Così, veniamo informati che Palamara ha deciso di candidarsi alle prossime suppletive di un seggio di Roma lasciato scoperto. Sarebbe il sigillo sul “… così fan tutte…” tradotto nella pratica con tanta sfacciataggine e spregiudicatezza. Un grande messaggio ricattatorio? E’ evidente che l’ex magistrato vorrà utilizzare la campagna elettorale per proseguire nell’opera del togliersi dei sassolini dalle scarpe, in alcuni casi veri e propri macigni, per vendicarsi di chi si deve vendicare per essere lasciato solo con il cerino in mano a rappresentare il peggio della Magistratura italiana. Lo sta facendo da un pezzo e la campagna elettorale gli offrirà ulteriori occasioni.
A ben vedere il comportamento di molti, inclusi i rappresentanti di una certa stampa, il problema non è più quello dello stabilire la verità delle cose, cosa che potrebbe aiutare nell’impegnativa impresa di riformare la Giustizia, ma quello di continuare con la lotta per bande. Antica pratica nostrana che tante vittime ha fatto nel corso dei decenni e dei secoli.
Lo spettacolo è desolante. Ce lo diciamo al bar, sotto gli ombrelloni o via chat. Siamo un po’ tutti partecipi di questa giostra e portiamo un sostanzioso contributo al ragionare seguendo degli schemi che non hanno più nulla di sensato. Siamo di destra? E allora va bene tutto quello che fanno i destri. Siamo di sinistra? E allora continuiamo a credere nelle favole che che ci propinano i sinistri. Grosso è il rischio di prendersi l’accusa di essere dei qualunquisti, dei populisti e dei sognatori se restiamo a questo livello e non ci si pone il quesito di fondo: cosa posso fare, anch’io nel mio piccolo concreto, affinché l’Italia risolva un suo problema storico qual è quello della formazione delle sue classi dirigenti?
La risposta sta solo nel partecipare ad un processo di trasformazione in cui ci si deve coinvolgere sapendo che richiede tanto discernimento, tanta costanza e tanta pazienza.