La politica in questi giorni sta dando un segno di vitalità che lascia stupito anche chi non si è mai occupato di partiti e non ha mai guardato con interesse ai contenuti di un’offerta politica che, ai più attenti osservatori, spesso appare scadente e lontana dai bisogni reali dei cittadini.
Seguendo il dibattito politico di questi giorni sembra che tutti, almeno a parole, abbiano a cuore le sorti dell’Italia e degli italiani; ognuno descrive le proprie ragioni accusando gli avversari di incapacità per non aver saputo fronteggiare l’emergenza imposta dalla pandemia, mentre gli accusati si difendono affermando di aver fatto, nel merito, tutto quello che era possibile fare.
Una cosa è certa: – Fenomeni come la pandemia e la crisi indotta, lontani dall’essere risolti, hanno riportato il nostro Paese ai livelli economici del dopoguerra, facendo emergere, nella loro interezza, i tratti di un’incredibile disuguaglianza -. E’ difficile poter giustificare lo scontro fra gli opposti schieramenti o comprendere le vere intenzioni di un partito marginale come Iv, nel momento in cui l’Europa, accantonando la naturale diffidenza con la quale ha sempre guardato all’Italia e agli italiani, ci concede fondi per 209 miliardi di euro, di cui 82 miliardi come sovvenzioni.
L’Europa ci tende la mano per ricostruire e ammodernare un Paese il quale, oltre che con i miliardi del prestito, potrà risollevarsi solo se prevarrà la “buona volontà” e la “voglia di fare” di chi avrà la responsabilità di guidare la ricostruzione. Per la presentazione dei progetti l’Europa ci impone dei termini perentori, con scadenze ravvicinate che non ammettono ritardi; individuate le missioni principali, con le quali avviare la macchina del Recovery, sarà necessario distribuire i miliardi di euro stilando una lista dei bisogni, attribuendo priorità e tempi certi di realizzazione.
Non è più il tempo di scrivere libri dei sogni, e non sono ammessi progetti pagati e caduti nel nulla come quelli riconducibili al ponte sullo Stretto di Messina. E’ il momento di agire per colmare il solco della macroscopica e intollerabile disuguaglianza che divide i due “estremi” della nostra Nazione, disuguaglianza alimentata da chi negli anni ha governato con alleati che hanno imposto per il Sud solo politiche assistenziali.
Il tempo è scaduto e bisogna agire per ridurre il ritardo accumulato, negli anni, dal lento vagone del Sud rispetto alla fumante locomotiva che ha trovato al Nord le migliori condizioni di viaggio.
Ricordiamo che al Sud la crescita del Pil è prossima allo zero e nonostante tutto, da quanto è dato di sapere, limitata sarebbe la quota d’investimenti del Recovery plan riservata alle regioni meridionali. Ciò fa capire come sia ancora lontano il tempo della condivisione dei bisogni dei territori e altri disastri, come quelli provocati dal Covid-19, non ammettono dimenticanze o ritardi di sorta che potrebbero rallentare ulteriormente la lenta corsa del vagone del Sud.
Salvatore Cucinella