La strage della Robb Elementary School di Uvalde del Texas ha scosso gli interi Stati Uniti. Ma questo sembra non sia servito a smuovere molto la potente lobby dei costruttori e dei venditori di armi appena riunitasi, come se niente fosse accaduto, a Houston, sempre nel Texas, a circa 500 chilometri di distanza dal luogo dell’ultimo massacro.

A Houston ha preso la parola anche l’ex Presidente Donald Trump per rovesciare i termini della questione. Gli abbiamo sentito dire che il problema è quello di mettere delle guardie armate in tutte le scuole invece d’impedire, almeno, che i sempre più giovani responsabili di massacri, come quello costata la vita a 19 bambini e a due loro insegnanti, possano comperare addirittura armi da guerra. Mentre al di sotto dei 21 anni sono sottoposti a severissime norme che impedisce loro l’acquisto degli alcolici.

I fatti di Uvalde però stanno favorendo la nascita di un gruppo “bipartisan” di parlamentari statunitensi intenzionati ad aumentare i controlli sui precedenti degli acquirenti di armi, ad impedire ai malati di mente e agli adolescenti di ottenere pistole, fucili e munizioni e all’introduzione di nuove regole per il commercio di armi. E stando ai sondaggi di queste ore, circa l’80% degli americani vorrebbero proprio introdurre controlli preventivi al momento dell’acquisto. Un tentativo per rispondere ad un terribile bilancio: come oltre 1.500 persone sono state uccise nel corso di circa 270 sparatorie di massa registrate dal 2009 ad oggi.

Il 30% degli americani adulti afferma di possedere una pistola. Il 51% degli intervistati è favorevole a un divieto da introdurre a livello federale sulla vendita di fucili automatici o semiautomatici, come il diffusissimo AR-15, e solo il 32% si dice contrario. La divisione politica resta netta con il 75% dei democratici favorevoli alla limitazione del commercio delle armi mentre lo è solo il 25% di coloro che si dicono repubblicani.

 

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