Il diritto/dovere di voto, sancito dall’art. 48 della Costituzione a garanzia di tutti i cittadini – si ricorda che le cittadine vi sono arrivate solo nel ’48, ben ultime rispetto alle francesi, tedesche e inglesi! – in possesso del requisito della maggiore età può manifestarsi in sede consultiva o deliberativa (referendum), oppure elettiva per la formazione dell’Assemblea parlamentare o regionale.
Si tratta, quindi, dell’atto pubblico e segreto nel contempo con il quale partecipiamo alla costituzione concreta del sistema democratico (appunto, demos=popolo, kratos=regime) ed è la sua più alta e nobile espressione tra i vari diritti civici (dal latino civis=cittadino, abitante della civica=città) attraverso il suffragio universale.
Chi oserebbe mai negare a Wiston Churchill che “la peggior democrazia è sempre meglio della miglior dittatura”? O che il Presidente Mattarella non afferma concetti sacrosanti sulla necessità di andare a votare e non astenersi per contribuire a rafforzare le istituzioni comunitarie?
Tuttavia, paradossalmente vengo ad esporre, in modo provocatorio, le (possibili) ragioni del non voto:
a) l’ordinamento giuridico dell’U.E. è molto complesso, farraginoso e macchinoso tra “mostri sacri” come il Parlamento, la Commissione, il Consiglio d’Europa, il Consiglio delle Regioni, la Banca europea, le Agenzie, ecc. tanto che il comune cittadino deve ancora cercare di capire chi fa cosa;
b) i parlamentari europei, eletti in rappresentanza delle comunità di un maxi territorio, di solito non corrispondono alle aspettative ed istanze varie del loro elettorato, si che la loro retribuzione – i nostri percepiscono molto più della media europea – è di gran lunga sproporzionata rispetto al rendimento effettivo, anche a causa di un certo, indiscusso assenteismo;
c) tutto l’apparato amministrativo è costosissimo con i tanti portaborse che percepiscono stipendi dirigenziali e continuano ad incassare per altri due anni, una volta terminato il mandato del proprio “datore di lavoro”. Per non dire dei folli traslochi da Strasburgo a Bruxelles, noti grazie all’ottimo servizio di Report RAI3, che si distinguono sia per lo spreco di denaro pubblico, sia per l’insostenibilità energetica e “logica”;
d) talvolta gli organi comunitari sono addirittura incapaci di dare effettiva attuazione ai propri regolamenti e direttive, come quella sulla concorrenza nell’aggiudicazione e gestione degli stabilimenti balneari, detta Bolkestein, da anni in attesa di una soluzione adeguata alle varie esigenze;
e)insoddisfacente è la governance della comunicazione istituzionale, specialmente nei confronti dei popoli delle nazioni meno progredite (Ungheria, Polonia e Romania su tutte) che avevano bisogno di essere “educate” ad una maggiore o migliore civiltà giuridica;
f) assoluta appare la sottomissione ai diktat statunitensi o NATO in tema di com-partecipazione ai conflitti bellici in corso con l’aggravio economico-finanziario che incide enormemente sulle tasche degli italiani, succubi contribuenti. Oltre ad una pessima amministrazione nell’acquisto dei mezzi e delle tecnologie, la qual cosa significa un impazzimento verso un’incontrollabile escalation militare!
Tutto ciò premesso, il dubbio amletico resta sovrano dato che soltanto gli sciocchi non ne vengono mai sfiorati: votare o non votare, “this is the question” …
E comunque, con la speranza che le invocazioni alla Pace fatte quotidianamente da Papa Francesco vengano ascoltate, finalmente; e che il progetto di sostenibilità architettonica sostenuto da un movimento di qualificati professionisti a livello europeo sarà valutato prioritariamente nella prossima Agenda che sarà scritta dalla futura Commissione europea, dopo che per un mese e mezzo ci parleranno solo di percentuali accreditate ai partiti o di problemi interpersonali tra leader e presunti tali, senza illustrarci uno straccio di programma politico.
Michele Marino