Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati (di seguito Msna) rappresenta da sempre una componente molto significativa degli ingressi irregolari in Italia e che riscontra una particolare attenzione mediatica per le condizioni di fragilità dei soggetti coinvolti. Per i Msna le convenzioni internazionali, a partire da quella di New York sui diritti del fanciullo del 1989 recepita nel contesto italiano con la legge n. 176/1991, prevedono forme di tutela rivolte a garantire l’interesse supremo del minore “senza discriminazioni per la nazionalità e dallo status di soggiorno”. Principi che devono essere ponderati anche in relazione delle condizioni di abbandono del minore. Questi principi sono stati declinati nelle direttive europee e nella legislazione nazionale per assicurare, da parte degli Stati aderenti: l’obbligo di accogliere i minori; uno specifico percorso di accertamento dell’età che trasferisce sulle pubbliche amministrazioni l’onere di dimostrare l’incongruità delle dichiarazioni del minore; un’adeguata assistenza psicologica e legale; l’accesso alle prestazioni sociosanitarie e l’inserimento socio educativo dei Msna.
La legge e i numeri
La legislazione italiana prevede anche il rilascio di un permesso triennale di soggiorno dopo il compimento della maggiore età per completare i cicli scolastici o per favorire un inserimento lavorativo. Per l’accoglienza dei Msna nel corso degli anni è stato predisposto uno specifico sistema di accoglienza: un primo livello con il compito di garantire le prestazioni fondamentali, l’accoglienza finale presso le comunità e le case-famiglia accreditate dalle regioni per favorire l’attuazione del percorso socio-educativo. Per il sostentamento di queste attività lo Stato, oltre a finanziare l’insediamento delle strutture di prima accoglienza, trasferisce alle strutture accreditate un contributo giornaliero utilizzando le risorse del Fondo nazionale per i Msna (attualmente pari a 100 euro).
Sulla base dei dati forniti dal monitoraggio operato ai sensi del Dlgs 142/2015 dalla Direzione dell’immigrazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, alla data del 31 luglio 2023 sono ospitati nelle strutture di accoglienza 21.730 Msna. Gran parte di loro, il 45%, dichiara di avere 17 anni, che diventano il 72% sommando la quota dei 16enni. Il dato sull’età appare maggiormente significativo se si tiene conto che circa il 50% dei minori con età inferiore ai 15 anni è di origine ucraina. È il risultato dell’accoglienza straordinaria attivata nel 2022 per far fronte all’esodo dei profughi dalla guerra. Buona parte dei minori risulta ospitata da parenti o da famiglie del Paese di origine residenti in Italia. La comparazione con i flussi di ingresso del primo semestre del 2022 segnala un incremento significativo del numero dei Msna (+5.300). Frutto di un cambiamento delle caratteristiche dei flussi di ingresso, del parziale decremento delle presenze dei minori ucraini, del raddoppio di quelli di origine egiziana (5.341 equivalenti al 25% del totale) e di un aumento consistente dei nuovi flussi d’ingresso provenienti dalla Tunisia (1.781), Nuova Guinea (1.174) e da altre comunità africane e asiatiche.
La mobilità
La quota dei minori di sesso maschile ritorna sopra il 90% rispetto all’86% nell’anno precedente. Aumenta anche la quota degli ingressi via mare (60%) rispetto a quella dei minori rintracciati con varie modalità nel territorio, gran parte dei quali approdati sulle coste della Sicilia. Questa Regione ospita nelle proprie strutture accreditate di accoglienza circa un quarto dei Msna accolti nel territorio nazionale. Un contributo che si avvicina al 50% considerando anche le altre le regioni del Mezzogiorno.
I dati del monitoraggio del ministero del Lavoro segnalano anche una rilevantissima mobilità del bacino. Nel corso del primo semestre dell’anno in corso 10.700 Msna hanno lasciato le strutture di accoglienza: il 57% per il raggiungimento della maggiore età, il 37% per allontanamento volontario, il 6% per l’affido a parenti o conoscenti. Il saldo tra nuovi ingressi e uscite rimane comunque positivo per 670 unità. Per molti di questi minori, ex minori o presunti tali, il progetto migratorio si interrompe in modo traumatico ovvero non risulta corrispondente alle aspettative dei minori coinvolti. Le domande inoltrate per avere un permesso di soggiorno per motivi di protezione internazionale sono state 1.062 riscontrate positivamente per il 71% dei casi. I nuovi permessi di soggiorno dopo il raggiungimento della maggiore età per il completamento dei cicli scolastici o per un’attività lavorativa risultano di gran lunga inferiori rispetto alle uscite.
Questi numeri consentono di fare qualche commento relativo alla specificità dei flussi d’ingresso dei Msna. Fin dall’inizio degli anni duemila questi flussi hanno caratteristiche diverse da quelli più generali e sono alimentati in particolare dalla prospettiva di un ingresso facilitato nella nostra comunità e di poter usufruire di prestazioni sociali e percorsi formativi di inserimento lavorativo che non hanno paragone con quelli esistenti nei Paesi di provenienza. Il fenomeno è del tutto noto alle autorità di questi Paesi. Egitto e Albania sono stati, e il primo continua ad essere, i principali Paesi di provenienza di questi minori. In questi casi con l’accompagnamento di parenti e conoscenti già inseriti nei contesti locali e la disperazione dei sindaci, senza distinzione di colore politico, costretti dalla legge a farsi carico degli oneri relativi.
Le anomalie
Le anomalie evidenti nella formazione e nella gestione di questi flussi, che comportano un rilevante dispendio di energie e di risorse, hanno da tempo alimentato le polemiche tra coloro che rivendicano l’esigenza di introdurre una improbabile stretta sui requisiti d’ingresso dei Msna, in particolare sull’accertamento dell’età, e quelli che descrivono il fenomeno come il frutto dell’abbandono dei bambini da parte delle famiglie di origine. La distanza tra gli obiettivi, le tutele e le prestazioni previste dalla legislazione italiana sulla materia e la realtà del nostro sistema di accoglienza è abissale. Per far fronte all’incremento dei numeri e alle emergenze vengono adottati provvedimenti in deroga alle normative per l’accoglienza. L’ultimo dei quali deciso recentemente dalle autorità per estendere la capienza del 25% dei massimali previsti per le singole strutture.
Eppure si continua a far finta che tutto ciò non sia vero. L’Italia può diventare un’ottima piattaforma formativa per le esperienze lavorative di molti giovani stranieri, a partire da quelli africani, senza il bisogno di simulare di essere minorenni ovvero di obbligare le pubbliche amministrazioni a fornire psicologi, psichiatri, avvocati d’ufficio, tutor di varia natura. Si possono ottenere risultati migliori e con meno dispendio di risorse. Per queste finalità i servono gli accordi di cooperazione con i paesi di origine. Basati sulla corretta analisi dei fenomeni, sulla focalizzazione dei reciproci interessi, sulla comune volontà di contrastare i traffici di essere umani.
Natale Forlani
Pubblicato su IlSussidiario.net