Il 2 giugno celebra la nascita della Repubblica italiana. Non può essere una celebrazione “neutra” e neppure meramente formale. Dobbiamo ricordare, infatti, che la scelta per la Repubblica fu impegno per la libertà dopo vent’anni di dittatura fascista e del superamento della sua visione statolatrica. Fu anche il primo segno popolare di come l’Italia volesse chiudere definitivamente la pagina monarchica.

Dunque libero atto collettivo per ripartire sulla base di un’autentica partecipazione popolare che la Costituzione avrebbe poi dettagliato mettendo al centro la valorizzazione della Persona e delle autonomie, l’intero mondo del lavoro, l’equilibrio tra i poteri dello Stato al cui fondamento sta il Parlamento.

A 76 anni da quel giorno però non mancano le forze, più o meno occulte, che provano a sovvertire quella fondamentale scelta fatta da parte del popolo italiano e che oggi rinnoviamo.

In effetti, registriamo un filo di continuità con i tentativi di chi ha usato la manovalanza del terrorismo, della mafia e della P2 per cancellare l’impronta parlamentare e portarci verso un regime presidenziale che niente ha che fare con lo spirito e la sostanza dei Padri costituenti.

L’idea del presidenzialismo niente ha che fare con la nostra Costituzione.

 

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