“Molte volte la stessa politica è responsabile del proprio discredito, a causa della
corruzione e della mancanza di buone politiche pubbliche. Se lo Stato non adempie il
proprio ruolo in una regione, alcuni gruppi economici possono apparire come
benefattori e detenere il potere reale, sentendosi autorizzati a non osservare certe
norme, fino a dar luogo a diverse forme di criminalità organizzata, tratta delle
persone, narcotraffico e violenza molto difficili da sradicare. […] Una politica sana
dovrebbe essere capace di assumere questa sfida.” (Laudato si, n. 197).
A volte si corre il rischio di porre le grandi questioni economiche e sociali, astraendo
dal contesto concreto nel quale vanno a incarnarsi. Ciò non rappresenta altro che una
forma imbellettata di disimpegno, una colta dimissione in questioni accademiche e
intellettualistiche che poco hanno a che vedere col fare politica.
Tenendo conto dell’evidenza dei fatti, chi volesse intervenire sul tessuto economico e
sociale in Italia non potrebbe prescindere dalla considerazione che economia e società
sono, nella nostra nazione, significativamente informate dalla criminalità organizzata,
dalle mafie e dalle loro sempre più subdole e impalpabili (ma influenti) infiltrazioni
in ogni ambito. È davvero possibile aspirare a un modello di economia civile senza
parallelamente risolvere il cancro cronico della mentalità, della cultura, della diretta
influenza e della connivenza mafiosa? Come si può parlare di sussidiarietà circolare
in alcuni territori del nostro Mezzogiorno, nei quali a livello imprenditoriale vigono
in modo pesante individualismo, diffidenza, paura, intimidazione, schiavitù e
assoggettamento ai poteri dell’antistato? Senza considerare che anche il settentrione
d’Italia è tutt’altro che immune da questi fenomeni anzi, lo è in modo ancora più
preoccupante perché più discreto.
Insomma: è possibile per una forza politica che aspira al cambiamento quale è
Politica Insieme, non avere nel proprio programma la lotta alla criminalità
organizzata come priorità della propria azione? Non si tratta di una successione
cronologica: prima la lotta alle mafie poi tutto il resto, ma di un logica continuità. È
lo stesso umanesimo integrale a richiamare intrinsecamente l’impossibilità di
scendere a compromessi con le logiche della corruzione e delle mafie e a porsi ad
esse come specularmente antitetico.
Per fare ciò occorre una solenne presa di posizione: dichiarare la volontà politica di
estirpare le mafie; la volontà politica di dire “basta!”, la volontà (sommamente)
politica di liberare un intero popolo dalla violenza, dalla paura e dall’odio; la volontà
politica di portare a pienezza i germogli che nascono dal sangue di tanti martiri.
Magistrati e storici fanno riflettere sul fatto che le Brigate Rosse e tutto il terrorismo
degli anni ‘70 e ‘80 non era meno organizzato e virulento delle mafie, ma è stato
sconfitto perché c’è stata la volontà politica di farlo.
Un movimento di ispirazione cristiana dovrà portare avanti una tale opera non solo
nel rispetto della Costituzione secondo i principi dello Stato di diritto, ma, di più,
anche con amore, “per amore del mio popolo”, non esclusi i carnefici!
Con l’incontro del 30 novembre, il prof. Zamagni ha auspicato la formazione di
gruppi di lavoro che si occupino di stilare un concreto programma per Politica
Insieme entro il mese di settembre. Sarà fondamentale riconoscere l’opportunità di
formare un gruppo di lavoro che si occupi della parte del programma riguardante la
lotta alle mafie e alla corruzione, e che tale argomento, secondo quanto afferma il
Manifeto, sia una priorità per Politica Insieme.
È di inestimabile importanza che questo gruppo di lavoro operi secondo la logica
sussidiaria, interpellando direttamente le associazioni e le persone che conoscono
accuratamente il fenomeno mafioso e che avranno piacere di partecipare alla stesura
del programma.
Ma perché partecipino si deve essere credibili, affermando e scrivendo a chiare ed
esplicite lettere che la lotta alle mafie costituisce per Politica Insieme una priorità, lo
sfondo nel quale si edificheranno tutte quelle strutture socio-economiche che hanno
come anima le persone e il bene comune.
Dario Romeo
Immagine utilizzata: Pixabay