In molti ci chiedono perché non abbiamo molto a che fare con Matteo Renzi e la sua neonata Italia Viva. I motivi sono numerosi.
La prima connotazione di una certa qual nostra distanza dall’ex Presidente del consiglio è legata al non credere in una visione cosiddetta “ leaderistica”. Riteniamo che questo Paese non abbia bisogno dell’uomo solo al comando, ma di un coinvolgimento il più corale possibile. Anche le forze politiche devono preoccuparsi più dei contenuti programmatici, della coerenza, della onestà pubblica e della ricerca della convergenza sulle cose concrete che a tutti stanno a cuore.
Abbiamo le idee chiare su quale sia la nostra relazione con forze vecchie e nuove che compongono il panorama politico. Sappiamo come nessuna di loro ci rappresenti. Siamo al tempo stesso consapevoli del fatto che la politica, la guida delle istituzioni, l’attenzione alla società di cui tutti siamo partecipi hanno bisogno di mediazioni e di una cura preminente dei problemi della gente che non possono essere sostituiti da un modo di fare che accentua e incancrenisce le divisioni.
Ora, Matteo Renzi, anche per il carattere esuberante che lo contraddistingue, non ci appare proprio il campione dell’inclusività. Molte le sue responsabilità nel partecipare alla divisione degli italiani. Un atteggiamento cui sono direttamente legate le ultime spaccature del suo stesso partito, da cui è fuoriuscito non appena è riuscito a costringerlo a dare vita al governo con i seguaci di Beppe Grillo.
Un problema di metodo, dunque, perché la dialettica politica deve abbassare i toni, non deve solo inseguire la presenza sulle prime pagine dei giornali e il quotidiano mutamento dei dati forniti dai continui sondaggi elettorali.
Vi sono delle valutazioni politiche che riguardano l’oggi. Dalla Leopolda non è uscito molto. In gran parte, solo propaganda e il rilievo televisivo necessario a battezzare Italia Viva. Che poi questa nuova formazione politica sia fatto di popolo è ancora tutto da vedere. A noi appare più un soggetto che si muove nell’esclusiva dinamica verticistico parlamentare. Nel senso che oggi vive grazie alle “ genialità” tattiche del suo capo e del raggrupparsi attorno a lui di un manipolo di parlamentari.
Dalla Leopolda non è uscita alcuna visione globale e una prospettiva innovativa da offrire a tutti gli italiani. Figuriamoci a chi vuole trasformare l’Italia radicalmente.
Il presente, anche nel caso della valutazione su Matteo Renzi, s’innesta inevitabilmente sul passato. Siamo tra quelli che hanno votato “ no” al referendum costituzionale da lui voluto. E meno male che siamo riusciti a sconfiggere quel piano. Orchestrato male, spiegato peggio. Se fosse andato in porto, in lettura congiunta con la pessima legge elettorale intestata al ” renziano” Ettore Rosato, probabilmente oggi avremmo consegnato tutto, per chissà quanto tempo, in mano a Salvini. Forse è lo stesso Renzi oggi a rendersene conto, ma non ci da la soddisfazione di sentirglielo dire.
Tralasciamo possibili valutazioni sui metodi personali di Renzi, che pure ha avuto il merito di porre alcune questioni importanti per l’Italia di oggi. Su questo sicuramente più erudito di noi è Enrico Letta. Non solo lui, però, visto che altri compagni di partito e di governo sono stati messi ai margini senza tanti complimenti non appena si è rivelata appena appena difficile la coabitazione con lui. Cioè quasi subito un attimo dopo l’espressione di un cenno di dissenso.
Questi aspetti divisivi della sua partecipazione alla vita del Pd e la tendenza a gestire tutto termini personali, tutt’al più coinvolgendo il solo suo cosiddetto Giglio magico, hanno riempito per lungo tempo le pagine dei giornali. Ma si sa, la Toscana è terra di polemiche, dal carattere forte e fornitrice di personaggi volitivi, forse eccessivamente, e quindi sbrigativi. Non sembra proprio sia cambiato molto.
Del periodo della gestione governativa di Renzi è importante ricordare alcuni passaggi importanti. Intanto, un certo mutamento dei rapporti internazionali, senza per questo essere in grado di modificare le relazioni in Europa. Spicca la sua idea di portare di colpo il Pd nel Partito socialista europeo, rompendo un delicato equilibrio di un’organizzazione che conteneva anche eletti ed elettori legati alla tradizione popolare o cristiano democratica.
Questo ultimo mondo ha avuto molto da recriminare per la sua assoluta mancanza di attenzione nei confronti di questioni sensibili eticamente che non riguardano solo la cosiddetta legge Cirinnà. Perché concernono anche il rispetto delle dignità umana collegata alle questioni economiche e sociali.
Il riferimento va al gran numero di provvedimenti prodotti a favore delle banche, invece che dei loro correntisti. O a quelli che hanno ulteriormente martoriato i consumatori o i più negletti, come nel caso delle leggi che hanno colpito i falliti, i ritardatari del pagamento del mutuo e via di seguito. Grazie a lui, adesso, portano via loro la casa in un batter d’occhio.
Il Governo Renzi è stato tutto un sostanziale favorire il più forte. Così, gli 80 euro sono serviti a poco, anche in termini elettorali per lui e per il Pd. C’è da aggiungere l’ostinata disattenzione, se non ostilità, nei confronti delle forze sociali o di rappresentanza delle entità intermedie. Anche grazie al suo governo ha sofferto il sistema delle autonomie amministrative.
Non è un caso se con lui ha continuato ad aumentare l’astensionismo a sinistra e quello tra i cattolici. Su tutto ciò a non giunge alcuna riflessione da parte di Renzi.
Adesso, prova ad accreditare la tesi che lui e Italia Viva si pongano al centro. Addirittura, c’è chi prefigura il fatto che possa provare ad agguantare pezzi di Forza Italia. E’ tutto da vedere anche se, lo sappiamo, qua e là qualche anima candida si fa tentare dall’idea di confluire in Italia Viva. Un modo per mettersi al vento in un clima politico aperto a tante soluzioni possibili.
In molti si adagiano sul fatto che Renzi provi a stare un po’ da tutte le parti:uomo del centro, ma che sta anche a sinistra ma, intanto, ammicca per far intuire che può sviluppare un’opzione di centro del centro destra e veste i panni del moderato.
Quanto questi salti mortali riusciranno nessuno è in grado di leggerlo nella palla di vetro che ognuno di noi ha dinanzi, senza peraltro riuscire a penetrare la patina fumosa provocata dalla vaporizzazione che caratterizza il quadro politico complessivo.
Di sicuro l’Italia ha bisogno di ben altro.
Giancarlo Infante