Un tempo, i clerico moderati erano papalini per antonomasia. Costituivano una complessa e complicata galassia del mondo cattolico che, dopo l’Unità d’Italia, ha dato vita all’anima conservatrice dei credenti, in chiara contrapposizione a quella della Rerum Novarum che cercava, invece, di aprirsi al mondo moderno e alle nuove dinamiche sociali.

Don Luigi Sturzo si preoccupava più di loro che dei laici o dei socialisti. Quelli erano avversari che operavano alla luce del sole e avevano il coraggio delle loro azioni. Il fondatore del Partito popolare fu convinto assertore dell’autonomia politica dei cattolici anche per marcare una distanza da loro, al fine di creare il fondamento di un partito laico, che nella laicità dell’azione politica, trovasse il pieno diritto ad entrare nell’agone politico con un esauriente riconoscimento da parte dell’intera società italiana.

I clerico moderati furono tra i responsabili della fine del Partito popolare e dell’esilio di don Luigi e di altri pochi cattolici, come Giuseppe Donati e Francesco Luigi Ferrari. Corsero tra le braccia di Mussolini che, però, si guardò bene d’assegnare loro ruoli e posizioni perché preferì trattare alla pari e direttamente con la Segreteria di Stato con cui aveva sottoscritto il Concordato. Dei trenta denari di Giuda, così, tutto un mondo trasformato per vent’anni in clerico fascista si ritrovò con pochi spiccioli.

Il clerico moderatismo è una categoria mentale che tuttora resiste  e che mischia pulsioni pre conciliari a forme di involuzione politica e di chiusura nei confronti del mondo moderno. Oggi, paradossalmente, si è trasformato in uno strano “animale” finito per essere schierato contro il Papa. Confluisce nei Dubia scritti da quattro cardinali e dà dell’eretico al Pontefice. Politicamente sta con Matteo Salvini e tresca con gli emissari di Donald Trump, come abbondantemente rivelato da tante inchieste giornalistiche.

Non si sa più se le motivazioni debbano essere trovate in sostanziali questioni teologiche o in altre vicende più prosaiche, quali  gli interventi papali per riorganizzare la Curia o, magari, per ripulire lo Ior.

In questi clerico moderati sembra difficile intravedere una coerenza tra il cattolicesimo di cui si dicono alfieri e i loro comportamenti concreti, politici e umani, viste le cose di cui sono capaci di fare in maniera spregiudicata e davvero poco cristiana. Si abbandonano, infatti, a pratiche carbonare, s’infiltrano in gruppi e associazioni per seminare zizzania e impedire, così, che nasca un movimento seriamente ispirato alla Dottrina sociale della Chiesa. Si illudono di assicurare assieme la fine di Francesco e la vittoria politica di Salvini.  

About Author