Mattarella, alla vigilia del Primo maggio, ha fatto il controcanto un po’ a tutta la politica sui temi degli incidenti sui luoghi di lavoro e sui salari poveri.

I nostri politici sono spesso troppo distratti da altro per andare al fondo di due questioni, ma non sono le sole, che costituiscono una vera vergogna nazionale e confermano le debolezze strutturali del nostro Paese. E’ evidente che il controcanto di Mattarella sia indirizzato in primo luogo alle attuali forze di governo, al terzo anno di guida del Paese, ma è certo la che la sollecitazione riguarda una intera classe dirigente che su troppi temi latita da molti decenni. E questo spiega anche perché alle urne vanno sempre in meno.

Il Presidente della Repubblica, è costretto a tornare per l’ennesima volta su quella “piaga che non accenna ad arrestarsi” delle morti del lavoro, ribadendo che “non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione”. Emergenza nazionale vera e propria che riceve una scarsa attenzione e determinazione se si escludono le tante voci di circostanza quasi tutti giorni sollecitate dalla morte in quel cantiere o in quell’altro.

Mattarella con un linguaggio che lo avvicina molto a Papa Francesco, ha ricordato che “il lavoro non può separarsi mai dall’idea di persona, dalla unicità e dignità irriducibile di ogni donna e di ogni uomo. Nessuno deve sentirsi scartato o escluso. La Repubblica è fondata sul lavoro”.

E nell’immediatezza delle festa del Lavoro, il Presidente ci ha richiamati a considerare che “il lavoro è radice di libertà, ha animato la nostra democrazia, ha prodotto eguaglianza e, dunque, coesione sociale. Il progresso civile, l’effettiva esistenza dei diritti, la sostenibilità del nostro modello sono legati, al tempo stesso, all’efficacia delle istituzioni e all’attività degli attori economici e sociali. Il lavoro richiama e sollecita la corresponsabilità, la solidarietà. È stato il vettore più potente di giustizia, di mobilità sociale, di costruzione del welfare”. Così, Sergio Mattarella ha sottolineato un’altra questione irrisolta: quella della inadeguatezza dei salari. Costituiscono – ha detto -“un grande problema, una grande questione per l’Italia. Incidono anche sul preoccupante calo demografico, perché i giovani incontrano difficoltà a progettare con solidità il proprio futuro. Resta, inoltre, alto il numero di giovani, con preparazione anche di alta qualificazione, spinti all’emigrazione. Questi fenomeni impoveriscono il nostro “capitale umano”.

Ora, Giorgia Meloni ha annunciato un importante provvedimento sulla questione Lavoro in occasione del Primo maggio. Ci aspettiamo che i contenuti, le risorse necessarie, e una più competente ed efficace azione delle istituzioni vengano messe in campo. Speriamo che, restando al livello delle sollecitazioni di Mattarella, il Governo produca davvero qualcosa di concreto.

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