Con la sentenza numero 220 della Corte Costituzionale, si afferma che l’attuazione dei Livelli essenziali di prestazione, in acronimo LEP, è base fondamentale di una equa distribuzione delle risorse e che l’ulteriore sussistenza di cittadini privilegiati ed altri preteriti è incompatibile, costituzionalmente parlando, con uno Stato unitario quale l’Italia; sapendo che gli stessi Livelli essenziali sostanziano un arretramento rispetto all’Articolo 3 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Il che vuol dire che ogni cittadino ha il diritto di chiedere alle Pubbliche amministrazioni la stessa spesa pro capite, in qualunque parte del territorio nazionale egli viva e in qualunque settore lo Stato svolga la propria attività.

Subdolamente, opacamente, surrettiziamente, con un collegato alla Legge di Bilancio approvato, nella distrazione ed indifferenza di molti e nella astuzia di alcuni soggettivamente interessati, nella notte tra il 29 ed il 30 Settembre 2021, cosa su cui nessun organo di stampa ha dato mai notizia, con la sola eccezione della trasmissione “Otto e Mezzo” di Lilli Gruber, si vorrebbe tentare di approvare la norma di legge in tema di Autonomia differenziata a vantaggio di un gruppo di regioni ubicate, per lo più, nel Nord del nostro Paese.

Nel metodo: è mai possibile che un tema tanto sbilanciante, decisivo e divisivo per la collettività nazionale, possa essere inserito, nottetempo, con un colpo di mano percepibile da pochi, in un collegato alla Legge di Bilancio 2022? E’ questo il fulgido esempio di metodo democratico funzionale al Bene comune applicato dal nostro Governo e dal nostro Parlamento?

Nel merito: più volte è stato denunciato anche da noi ( CLICCA QUI ) l’insidioso tentativo,  raccontato anche nel pregevole  saggio “Zero ad Sud”, (Marco Esposito, Rubattino 2018), di basarsi sul criterio della Spesa storica per legittimarlo anziché criticarlo. La realtà è che ci si trova di fronte al tentativo di istituzionalizzare un “paese duale” caratterizzato dalla presenza di servizi disomogenei nelle diverse aree del Paese e cioè di fissare la regola per la quale i cittadini delle regioni meno economicamente avvantaggiate devono convivere con servizi e prestazioni sperequate per difetto, rispetto a quelli che per ubicazione geografica possano godere di maggiori introiti dalle loro intraprese e quindi di servizi sperequati in eccesso. Salvo, poi, addirittura, tentare di avvalorare, ancora una volta slealmente e surrettiziamente, la narrazione delle colpe della classe dirigente del Mezzogiorno, solamente con il fine di perpetuare gli squilibri che procedendo con questo metodo destinati a confermarsi sostanzialmente incolmabili.

E’ necessario, allora, giungere ad una discussione parlamentare nel corso della quale il Governo dovrebbe presentare la sostanza del contenuto del progetto e le sue implicazioni, in modo da consentire il massimo di responsabilità politica da parte dei proponenti, Lega Nord in Primis, ed il massimo di conoscenza e consapevolezza da parte delle varie collettività interessate. Si giungerà prima o poi a parlare pubblicamente della questione della parità ed uguaglianza dei diritti e della ridistribuzione delle risorse mentre tutti i cittadini devono contribuire con gli stessi doveri alla costruzione e al mantenimento di un paese unico retto sulla base dei principi della Costituzione.

Questa è la sostanza della Democrazia, intesa quale partecipazione della comunità nazionale, informata congruamente, alla quale ancora il 5 Dicembre 2021 si richiama Papa Francesco ( CLICCA QUI ).

La lotta alle diseguaglianze, alle povertà, alle ingiustizie è la cifra del Partito INSIEME, delle sue prese di posizioni, del suo posizionamento nello scacchiere politico amministrativo nazionale. Anche per quanto riguarda il Mezzogiorno. Dev’essere colmato il gap con il Nord, bisogna far lievitare il tasso di occupazione della popolazione attiva nel Sud di almeno 15 punti in 10 anni ed raggiungere analoghi livelli di crescita del Pil.

Perché un territorio divenga attrattivo rispetto ad investimenti esogeni, come necessario, bisogna che siano soddisfatte alcune condizioni, tra le quali favorevoli livelli di tassazione, l’essere a basso tasso di criminalità organizzata, l’essere ben infrastrutturato e che, infine, vi sia un’adeguata politica del lavoro introducendo anche delle  avvedute politiche fiscali.

Dopo le recenti decisioni operative sulle due estese Zone economiche speciali in Sicilia, per sfruttarne a pieno le potenzialità poste dai traffici provenienti dal Medio Oriente e dal Canale d Suez, in Sicilia si rendono profittevoli gli investimenti attraverso il credito di imposta, gli sgravi fiscali, le agevolazioni sul costo del lavoro, gli ammortamenti agevolati per le imprese.

 Per la prima volta da vari decenni, il Governo sta dimostrando di avere la possibilità di affrontare i problemi decisivi del Mezzogiorno. Si tratta ora di fare un positivo cambio di passo che non può certamente venire da quell’idea dell’Autonomia differenziata proposta che rischia solamente di proporre nuovamente uno scontro tra “i due polli” di Renzo.

Massimo Maniscalco

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