Il Centro studi Rosario Livatino completa la riflessione sull’intelligenza artificiale e la Giustizia con il seguente articolo di Daniele Onori

La quinta puntata della riflessione sull’intelligenza artificiale completa una serie che ha preso le mosse dall’inquadramento della problematica https://www.centrostudilivatino.it/le-frontiere-giuridiche-dellintelligenza-artificiale-1/, è proseguita con l’illustrazione dei rischi di deformazione della funzione del giudice https://www.centrostudilivatino.it/intelligenza-artificiale-ed-emulazione-della-decisione-del-giudice-2/, col cenno all’esperienza avviata nella Corte di appello di Brescia https://www.centrostudilivatino.it/intelligenza-artificiale-e-giustizia-lesperimento-della-corte-di-appello-di-brescia-3/, e coi principi che devono accompagnare questi nuovi strumenti tecnologici, https://www.centrostudilivatino.it/intelligenza-artificiale-e-giustizia-i-principi-della-carta-etica-europea-4/. La conclusione sottolinea le sfide e i pericoli che sono all’orizzonte, anche alla luce di esperienze, more solito, provenienti dalla Cina.

1. Se la tecnologia è già oggi parte integrante di alcuni tribunali e corti, in particolare nell’attività di archiviazione e rinvio, si stima che nei prossimi vent’anni essa giocherà un ruolo centrale non soltanto nell’occuparsi di dispute di poco valore, come quelle che riguardano problemi assicurativi, ma anche nella formazione della decisione[1].

Si arriverà a una sostituzione completa del giudice? Dipende dalla tipologia di lavoro che lo stesso sarà chiamato a eseguire: se esso avrà un obiettivo ben definito e una precisa lista di compiti da svolgere probabilmente potrà essere eseguito da un’Intelligenza Artificiale in modo più rapido, efficace e soprattutto economico. Pensiamo ad attività come la redazione di un contratto di locazione o di una lettera di diffida: in questo caso il lavoro del giurista coincide con la compilazione di un semplice formulario, per cui la sostituzione dell’uomo da parte della macchina viene da sé, e «forse è meglio affidarsi alla ‘stupida’ intelligenza del computer»[2]. Grazie a Dio, il lavoro del giurista non è solo quello del dattilografo che compila dei formulari preimpostati ma, come abbiamo potuto illustrare, è caratterizzato da molto altro. Come potrà un’Intelligenza Artificiale convincere dell’innocenza di un imputato applicando le tre forme di persuasione richiamate da Cicerone nel De Oratore, «Dimostrare la veridicità della propria tesi, conciliarsi la simpatia degli ascoltatori e suscitare nei loro animi quei sentimenti che sono richiesti dalla causa»[3]?

I sistemi analizzati non sono in grado di fornire chiare interpretazioni a fattispecie concrete, molto spesso complesse, che richiedono un tipo di risoluzione creativa. Basti pensare alle problematiche giuridiche che porterà con sé una maggiore utilizzazione in tutti i campi della stessa Intelligenza Artificiale. Se la mia macchina a guida autonoma investe un pedone, chi dovrà risarcire il danno? Che peso giuridico ha un contratto stipulato completamente da due elaboratori? Questo tipo di problematiche sono di risoluzione complessa e implicano una conoscenza profonda di queste tecnologie, che richiederanno ai futuri giuristi di specializzarsi anche in questi campi.

E’ ragionevole i giudici non vengano necessariamente sostituiti dall’Intelligenza Artificiale, bensì che siano in qualche modo ‘integrati’ in maniera massiccia da questi sistemi. C’è chi parla di ‘co-bots’ invece che di veri e proprio robots, sottolineando la loro natura di supporter dell’attività del giudice. Procedendo in quest’ottica, le nuove tecnologie porterebbero a una deflazione del contenzioso, che faciliterebbe sensibilmente il ruolo del giudice facendogli risparmiare tempo e permettendogli di concentrarsi su questioni più complesse di cui un’Intelligenza Artificiale non si può occupare.

2. L’auspicio è pertanto che le nuove tecnologie vengano utilizzate non per limitare la tutela di noi tutti, come paventano alcuni, ma per garantire che la giustizia sia più rapida, e che le risorse vengano impiegate per le questioni più controverse.

Analizzando le problematiche della giustizia umana e di quella robotica, la peculiarità dei giudici è che hanno un concetto di giustizia che possono applicare a nuovi tipi di casi e in risposta a nuove leggi, che cambiano insieme col contesto sociale. I robot invece, per il modo in cui sono stati creati, questo non lo possono fare, riescono solo a replicare quello che i ‘giudici umani’ hanno fatto. Quindi il ruolo ideale per questi ‘giudici robot’ è aiutare i ‘giudici umani’ a individuare le loro lacune, in modo da colmarle e da pervenire a quell’esercizio della giustizia che solo gli esseri umani possono comprendere. La componente emozionale è troppo importante per essere sostituita, essa costituisce un elemento che influisce notevolmente sugli sviluppi degli ordinamenti contemporanei e persino sul ragionamento giuridico. La pronuncia del giudice non è unicamente una mera combinazione di motivazione e dispositivo, ma riassume in sé un processo che rievoca non solo la funzione del pensare, ma anche quella delle sensazioni, dei sentimenti e delle intuizioni. Come direbbe Pascal: «il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce[4]

Intanto già da inizio anno in Cina si può usufruire del ‘giudice robot’: a Shanghai è stata sviluppata la macchina in grado di accusare i cittadini di eventuali crimini. Il software per ora riconosce otto tipi di azioni criminali: intralcio ai doveri d’ufficio, furto, frode, frodi con carte di credito, gestione di un’operazione di gioco d’azzardo, lesioni intenzionali, litigi/provocazioni, guida pericolosa. Il giudice robot è stato costruito e testato dalla Procura del popolo di Shanghai Pudong, sulla base di oltre 17mila casi tra il 2015 e il 2020. Ovviamente, gli ingegneri che l’hanno progettato assicurano un bassissimo margine di errore, e una precisione di presentazione di un’accusa del 97%.

Il giudice robot cinese dispone di tre abilità: valutare i presupposti per l’arresto, verificare le prove disponibili, ‘misurare’ la pericolosità dell’imputato. Non partecipa però al processo decisionale sulla condanna. Come spiega il direttore del laboratorio a capo del progetto, Shi Yong, al South China Morning Post: “Prendere tali decisioni richiederebbe che una macchina identifichi e rimuova qualsiasi contenuto di un fascicolo irrilevante per un crimine, senza rimuovere le informazioni utili. La macchina avrebbe anche bisogno di convertire un linguaggio umano complesso e in continua evoluzione in un formato matematico o geometrico standard che un computer potrebbe capire”.[5]

3. Una rivoluzione? Si vedrà. Intanto qualcosa di più avanzato ed estremo della giurimetria, tanto in crescita nelle cause civili italiane, e in grado di eseguire proiezioni sull’andamento probabile di una relativa disputa. Siamo comunque di fronte a un dilemma profondo: da una parte un desiderio che suona quasi come un tabù utopico, quello di un giudice sempre giusto, sempre onesto, sempre capace di valutare correttamente i singoli fatti e i singoli atti, ma mai le persone per ciò che sono nel loro insieme. Dall’altra però non possiamo avere la certezza che chissà dove ci sia qualche bit sbagliato, che finirà per giudicare diversamente il ricco e il povero, il forestiero e l’autoctono, l’uomo e la donna.

Non possiamo affermare che un algoritmo sia buono o cattivo, ma non possiamo nemmeno dire che sia neutrale. Se non altro perché le AI sono create da esseri umani: imperfetto il ‘padre’, imperfetto il ‘figlio’, e dunque imperfetta la giustizia che può dispensare.

Daniele Onori


[1] T.SOURDIN, Judge v robot? Artificial intelligence and judicial decision-making, UNSW Law journal vol. 41 p. 1131

[2] A. TRAVERSI, Il diritto dell’informatica, Ipsoa, Milano, 1990, p. 235

[3]  Cfr. M.T. CICERONE, De oratore ad Quintum fratrem, Libro II, par. 115.

[4]  ‘Le cœur a ses raisons, que la raison ne connaît point’ Cfr. –

[5] cfr.Cina, l’inquietante rivoluzione: arriva il giudice robot in https://monimega.com/blog/2022/01/04/cina-linquietante-rivoluzione-arriva-il-giudice-robot/

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