Come rispondere alla grave crisi attuale che stiamo attraversando? “Ognuno di noi è chiamato ad assumersi la sua parte di responsabilità. Dobbiamo rispondere non solo come persone singole, ma anche a partire dal nostro gruppo di appartenenza, dal ruolo che abbiamo nella società, dai nostri principi e, se siamo credenti, dalla fede in Dio”, suggerisce Papa Francesco.

Parola chiave della catechesi di oggi è sussidiarietà. Ma “certi gruppi sociali non riescono a contribuirvi perché soffocati economicamente o politicamente. In alcune società, tante persone non sono libere di esprimere la propria fede e i propri valori”, denuncia il Pontefice.

Francesco spiega bene cosa intende: “Da un lato, e soprattutto in tempi di cambiamento, quando i singoli individui, le famiglie, le piccole associazioni o le comunità locali non sono in grado di raggiungere gli obiettivi primari, allora è giusto che intervengano i livelli più alti del corpo sociale, come lo Stato, per fornire le risorse necessarie ad andare avanti. Ad esempio, a causa del lockdown per il coronavirus, molte persone, famiglie e attività economiche si sono trovate e ancora si trovano in grave difficoltà, perciò le istituzioni pubbliche cercano di aiutare con appropriati interventi”.

“Dall’altro lato, però, i vertici della società devono rispettare e promuovere i livelli intermedi o minori – continua ancora il Papa -Infatti, il contributo degli individui, delle famiglie, delle associazioni, delle imprese, di tutti i corpi intermedi e anche delle Chiese è decisivo. Questi, con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizzano e rafforzano il corpo sociale”.

“Le voci dei popoli indigeni, le loro culture e visioni del mondo non vengono prese in considerazione”, dice chiaramente il Papa.
“Lasciar parlare tutti, cosi funziona il principio della sussidiarietà”, dice a braccio Francesco.

“Oggi, questa mancanza di rispetto del principio di sussidiarietà si è diffusa come un virus – condanna Francesco – Si ascoltano di più le grandi compagnie finanziarie anziché la gente o coloro che muovono l’economia reale. Si ascoltano di più le compagnie multinazionali che i movimenti sociali. Si ascoltano più i potenti che i deboli e questo non è il cammino che ci ha insegnato Gesù”.

“Il vero cambiamento lo fanno tutti. Tutti insieme. Tutti in comunità. Se non lo fanno tutti il risultato sarà negativo. Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. Questo cammino di solidarietà ha bisogno della sussidiarietà. Non c’è vera solidarietà senza partecipazione sociale, senza il contributo dei corpi intermedi: delle famiglie, delle associazioni, delle cooperative, delle piccole imprese, delle espressioni della società civile”, commenta il Papa.

Francesco dice a braccio: “Quanto è bello per esempio vedere il lavoro dei volontari nella crisi, i volontari benestanti, i volontari poveri, tutti insieme per uscire, questo è il principio di sussidiarietà. Impariamo a sognare in grande, non abbiamo paura”.

Il Papa conclude: “Non proviamo a ricostruire il passato, ci aspettano cose nuove…Costruiamo un futuro dove la dimensione locale e quella globale si arricchiscano mutualmente”.

“Tra poco benedirò una campana che si chiama “La Voce dei non Nati”, commissionata dalla Fondazione “Sì alla Vita”. Essa accompagnerà gli eventi volti a ricordare il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale. La sua voce risvegli le coscienze dei legislatori e di tutti gli uomini di buona volontà in Polonia e nel mondo”, commenta poi il Papa nel saluto in lingua polacca.

Veronica Giacometti

 

Ripreso da un articolo pubblicato su Acistampa ( CLICCA QUI )

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