Si rinnovano le preoccupazioni per le conseguenze di una crisi alimentare globale provocata dall’invasione russa dell’Ucraina, e per anni. Intanto, la guerra scoppiata il 24 febbraio scorso ha provocato la chiusura dei porti sul Mar Nero e l’interruzione dell’esportazione di grano, mais e l’olio di semi che deriva da questi e da altri prodotti agricoli. Circa 20 milioni di tonnellate di grano del precedente raccolto sono attualmente bloccate in Ucraina. Russia e Ucraina producono il 30% della fornitura mondiale di grano e, prima della guerra, l’Ucraina esportava 4,5 milioni di tonnellate di prodotti agricoli al mese attraverso i suoi porti. Ma il conflitto sta anche influendo negativamente sulla produzione di fertilizzanti provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia. Il risultato è subito stato il balzo di quasi il 30% di tutti i prezzi degli alimenti a livello mondiale.

Il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha affermato che la guerra sta creando insicurezza alimentare in particolare nelle nazioni più povere e che alcuni paesi potrebbero affrontare carestie a lungo termine se le esportazioni dell’Ucraina non venissero riportate ai livelli prebellici. Si tratta della concreta “minaccia di portare decine di milioni di persone oltre il limite dell’insicurezza alimentare seguita da malnutrizione, fame di massa e carestia”. Il Segretario delle Nazioni Unite ha invitato, così, ad intervenire immediatamente “C’è abbastanza cibo nel nostro mondo ora se agiamo insieme. Ma se non risolviamo questo problema oggi, nei prossimi mesi affronteremo lo spettro della carenza alimentare globale”, ha aggiunto.

Intanto, la Banca Mondiale ha annunciato ulteriori finanziamenti per 12 miliardi di dollari per progetti che affrontano l’insicurezza alimentare e, così, l’insieme degli interventi internazionali raggiungeranno i 30 miliardi di dollari nell’arco dei prossimi 15 mesi.

 

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