Nemmeno ai tempi dei padroni del vapore accadeva di perdere il posto di lavoro con modalità così brutali come si è visto nel caso di “Mercatone Uno”. E’ bastato un “tweet” sui social e detto fatto: il tuo lavoro non c’è più.
Poche righe lette per caso, e subito diffuse con le chiacchiere dal telefonino, e crolla tutto: non solo la rata del mutuo di mese prossimo o il canone di affitto da pagare o la visita dallo specialista prenotata da tempo. Crollano la tue normali aspettative di vita, la dignità del tuo lavoro, la speranza talvolta lontana ma sempre speranza di far studiare i figli o di concorrere a mantenere i tuoi vecchi. Senti che vengono meno all’improvviso le tue radici, il tuo posto tra quelli che la mattina si alzano alle sei per andare al lavoro e la sera tornano con gli altri pendolari sui treni, sempre tra quelli più scassati.
Ma come è possibile che ciò avvenga con un semplice tweet? Ti dicono che l’azienda è fallita, ma questo non avviene mai all’improvviso come un fulmine. Il Tribunale di Milano ha certamente fatto il suo mestiere e non ha potuto che constatare il dissesto irreversibile: chi di queste cose se ne intende sa benissimo che i provvedimenti non avvengono al buio e certo non sono fatti con i tweet.
Il Tribunale prima chiama l’amministratore, poi gli concede del tempo, cerca di capire le cause, rinvia se appena può e alla fine applica la legge.
Le premesse per ragionare e per cercare di evitare un fatto così dirompente quindi ci sono state e le avvisaglie pure per non arrivare ad indurre ad un gesto così sprezzante come lo ha definito su “Formiche” Giuliano Cazzola, “ un atto di barbarie dei tempi in cui viviamo”
Forse hanno voluto adeguarsi al tempo indecente che vive questa politica, dove anche ministri, parlamentari, portaborse di ogni specie e addetti stampa si esprimono sulla Rete.
Non più opinioni, ragionamenti, idee, ma tweet, cioè poche parole anche smodate purché ad effetto tutti i giorni. E chi se importa se sono rivolte nello stesso tempo a chi è addetto ai lavori o a chi appena sa leggere.
Impossibile che non vi siano retroscena oscuri nella vicenda di “Mercatone Uno”, una impresa acquisita da una procedura di Amministrazione Straordinaria che pure è regolata da leggi chiare e severe, sottoposta a un comitato di sorveglianza e condotta da professionisti scelti.
Non si vende a chi non possiede requisiti e non fornisce garanzie tra le quali quella di proseguire l’attività per almeno due anni. E come si è venduto non è finito tutto, perché la sorveglianza continua.
Chi ha avuto modo di constatare che il Ministero dello Sviluppo Economico ha professionalità alte e sicure preposte a questo istituto non può non convincersi che qualcuno ha certamente millantato, o barato se non peggio.
Ecco allora il tweet, dove non importa chi legge. Intanto sei licenziato senza uno scrupolo o una esitazione, con la disinvoltura di chi non esita a travolgere in modo bruciante non solo il rispetto dei diritti civili prima ancora che quelli del lavoro, pure calpestati, ma addirittura il comune buon senso, quello dei nostri nonni, in tempi ormai così balordi.
Aveva ragione Fernand Braudel, il grande storico delle civiltà, quando profetizzava che “ i tempi che si preannunciano saranno tra i più stimolanti da studiare per gli storici del futuro. Ma guai a viverli”.
Guido Puccio