Milano – città internazionale – e’ terra di confine e di cerniera che tiene insieme ed armonizza l’ appartenenza dell’Italia al contesto continentale e la sua proiezione mediterranea.
Funzione eminentemente e congiuntamente “nazionale” ed “europea” di una città che da tempo accoglie, nel suo tessuto urbano, importanti “comunità estere” ed ha, dunque, già sperimentato e vissuto significativi processi di integrazione multietnica.
Attitudine, quest’ultima, assolutamente preziosa, da esplorare a fondo e da coltivare, dal momento che anche Milano e’ inevitabilmente chiamata – come le altre grandi città’ europee, lo sappiano e lo accettino o meno – a sostenere – ed e’ questione di decenni, non certo di breve momento – la sfida della creazione di contesti civili multi-culturali e multi religiosi che sono inscritti ineluttabilmente nel nostro domani – “cifra” irrefutabile del nostro tempo – per quanto molti fingano di non averlo ancora compreso o addirittura – ed e’ arduo dire quale delle due cose sia la peggiore – davvero non siano in grado di capirlo.
Ce la farebbe l’Italia a restare in Europa senza Milano?
Senza ciò che in sé esprime la città con il suo hinterland e senza ciò che Milano rappresenta in quanto a spirito di iniziativa, capacità d’impresa, attitudine all’innovazione e creatività nei settori più diversi ed avanzati dell’economia del nostro tempo globalizzato e post-moderno?
E nel contempo – vedi l’iniziativa di Fondazione Cariplo a favore dei 21000 bambini che a Milano versano in condizioni di povertà assoluta – modello di una “solidarietà” non occasionale, ma strutturata in contesti di efficace collaborazione interistituzionale.
Non a caso, in un momento di particolare e perdurante difficoltà per il nostro Paese, Milano emerge e si impone, ancora una volta, come “capitale” economica e morale, punto di riferimento avanzato di processi sociali e produttivi fortemente innovativi che alludono ad un nuovo modello di sviluppo, anzi ne anticipano, di fatto, indirizzi significativi.
A cominciare dalla ricerca, in particolare in campo biomedico e biotecnologico, sulle frontiere anche eticamente più impegnative, nel campo, ad esempio, della genetica, delle neuroscienze, delle nanotecnologie piuttosto che dell’intelligenza artificiale o della robotica.
Dalla cultura, secondo l’intera gamma delle sue manifestazioni e la pluralità degli orientamenti che la ispirano, a cominciare dalla tradizione – ad un tempo popolare e colta – della Chiesa ambrosiana, fino alle espressioni più rilevanti della cultura laica, ad esempio in un ambito di rilevante attualità qual’e’ oggi il campo della filosofia della scienza.
Dal rilievo del complessivo sistema universitario milanese orientato alla formazione di figure professionali di alto profilo, necessariamente congiunta – a maggior ragione oggi, nel cuore della società’ complessa e globale in cui viviamo – alla maturazione di capacità critiche ed autonomia di giudizio, indispensabili presidi, nel contempo, di flessibilità nella gestione delle competenze e, soprattutto, fattori necessari a sviluppare un ruolo di cittadinanza attiva e consapevole.
Dal campo della comunicazione e delle mille trasformazioni che lo attraversano grazie allo sviluppo incalzante delle nuove tecnologie. Dalle produzioni industriali più avanzate e ad alta tecnologia. Dal mondo delle professioni, del design, della moda. Dal ruolo di Milano nel campo della finanza. Dalla creazione di nuove tipologie di lavoro.
Si tratta di profili che concorrono a disegnare la peculiare identità del contesto metropolitano milanese non ciascuno di per sé, bensì richiamandosi l’un l’altro.
Per limitarci ad un esempio, lo stesso sviluppo della conoscenza scientifica incontrerebbe, prima o poi, un limite invalicabile ove immaginasse di prescindere da una considerazione attenta del “valore umano” che l’impresa scientifica mette in gioco.
Da qui, pertanto, l’esigenza che vi sia un ambiente o uno specifico luogo di carattere interdisciplinare in cui si attivi un confronto in ordine all’impatto antropologico, alle declinazioni bioetiche e bio giuridiche della ricerca più avanzata.
Milano è, dunque, città che proietta se stessa e l’intera Lombardia ben oltre i confini che corrono tra il Ticino ad ovest ed il Garda ad est.
In quest’ottica, l’autonomia rivendicata dalla Regione non rischia paradossalmente, di diventare un cappio al collo?
Un fattore di debolezza, anziché di ampliamento della sua area di impatto; una sorta di guinzaglio troppo corto per dar fondo a tutte le sue effettive potenzialità?
L’Italia ha bisogno di Milano, ma e’ altrettanto vero che Milano ha bisogno dell’Italia.
Anche Milano vive le sue contraddizioni e non può – per quanto oggi conosca una stagione importante di sviluppo – immaginarsi come un’isola felice.
In definitiva, vale per le comunità quel che e’ vero per le singole persone: l’interesse particolare di ciascuno ha senso e piena legittimità solo dentro la cornice di un interesse generale, comune e condiviso.

Domenico Galbiati

 

Foto utilizzata in questo articolo ripresa da Shutterstock

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