Mai una campagna istituzionale ha suscitato così tanto stupore – in senso critico – per cui è stato detto anche che è stata un sicuro successo, almeno per gli addetti ai lavori (informazione e comunicazione pubblica) e comunque all’interno delle nostre mura, senza interessare affatto la stampa estera o quella del settore turistico.

L’utilizzo della lingua inglese, frammisto con l’italiano, cosa che certamente il “fratello” iper-nazionalista Rampelli non avrà assolutamente digerito, doveva significare una sorta di colpo di scena, tra l’altro pagato molto profumatamente dalla Presidenza del Consiglio, alias da noi contribuenti: nove milioni di euro! – Affidati a chi, come e perché saremo ben lieti di sapere.

Ma il clamore che detta operazione di marketing ha suscitato non deriva minimamente dalla qualità del messaggio promozionale che contiene, bensì dal modo, si direbbe la manifattura artigianalmente parlando. In buona sostanza è del tutto ignoto il motivo per cui un’astrusa, improbabile idea genialoide avrebbe portato a scegliere un’ignota, sia pur bella, località della Slovenia atta a girare lo spot multimediale del secolo … Ed è, quindi, proprio questa la vera, ridicola – e perché no? – scandalosa meraviglia che ci offre spavaldamente, direi in modo “briatoresco”, essendo ritornata inavvertitamente se non miracolosamente al governo del Paese dopo aver fatto alcuni giri tra i partiti del centrodestra, ora accasata come “sorella d’Italia”.

Soltanto alcune osservazioni particolari non possono sfuggirci:

a)l’operazione commissionata ad una fantomatica società “specializzata” (magari sarebbe stato preferibile con una generica!) è costata molto di più rispetto a quella che si doveva correttamente svolgere nel territorio nazionale – Corte dei conti è invocata a controllare;

b) la motivazione ispiratrice è fasulla o inesistente dato che il Bel Paese, così definito opportunamente, dispone di un patrimonio che il mondo ci invidia (oltre il 60% di quello culturale ed artistico come UNESCO);

c) quel titolo ibrido che è stato affibbiato con effetti irrisori risulta, anch’esso, irriguardoso della nostra identità e dell’importanza della lingua italiana, decisamente amata a livello cosmico, spesso preferita nel campo della moda e nondimeno  del turismo.

Dunque, possiamo dare un “ottimo voto”: 0 per un’iniziativa costosissima, dubbia sotto il profilo della trasparenza amministrativa e del rispetto della normativa vigente in materia di affidamento diretto, squallida e inconcepibile in una nazione seria, governata per la prima volta dalla Destra; quanto sopra avrebbe comportato con ogni probabilità le dimissioni da parte del ministro responsabile, moralmente commendevole ed evidentemente il sostanziale fallimento di una società così inadeguata.

Che dire, infine? Se in medio stat virtus, il ministro Santanché se sia convinta di esser davvero indispensabile per il bene comune … non aspiri a volare troppo in alto, emulando le gesta di Icaro, ma tenendo i piedi per terra le basterebbe essere un po’ di equilibrio e di buon senso, nonché ispirazione dalla bellezza italica, per promuovere virtuosamente il turismo “incoming” a livello internazionale.

Michele Marino

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