Siamo garantisti. Facciamo nostro questo mantra che troppo spesso circola a fasi alterne tra i partiti … ma a seconda delle convenienze. Ne stanno arrestando proprio tanti. Ogni giorno sembra il ritorno ai bollettini di trent’anni fa ai tempi di Mani pulite.

Come si fa a non essere garantisti… Le garanzie non si negano a nessuno, come Giolitti diceva di un mezzo sigaro toscano o di una nomina a cavaliere. Ma soprattutto si dovrebbe essere garantisti verso le comunità “depredate” da una politica diventata mestiere e una via per accorciare i tempi verso la ricchezza e il potere. Garantisti verso la cosa pubblica che vediamo invece utilizzata senza pudore.

Sotto lo scontro politico, i discorsi in tv e sui giornali esiste la vita vera. Quel che è avvertito dai cittadini che sanno bene come se non fai parte di una “gang”, se non ti leghi a un carro puoi essere il più bravo al mondo, ma non ti si fila proprio nessuno. E quello che un tempo, la politica, ma anche i sindacati, era un vero e proprio ascensore sociale e di evoluzione culturale oggi è solo un verminaio di scambi, di pressioni e favoritismi. Un fenomeno così diffuso che, alla fine, scattano inevitabilmente le manette.

Colpisce come i fenomeni di corruzione emergano in tutti i territori e che su questo si realizzi, miseramente, una nostra vera unità nazionale. E, al tempo stesso, maturano leggi che spalancano la porta ad una corruzione endemica. Una storia che viene da lontano e che ha riguardato i “semafori intelligenti”, la formazione professionale, le provvidenze in agricoltura, gli appalti pubblici e persino nelle nuove sorgenti energetiche naturali. Per non parlare di quel che si è spesso visto accadere nella sanità. Per non parlare di quella diffusa e criminogena attività propria dell’evasione fiscale persino favorita dai condoni. Cosa che ha portato spesso il nostro amico Alessandro Diotallevi a lanciare la proposta di mettere sì qualcosa di nuovo in Costituzione, solo che si tratterebbe di includere per iscritto nella nostra Carta fondativa il divieto assoluto del condono. Proposta iperbolica, ma che serve a far riflettere sulla necessità di preoccuparsi di un certo tipo di garantismo orientato al Bene comune.

In tutte le vicende che ci offre la cronaca sicuramente sono coinvolti molti anche degli innocenti sottoposti alla gogna mediatica spesso esclusivamente pilotata da questa o da quella fazione. Perché la logica è quella che per ogni scandalo si punta solamente  il dito contro gli altri.

Guardando le recenti gesta pugliesi, subito dopo seguite da quelle di Sicilia non si può che ricordare il Conte di Carmagnola: “S’ode a destra uno squillo di tromba; A sinistra risponde uno squillo: D’ambo i lati calpesto rimbomba Da cavalli e da fanti il terren”.

Già, in ambo i lati monta la questione morale del cui ritorno abbiamo abbondantemente parlato anche noi nei giorni scorsi. E bisogna avere la forza di non farsi bloccare dalla paura di sentirsi dare del qualunquista. Ne arrestano tanti, perché in troppi rubano, malversano e corrompono. Lo sa molto bene la quasi totalità di quelli che non votano. Ma anche molti degli altri che vanno a votare come complici agnelli sacrificali.

Dobbiamo riconoscere che anche dopo Mani pulite, in realtà, sono solamente volati gli stracci. Non si è intervenuti seriamente per giungere ad un’autentica moralizzazione della vita politica ed istituzionale e di quella che riguarda, persino, i partiti a loro interno. E così, oggi, quasi tutti i giorni ci dobbiamo dire … garantisti.

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