Fra poco sarà il 1 maggio. Ci risiamo. Dopo il 25 aprile scatterà il fastidio governativo e le rivendicazioni dell’opposizione. Le feste nazionali sono … “feste comuniste” ed il governo di oggi fatica a riconoscerle. Perché avviene questo?
Perché dopo la guerra una certa cultura di orientamento fascista ha inteso riscrivere la storia di ogni momento di unità nazionale come una mistificazione manipolata dai comunisti. Così, i partigiani diventano comunisti, via Rasella una tragedia provocata dai comunisti, del 1 maggio neanche a parlarne.
Che dire dell’8 settembre una data che una certa narrativa bolla come data del tradimento? Anche i più stupidi oggi sanno che dopo Stalingrado i tedeschi cercarono disperatamente la pace separata con Stalin alle spalle degli alleati. Se parliamo di tradimento magari parliamo di questo.
La resistenza non fu una questione comunista, essa fu un fenomeno di massa che attraversò trasversalmente tutta la società italiana, pensiamo ai 600.000 dell’IMI che si rifiutarono di aderire alla RSI, ai monarchici, agli azionisti, alle fiamme verdi, basterebbe leggersi “Lettere dei condannati a morte” tanto per avere una idea di cosa fu la resistenza.
Certo nella resistenza c’erano i comunisti e questi aspiravano ad una repubblica popolare e democratica ed in certe regioni indubbia era la loro complicità con i crimini dei titini. La questione non è questa.
La questione è la continua mistificazione che la cultura fascista insinua per riscrivere la storia. Una riscrittura che si basa sull’ignoranza dei fatti sia di chi la narra sia di chi l’ascolta. Una ignoranza fatta anche di grande convenienza. Perché molti fascisti della guerra sporca quelli delle torture, delle spiate, della compravendita degli ebrei, della complicità delle stragi di Marzabotto e Stazzema devono la loro libertà proprio ai comunisti.
Si sono dimenticati dell’amnistia di Togliatti? Dovrebbero dire un GRAZIE grande come un palazzo ai comunisti. I comunisti hanno le loro colpe ed il 18 aprile è stata una fortuna che il libero voto degli italiani ed un partito nazionale popolare aconfessionale di ispirazione cristiana li abbia fermati. Fermati e negli anni successivi depotenziati senza necessità di riscrivere la storia.
Forse in ultimo, è proprio la mancanza della memoria che si vuole imporre agli italiani e con essa l’idea che la democrazia e le “libertas” siano un pasto gratis. Su questo molti contano.
Luigi Milanesi