“La classe dirigenziale ha il diritto di avere punti di vista diversi e di imporre la propria politica. Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre”. Così Papa Francesco è intervenuto nel corso dell’intervista concessa al Tg5 affrontando le questioni del Coronavirus e invitando tutti gli uomini politici a comprendere che in questo tempo “non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità. La lotta politica è una cosa nobile, ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose”.
Francesco si riferisce all’unità vera da trovare attorno non a posizione di potere o alla legittima ricerca di una propria specifica rappresentanza, bensì ricercando quegli elementi che richiamano all’impegno per la comunità, indipendentemente dal fatto di essere schierati da una parte o dall’altra. Il suo non è un messaggio politico, bensì un invito all’intera classe dirigente ad assumersi una responsabilità collettiva superiore che superi ogni divisione a fronte di un dramma che l’intera comunità sta soffrendo.
“In questo momento la classe dirigenziale tutta non ha il diritto dire ‘Io’. Si deve dire ‘Noi’ e cercare un’unita davanti alla crisi. Passata la crisi ognuno ritorni a dire ‘Io’, ma in questo momento, un politico, anche un dirigente, un vescovo, un sacerdote, che non ha la capacità di dire ‘noi’ non è all’altezza. Deve prevalere il ‘Noi’, il bene comune di tutti. L’unità è superiore al conflitto”.
Secondo Papa Francesco, “i conflitti sono necessari, ma in questo momento devono fare vacanze. Bisogna sottolineare l’unità, del Paese, della chiesa e della società. Chi dice che ‘in questo modo si possano perdere le elezioni’ dico che non è il momento, questo è il momento della raccolta. ‘L’uva si raccoglie in autunno’, questo è il momento di pace e non crisi, bisogna seminare il bene comune”.
Nel corso dell’intervista Papa Francesco ha parlato anche dell’aborto e dei migranti in riferimento alla politica dello “scarto” che tanto caratterizza la nostra società contemporanea.
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