora, intraprendendo decisamente la via della decarbonizzazione, in generale, e la modernizzazione dei settori produttivi fortemente energivori dell’acciaio, della chimica e del cemento nonché l’avvio di una corretta transizione ecologica nella direzione del complesso di obiettivi predetti per i settori resource intensive, come il tessile, le costruzioni, l’elettronica e la plastica. Ad ogni modo, transizione ecologica e transizione energetica devono mirare a coniugare conversione delle attività produttive con salvaguardia dei posti di lavoro.
  • Rimodulazione dell’ecotassa sui rifiuti, onde ridurre gli scarti nel processo integrato produzione-consumo-postconsumo, e della tassa di proprietà sugli autoveicoli, di modo che sia collegata anche all’emissione di CO2. Nella rimodulazione della tassazione sui rifiuti è implicita la revisione del sistema di smaltimento dei rifiuti che è diventato un meccanismo di rendita garantita per società pubblico-privato. Le risorse spese per l’ investimento in nuovi inceneritori potrebbero invece risultare proficue per percorsi alternativi di riciclo e riuso. Non esiste un livello di riciclo a rifiuti zero. Però possiamo considerare percentuali di rifiuto al di sotto del 5%, quale by-product di circuiti industriali di recupero delle materie prime seconde, in linea con la normativa UE sull’economia circolare.
  • Sviluppo di sistemi di trasporto sostenibili, potenziando (nella forma di investimenti reali per la riqualificazione e il potenziamento delle infrastrutture e di creazione di nuove reti): la mobilità elettrica, il trasporto su ferro e per vie d’acqua anziché su strada, il trasporto collettivo e la mobilità condivisa. A proposito del trasporto pubblico e del sistema infrastrutturale viario, va emendato l’approccio projet financing alle grandi opere pubbliche. I mancati redditi delle società private non possono essere coperti dalla fiscalità generale. La dimensione del rischio d’impresa non può essere tolta grazie alla socializzazione delle perdite. Le varie Leggi Obiettivo che nei precedenti decenni si sono avvicendate non possono non essere oggi emendate.

• Interventi per tutela del mare, del funzionamento dei parchi naturali e del capitale naturale, in generale, e della sua biodiversità. Su parchi nazionali, foreste e biodiversità va prevista una revisione del Decreto legislativo 03/04/2018, n° 34.

Daniele Ciravegna

 

Immagine utilizzata: Pixabay

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