L’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, memore del suoi trascorsi lavorativi di gioventù, ha riattaccato la luce di uno stabile romano occupato da anni da circa 400 senza casa, tra cui non mancano gli italiani. Si è proprio calato lui in un tombino e ha provveduto a strappare personalmente i sigilli.
L’Acea ha subito presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e il cardinale, dopo aver precisato di non essere stato “ ubriaco” al momento di compiere la sua clamorosa incursione, ha detto di voler affrontare tutte le conseguenze derivanti. Sarà interessante seguire l’eventuale rinvio a giudizio e conseguente dibattimento processuale.
Un fatto clamoroso. Evidentemente diretto a sensibilizzare, nella giornata del Vangelo dedicata al Buon Pastore, sui tanti “ peccati di omissione” che tutti noi, a partire dalle pubbliche autorità, commettiamo ogni giorno.
Ripetiamo, il gesto è estremo, ma sollecitato dalla necessità di rispondere in qualche modo all’abbandono della dignità umana di quei luoghi, dove da giorni vivevano in condizioni vergognose donne e bambini, famiglie intere, composte pure da italiani.
Il cardinal Konrad si sarà posto la domanda: oggi, nella società di antiche e nuove diseguaglianze, di egoismi, d’indifferenza cosa vuol dire mettersi alla ricerca della pecorella smarrita?
Si tratta di un generico, sdolcinato pietismo spirituale ed umano o, come nel caso specifico, verrebbe doveroso ricordare la mancanza di una politica delle case popolari, l’assoluta carenza nell’attenzione agli ultimi, la scomparsa di quello spirito di solidarietà che sta oramai permeando la società contemporanea?
Il taglio cardinalizio dei sigilli dell’Acea farà sicuramente discutere. In noi fa spuntare tante domande cui, certo, non è facile fornire risposte, soprattutto se deve essere costatato che, a volte, il bene sembra essere raggiungibile solo attraverso la violazione delle norme.
Sorvolando su quanto incalza, scatenando anche una vera e propria temperie spirituale, intellettuale e giuridica, il primo a dire la sua è stato, ovviamente, il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Purtroppo, egli sembra oramai condannato ad un “ dichiarazionismo” continuo su tutto e tutti, mentre si lascia dietro troppi silenzi e reticenze. A partire da quelli che riguardano la ferma e doverosa condanna del fascismo e dei neo fascisti che, invece, appaiono disponibili a fargli da manovalanza, forse neppure gratuitamente.
Non sappiamo se, quando da giovane, aderente al gruppo degli “ occupatori” di professioni dei centro sociali milanese, o quando si definiva comunista leghista, avesse mai fatto saltare i sigilli collocati dai fornitori di servizi per il mancato pagamento delle utenze.
Sicuramente il cardinale Krajewski ha commesso una irregolarità, se non addirittura un reato. Sembra che ne sia pienamente consapevole e si è guardato bene di agire per interposta persona come, invece, sembrano fare molti dei nostri politici nostrani.
Ciò premesso andiamo alla sostanza: se non ci sono gesti clamorosi chi è ascoltato in questo Paese? Se non si richiama, magari andando sopra le righe, la necessità di fermarsi un attimo a riflettere su che razza di società umana stiamo costruendo, chi lo farà?
Salvini, Di Maio, Zingaretti, e numerosi altri, danno l’impressione che, a partire dai loro capi, i partiti pensano ad altro. “ Solo chiacchiere e distintivo”. Nonostante i votanti che sfuggono ai seggi stiano per giungere costantemente attorno al 50%, la politica e le istituzioni appaiono sordi completamente ed assolutamente disinteressati ad affrontare e risolvere i problemi veri della gente. Compreso i 400, tra cui molti italiani, dello stabile cui era stata tagliata la fornitura dell’energia elettrica.