Sergio Mattarella con il suo tradizionale discorso di Capodanno, e fortunatamente per tutti noi, lo ha fatto nel corso del suo secondo settennato, ha confermato di avere un’altra cultura politica rispetto a quella che ci propina molto del resto del nostro personale politico. Quelli che, viene da chiedersi, hanno voluto capire il messaggio giunto dal Quirinale in modo garbato, ma fermo e convinto?
Mattarella, nel pieno rispetto di ruoli e delle responsabilità, ha parlato con altri accenti cui siamo abituati affrontando i principali temi che riguardano la situazione mondiale e quella italiana. Non sottraendosi a dire come la pensa in materia di fisco, di migranti e del senso più profondo del rispetto dello spirito e della sostanza della nostra Costituzione. Ci ha mostrato in primo luogo quello che dovrebbe costituire il metodo dell’analisi delle cose che dovrebbe essere proprio di una classe politica in grado di assumersi il peso della rappresentanza di un’intera comunità e non solo di una parte di essa.
Spirito comunitario, rispetto della Persona, del lavoro, ricerca della pace. Valori che egli ha indicato sia sul piano delle questioni internazionali, sia su quello dei temi domestici con una sobria determinazione di cui tutti dovremmo fare tesoro.
Nonostante siamo autorizzati a dubitarne, l’auspicio è che una più approfondita e meditata lettura porti un’ispirazione a chi ci governa, e a chi fa l’opposizione, per darci, a partire dal 2024 un’altra Italia. Quella a cui aspirano Mattarella e la stragrande maggioranza degli italiani.
A fronte di quel che quotidianamente siamo costretti ad ascoltare, il discorso del Presidente della Repubblica incita a non darsi per vinti: un’altra Politica è possibile, anche in questo Paese.
Giancarlo Infante