Sulla guerra furibonda scatenata da Putin contro il popolo ucraino, le posizioni di Enrico Letta e di Giorgia Meloni sono più sintoniche di quanto non sia l’ intesa di ciascuno dei due con i rispettivi compagni di cordata, nell’uno e nell’altro dei due poli. Questo ed altro, su più versanti, sta ad indicare come non sia ulteriormente lecito discutere seriamente né di “centrodestra” né di “centrosinistra”, se come tali volessimo intendere coalizioni dotate di un senso politico compiuto e non parlassimo, piuttosto, di due nude e crude aggregazioni elettorali.

C’è chi sostiene di non poter condividere un’eventuale legge elettorale proporzionale, in quanto genererebbe una pluralità di posizioni politiche che andrebbero mediate, per dare luogo ad una maggioranza di coalizione, da forze che, almeno così come si configurano oggi, sarebbero impari ad una tale impresa: ne soffrirebbe la governabilità. Senonché, sarebbe tanto peggio immaginare – come, per la verità, rischia di accadere, altro che immaginazione – che gli elettori siano, di fatto, costretti, nella logica stringente del bipolarismo maggioritario, a consegnare il loro voto a schieramenti talmente contrastanti, al loro interno. Al punto che, su questioni di vitale importanza, non saprebbero a quale indirizzo finirebbe per concorrere il loro voto. Insomma, si esprimerebbero sostanzialmente alla cieca, affidando il loro consenso alla lotteria di una disputa interna all’uno o all’altro dei due poli, di cui non è dato conoscere percorso ed approdi conclusivi, ammesso che ve ne siano.

Siamo di fronte ad un ulteriore avvitamento di un sistema politico talmente esausto da rappresentare una vera e propria trappola per l’elettore. Il quale si ritrova costretto nella tenaglia bipolare e, per giunta, smarrito, sia nell’uno che nell’altro dei due schieramenti, tra tesi addirittura contrapposte o almeno largamente differenziate, tutt’al più malamente rabberciate per una sorta di “maquillage” elettorale.

Bisogna prendere atto che il sistema maggioritario e lo schema bipolare che ne deriva sono giunti al capolinea e non più in grado di dare voce alla pluralità di culture, di sensibilità, di sentimenti che arricchiscono la società civile. Ne consegue la necessità di dare la parola agli italiani, liberandoli da una gabbia pre-ordinata e consentendo che possano orientarsi secondo indirizzi politici che siano puntuali e chiari, rispondenti a visioni che, anziché sovrapporsi confusamente, diano di sé stesse espressamente conto.

Ci vorrebbe il coraggio di adottare una legge elettorale proporzionale. Eppure, prevale l’istinto di conservazione di partiti che non accettano di affrontare l’elettorato, ciascuno nella singolarità della propria proposta. In ogni caso, è comunque importante rompere la tenaglia di cui soffriamo, sia pure con una coalizione elettorale che la metta in discussione e conduca ad una dialettica almeno “tripolare”.

Domenico Galbiati

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