Era inverno e le doglie si facevano via via più frequenti. Yosef e Miryam si stavano preparando alla nascita del loro primo figlio: finalmente l’evento atteso si avverava. Ci avevano tanto sperato e, quando ormai si stavano rassegnando, comparve la gravidanza. Lo presero come un segno del destino e, pur stando a Nazareth,  fecero voto di far nascere la creatura a Betlemme.

Sapevano che fuori c’era la guerra e che sarebbe stato meglio non muoversi da casa, ma sentivano di doverlo fare, di avere una missione da compiere. Non avevano modo di arrivare fin là, ma trovarono chi, su un mezzo di fortuna, si offrì di accompagnarli.

Ci sarebbero volute almeno tre ore, sotto il fuoco incrociato delle avverse fazioni e su un percorso accidentato e pieno di sobbalzi, che scuotevano violentemente la povera Miryam, che Yosef, in tutti i modi, cercava di confortare. Il viaggio, pur tra scoppi, esplosioni e sibilare di proiettili, proseguiva, avvicinandosi alla meta e, rincuorati, pensarono di potercela fare.

D’improvviso una scia di fuoco lacerò il cielo, abbattendosi sul mezzo su cui si trovavano e un rumore assordante precedette una nuvola di fumo e polvere. Un attimo dopo non c’era più nulla o almeno così sembrava. Non si riusciva a vedere ma si avvertiva un pianto più dimesso che vigoroso, come il gemito di un bimbo che invochi aiuto. Lo trovarono, sporco ma sano, rischiarato da un alone di luce. Tutti gridarono al miracolo e d’un tratto i combattimenti cessarono.

I soldati, da una parte e dall’altra, deposero le armi e si recarono a far visita al bambino, adagiato su di una stuoia e accudito da passanti, che avevano improvvisato un fuoco per alleviare il freddo e dargli un po’ di calore. Nessuno se la sentiva di tornare a combattere e continuare a uccidere e distruggere, pensando a quel bimbo innocente, solo nella morsa del gelo e senza chi potesse accudirlo. Figlio di tutti e di nessuno, emblema di una violenza senza senso che aveva già provocato un’infinità di morti, di ogni età e colore e, ancor di più ne avrebbe provocati.

La guerra continuò e il bimbo crebbe ma non abbastanza per vedere la pace.

Di questi tempi bui e cuori aridi, non lasciarci soli Signore e rinnova nella nascita di Gesù la speranza di un mondo migliore.

Adalberto Notarpietro

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